IL TURISMO PUò DIVENTARE UNA STRAORDINARIA OCCASIONE DI EVANGELIZZAZIONE

Sarà un caso ma quando ricevo La Roccia, il nuovo bimestrale di attualità religiosa e culturale diretto da Marco Invernizzi, mi viene voglia di scrivere e di combattere, è capitato anche l’anno scorso a settembre. Tra i tanti interventi presenti nel numero di gennaio-febbraio, uno viene a sostegno del tema che ho affrontato in questi giorni, la bellezza e la ricchezza del patrimonio artistico presente nel nostro Paese. Si tratta dell’interessante intervento di Silvia de Ascanis, “Ricorda, non siamo altro che viaggiatori qui”, la collaboratrice de La Roccia intende ricordare che il nostro patrimonio artistico e culturale oltre a essere una fonte notevole di ricchezza economica per l’Italia, è soprattutto una straordinaria occasione di evangelizzazione, visto il “costante richiamo alla bellezza del cristianesimo e alla capacità, tipicamente italiana, di costruire cose belle”. La metafora della vita come viaggio dovrebbe essere sempre presente nel cristiano, ciascuno di noi è un pellegrino che percorre una via per giungere a una meta, la patria celeste. Non dobbiamo dimenticarlo, tutto quello che sta intorno a noi, che facciamo, o che incontriamo, lungo il percorso della nostra vita, è solo uno strumento per raggiungere la meta ultima. La parola turismo, deriva dal francese,“tour”, viaggio, giro sportivo. De Ascanis ricorda a questo proposito i viaggi a tappe che facevano i giovani benestanti delle classi agiate europee, soprattutto dal Seicento all’Ottocento, con lo scopo di istruirsi e formarsi sia culturalmente che dal punto di vista esistenziale. Ogni tour, implica una partenza e un ritorno a casa: si va a scoprire e conoscere, per poi portare a casa, come faceva il grande poeta tedesco Wolfgang Von Goethe, che ha attraversato tutta l’Italia. Fare turismo è una delle principali attività di tempo libero, è il tempo della libertà, amava ricordare monsignor Luigi Giussani. Una libertà, sia “da”, che “per”. Peraltro nella Gaudium et Spes, si può leggere che il tempo libero dev’essere impiegato per “distendere lo spirito, per fortificare la salute dell’anima e del corpo; mediante attività e studi di libera scelta; mediante viaggi in altri paesi (turismo), con i quali si affina lo spirito dell’uomo, e gli uomini si arricchiscono con la reciproca conoscenza”. Quindi fare turismo, non è solo disimpegno, riduce le distanze,“sia in termini geografici che in termini culturali e sociali, e quindi promuove l’unità e la fraternità”. Qualcosa di simile la faceva notare il giornalista di Report, Emilio Casalini, quando scriveva che il turismo, ha un’etica sociale, per sua natura, crea pace e scambio tra i popoli, valorizza e rispetta le persone.
Addirittura De Ascanis, vede nel turista, che esplora e vive esperienze nuove, un ideale quasi olimpico, perchè attraverso i viaggi il turista, mira allo sviluppo integrale della persona e al suo benessere,“in armonia con l’ideale di conseguire una fraternità tra paesi e culture, superando gli ostacoli che vi si oppongono”.Infine il “Turismo, promuove la comprensione e l’affermazione dell’identità, potenziando in questo modo l’appartenenza a un certo ambito culturale”. Infatti è proprio attraverso il “confronto con il diverso che emergono le proprie caratteristiche e peculiarità, e che si prende coscienza del patrimonio intangibile di valori e credenze che guidano l’agire quotidiano”. Pertanto, non si arricchisce solo il visitatore, ma anche chi accoglie, che così potrà “misurare”, la propria cultura e di conoscerne nuove. Ma soprattutto, attraverso il turismo, si può favorire l’esperienza della fede, attraverso la contemplazione della bellezza dei paesi, delle culture e della natura, perchè “dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore” (Sap 13,5). Sicuramente è un’occasione preziosa per la missione di evangelizzazione della Chiesa dove il luogo visitato troviamo tracce di cristianesimo. E le tracce di cristianesimo in Italia sono innumerevoli, se si pensa all’Italia dei mille campanili, ogni luogo piccolo o grande è impregnato, fatto di cristianesimo. Pertanto, “basterebbe, ‘far parlare’ il patrimonio di arte e cultura di cui il nostro territorio è ricolmo, per dare ad altri la possibilità di fare un’esperienza di fede. Basterebbe – conclude la De Ascanis – imparare ad accorgersi del bello che ci circonda, per essere missionari a casa nostra”. Anche perchè l’umanità d’oggi smarrita, priva di senso, sazia e disperata ha profondamente bisogno di rialzarsi e riprendere il suo cammino, e quale migliore medicina come la bellezza dell’arte e le sue meraviglie.

Domenico Bonvegna
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