La Lettera enciclica di papa Francesco “Laudato sì”

di Ettore Sentimentale

Da pochi giorni è stata pubblicata la Lettera enciclica di papa Francesco “Laudato sì”, sulla cura della casa comune.
Vi invito a leggerla in questo periodo estivo (la trovate sia in libreria che sul web), mentre con questa lettera che abbraccia il periodo giugno/agosto vorrei proporvi alcune piste di riflessione sul ruolo dell’uomo nei confronti del creato: potrebbero fungere da introduzione all’Enciclica suddetta. Fra i molteplici approcci con i quali accostarsi a questo tema, scelgo quello del Salmo 8, in una versione più letterale rispetto a quella ufficiale, curata dal famoso biblista G. Ravasi.

O Jahwe, nostro Signore,
quant’è glorioso il tuo Nome
su tutta la terra!

La tua maestà vorrei cantare lassù nei cieli

balbettando come fanciullo e lattante!
Hai gettato le basi di un baluardo
a causa dei tuoi oppositori,
per ridurre al silenzio il nemico e il vendicatore.

Certo, quando guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e gli astri che tu hai fissato,

che cos’è mai l’uomo perché te ne ricordi,
l’essere umano perché te ne curi?

Eppure l’hai fatto poco meno di un dio,
l’hai coronato di gloria e di magnificenza,

l’hai reso signore sull’opera delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:

tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della steppa,

gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
sì, tutto quanto solca le vie delle acque!

O Jahwe, nostro Signore,
quant’è glorioso il tuo Nome
su tutta la terra!

Come risalta subito in evidenza il salmo si apre e si chiude con la stessa invocazione di lode a Dio, Signore di tutta la terra. Siamo invitati quindi a contemplare la maestà che si manifesta nell’armonia del creato e soprattutto nell’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio.
In questa poesia l’uomo è visto sotto due aspetti apparentemente contraddittori: da un lato sembra scomparire se paragonato alla grandiosità del creato, dall’altro è un gigante perché “poco meno di un dio”. Chiaramente il salmista si rifà alla pagina della creazione e loda contemporaneamente Dio creatore e l’uomo, capolavoro del creato.
Proviamo a leggere il salmo con calma e proveremo una pace profonda, perché tratta “dell’armonia divina tra le creature e il creato nella logica del rispetto e della cura, per metterla al servizio dei fratelli, anche delle generazioni future” (Papa Francesco all’Udienza generale del 22 aprile 2015, in occasione della “Giornata della Terra”).
Con quale atteggiamento dobbiamo accostarci alla grandiosa bellezza di Dio creatore e dell’uomo, signore del creato?
Il salmo lo afferma all’inizio, quasi fosse una premessa dovuta: “balbettando come fanciullo e lattante”.
A qualcuno questa espressione potrebbe sembrare una provocazione di infantilismo religioso; altri potrebbero indignarsi come “i sommi sacerdoti e gli scribi” davanti alle grida di esultanza dei bambini rivolte “nel tempio a Gesù”, il quale rispondendo ai soliti ipocriti, cita il nostro salmo: “Non avete letto: «Dalla bocca dei fanciulli e dei lattanti ti sei procurato la lode?»” (Mt 21, 16). A conferma di ciò, il vangelo afferma proprio che i bambini sono accomunati ai poveri e ai veri discepoli che seguono sempre il Maestro.
Cosa dicono i fanciulli, secondo il dettato del nostro salmo? Affermano che Dio ha pensato tutto l’universo (firmamento, astri, etc..) così armoniosamente da farne come un “baluardo” contro le potenze mitologiche di quel tempo. Davanti alla perfezione di questo sistema, salta subito in mente il gesto con il quale il beato Paolo VI ha affidato agli astronauti Armstrong e Aldrin (nel luglio del 1969) proprio il testo del nostro salmo perché venisse “impiantato” sulla luna…
Seguiamo ancora il salmista proprio nel punto cruciale del testo. Mentre è folgorato dalla grandezza e dalla bellezza del creato, gli sorge spontanea una domanda: “che cos’è mai l’uomo perché te ne ricordi,/ l’essere umano perché te ne curi?”.

I due verbi (“ricordare” e “curare”) non sono espressioni convenzionali o banali, ma esprimono tutta la ricchezza del messaggio biblico circa il modo di “agire” di Dio nei confronti dell’uomo. Se dovessimo riportare tutti i passi biblici nei quali appare che Dio “ricorda” sempre l’alleanza stretta con l’uomo e “si prende cura” del suo popolo attraverso continue “visite”, allora dovremmo trascrivere buona parte della Bibbia.
Le ricadute delle provocazioni salmiche sono chiare e “vincolanti”. Così come Dio si prodiga nei confronti dell’uomo, quest’ultimo deve fare nei confronti del creato. E tra le prime cose da realizzare c’è quella di evitare che “rimangano segni di distruzione e di morte che colpiscono la nostra vita e quella delle future generazioni” (Evangelii Gaudium, 215).
La denuncia del papa, addirittura, si è alzata con più veemenza e senza giri di parole è andata dritta al nocciolo della questione: “Quello che comanda oggi non è l’uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi…” (All’Udienza del 5 giugno 2013).
Sulla stessa linea si muove il pensiero del salmista allorché, celebrando il dominio dell’uomo sul creato – sulle “opere delle mani di Dio” – invita l’essere umano a farlo con grande responsabilità, proprio perché gode della piena fiducia da parte di Dio.
È come se Dio dicesse: “Ti consegno un tesoro in vasi di creta, prenditi cura di questo inestimabile patrimonio”.
Noi uomini teniamo in grande considerazione le cose e le persone che ci interessano…Mi viene spontaneo il ritornello di una canzone di Battiato: “E io avrò cura di te, perché sei un essere speciale…”.
Purtroppo assistiamo fra l’indifferenza più preoccupante a una “gestione del creato” fin troppo egoistica da parte di uomini (ma sarebbe più esatto parlare di Multinazionali) che senza scrupoli e avendo come finalità unica il profitto economico continuano a distruggere l’ecosistema e l’armonia fra le creature, di cui parla il salmo.
In questo contesto, assistiamo al sorgere di vari gruppi che promuovono diverse campagne di sensibilizzazione sul rispetto della natura. E ciò è un grande bene.
Di pari passo ogni uomo dovrebbe almeno prendere coscienza che “attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione” (Octogesima Adveniens, 21).
Auguri di ogni bene per un’estate vissuta in piena armonia con il creato.