Un prete che si sposa, rimane comunque un prete

di Andrea Filloramo

Email ricevuta il 4 marzo da un amico conosciuto da quando egli era bambino. “… Mi pare di aver letto in uno dei tuoi articoli che il sacerdote è sacerdote per sempre e che quando un prete si sposa, rimane comunque un prete e non smette di esserlo. Questa domanda l’ho posta al mio parroco che certamente non mostra simpatia nei tuoi riguardi, che mi ha detto in modo provocatorio non tanto per me ma per te: “rivolgiti al tuo amico che …”.

Rispondo a te e a quanti si pongono questa domanda; do, in modo indiretto, una risposta anche al tuo Reverendo Sig. Parroco: l’ho conosciuto e lo conosco. Da quando è stato ordinato, con molta probabilità, non ha più letto un testo di “sacramentaria” e ha dimenticato tutto ciò che riguarda la sua fede. Il fatto, poi, che non gli sia simpatico, non mi sconvolge, più di tanto. Certo che, quando ho cominciato a scrivere su IMGpress, non pensavo di fare anche il consulente teologico, dato che a Messina ci sono tanti teologi, che ovviamente sanno rispondere meglio di me ad ogni quesito che riguarda la teologia cattolica. La domanda che tu poni fariferimento non solo all’Ordine Sacro per cui un prete, un diacono e un vescovo diventano tali, ma anche al Battesimo e alla Cresima, sacramenti che imprimono un “carattere”, un “sigillo” che non si cancella mai.Il termine originale greco di "sigillo" era "sfraghis". Nel mondo agricolo antico "sfraghis" era il segno che il padrone faceva sugli animali, per cui quel segno indicava che quegli animali appartenevano ad un proprietario, erano proprietà di un padrone. Dunque lo "sfraghis", nei sacramenti sopra menzionati, è il segno di appartenenza a Dio: non si è più nell’anonimato né in preda del primo che arriva; ma si entra a far parte di Qualcuno, che ci accoglie e ci fa suoi. Nel mondo militare antico "sfraghis" era, inoltre, il segno di riconoscimento (divisa, bandiera, stelletta…) intorno al quale si riconoscevano i soldati come appartenenti ad uno stesso esercito. Era il segno di riconoscimento in base a cui i soldati si sentivano uniti nella lotta comune per difendere valori comuni per il bene comune. Dunque era un segno di riconoscimento che comportava unità e solidarietà. Volendo riferirci, quindi, al prete, egli, secondo sempre la teologia cattolica, ricevendo validamente l’Ordine Sacro diventa “sacerdos in aeternum”, cioè prete per sempre… In lui, perciò, Dioagisce in un modo definitivo, donando alla sua esistenza una relazione particolare con Cristo e con la Chiesa, che non è più disponibile alla libertà dell’uomo”. Se per un ripensamento vissuto sempre con sincera coscienza e sofferenza, un prete, vuole sospendere, non il sacramento che come abbiamo detto non può, ma gli obblighi che discendono dal suo “status” (e nel mondo sono più di 100.000 i preti che hanno fatto questa scelta), la Chiesa, lo permette e, quindi, «dispensa dal celibato», obbligo per preti della Chiesa latina. Pertanto, il sacerdote che l’ottiene, ridotto allo stato laicale, può legittimamente sposarsi con rito religioso, aggiungendo al sacramento dell’Ordine Sacro quello del Matrimonio. Ma la dispensa vale anche per gli altri obblighi, previsti dal diritto canonico, quali la recita giornaliera del breviario. Il prete, cioè, non ha più gli obblighi giuridici che derivano dal suo stato clericale. Restano sempre tutti i doveri di ogni battezzato: in sintesi, seguire il Vangelo di Gesù nella comunione ecclesiale. Dato, quindi, il fatto che egli rimane ontologicamente prete, il diritto canonico prevede che, in casi di necessità, egli può assolvere da tutti i peccati coloro che si trovano in pericolo di morte (canone 976). La sopravvivenza della valida sacra ordinazione rispetto a qualunque contingenza umana è esemplificata dal can. 293 che prevede la riammissione allo stato clericale per mezzo del rescritto della Sede Apostolica – quindi senza dover ripetere la sacra ordinazione per il carattere indelebile che imprime questo sacramento. Credo di averti risposto in modo esauriente, anche per accontentare il tuo parroco che saluto caramente.