Certo che hai mandato in tilt la Curia

di ANDREA FILLORAMO

Stralcio di email ricevuta il 2/03/2016 da I.S: “…Certo che hai mandato in tilt la Curia……”

Per carità, non è mia intenzione né ho la capacità di mandare in tilt nessuno, in modo particolare la Curia Messinese; anche là – ne sono certo – ci sono preti che la pensano come me e ritengono, quindi, che la nomina di un nuovo vescovo possa essere l’occasione buona per cambiamenti fino ad alcuni mesi fa impensabili per il ricambio della leadership e che dire la verità su ciò che è avvenuto in diocesi, anche quella più “dura”, faccia sempre bene. Sono certo, oltretutto, che la voce critica dei sacerdoti, che io ho fatta sentire con i miei scritti, finirà per saldarsi con quella dei fedeli spesso sconcertati, che assistono inermi a determinati fatti che si accompagnano alle lagnanze di chi sostiene che “i panni sporchi occorre lavarli in famiglia”. “Che ipocrisia! Chi pensa così, i panni sporchi non li lava proprio, e gira con gli indumenti che mandano cattivo odore. Ogni tanto il bucato serve, e il bucato ha bisogno della luce del sole”. Sono certo che molti preti dentro e fuori della Curia amano la Chiesa, l’amano con passione, con lucidità. E proprio perché l’amano non la vogliono vedere sporcata da nessuno, ma bella, pulita, una Chiesa evangelica. Quindi, ben venga la chiarezza, la verità, la conoscenza anche dei fatti negativi. Si è detto di attacchi, di manovre ispirate da chissà chi. Ma quali manovre? Le cose brutte, i preti, come tutti, le fanno da soli e, quindi, devono essere loro all’interno a fare pulizia e, se non riescono a farla occorre aiutarli, in tutte le maniere, anche con le provocazioni alle quali non possono arrendersi, né possono assumereuna sorta di distanza di sicurezza da ogni cosa e vivere tiepidamente tutto… Forse lo fanno per difendersi, ma al di là delle motivazioni è però certo che questo modo di vivere li rende solo cinici non certo felici. Così il malessere che li colpisce, le accuse e le tensioni, le prime pagine che straboccano di titoli, erompono con forza e fannostorcere il naso, imprimendo al viso una smorfia di disgusto o di dissenso: è questo un sentimento che comincia a essere pienamente avvertito. Forse aveva ragione Voltaire quando scriveva:“ Gli uomini usano il pensiero per giustificare le proprie ingiustizie, e le parole solo per nascondere i loro pensieri”.