Uccidilo, maledizione!

Era notte. Non è che fossi a corto di idee, è che avevo qualche problema a pensare a Pinuccio come a un incarico da eseguire. Appartenevo a quel genere di uomini che avevano già ucciso e che avrebbero ucciso ancora e poi ancora se così voleva il mio boss. Il problema non era di premere il grilletto ma di ritornare a essere umano. La situazione venutasi a creare era una fogna. Il tipo che avevo scelto come maestro di vita non era certamente un santo ma recitava la parte del duro con tale abilità che ritrovarsi nelle sue vicinanze significava restare vivi. Vivi e con le tasche piene di grana. Ma allo stesso modo, farlo incazzare significava scavarsi una fossa di tre metri sotto terra. Davanti a lui in tanti se la sono fatti addosso. I veri duri non si pisciano sotto alla vista del pericolo. Feci un sorriso compiaciuto, ma dentro non stavo sorridendo. Ero pensieroso, mi sentivo in trappola. Mi girava la testa mentre pensieri, ricordi e sensazioni vorticavano senza controllo nella mia mente. Ma non ero uno che se la faceva addosso, anche se adesso me ne stavo lì seduto in una cazzo di stanza in compagnia di altri uomini che non si pisciavano addosso. Me ne stavo seduto, tentando di tenere sotto controllo la paura e facendomi coraggio. Un breve cenno con gli occhi bastò per darmi l’input. Avevo ottenuto la risposta riguardo all’eliminazione di Pinuccio. Come nel caso degli altri individui sulla lunga lista, il suo non sarebbe stato un omicidio, ma la semplice soluzione di un problema. E nessuno aveva mai avuto da ridire sulle mie prestazioni. Come detto, non ero un pisciasotto. Ero lì dopo tutto. Non stavo reggendo il gioco? Non stavo forse facendo ciò che mi aveva ordinato? L’indifferenza degli altri presenti nella stanza rendeva tutto più confuso: ce ne stavamo zitti, ciascuno per i fatti suoi. Diedi un’occhiata alle altre persone, le osservai mentre si davano da fare con i loro pensieri del cazzo. Qualcuno stava bevendo una birra, qualche altro fumava una Marlboro. Li osservai per un lungo istante, sbalordito da quanto fosse semplice giustificare l’omicidio a sangue freddo. L’ironia del lavoro di sicario è che più sei bravo e prima sei costretto ad andare in pensione. Per quanto furbo sei, i pezzi grossi ti guardano di traverso con la scusa che li puoi fregare. La cosa che non si pensava mai era morire. Avrebbe sottratto troppe energie alla nostra già precaria esistenza. Istinto e disciplina sono state da sempre le mie compagne di vita. Adesso dovevo pensare solo a correre, soltanto a correre perché tutto ha un prezzo. Guai a fermarsi, a riprendere fiato. E la prova di tutto ciò era di fronte a me: non puoi scappare dal passato, soltanto seppellirlo per un po’. Sentii un brivido gelido percorrermi il collo e la schiena.