Per amore di una donna

di ANDREA FILLORAMO

Andreas Englisch, vaticanista di spicco della Bild Zeitung e di tutti i quotidiani del Gruppo Springer, esperto di questioni religiose, guarda con molta attenzione alla svolta introdotta da Papa Francesco al vertice della Chiesa cattolica e scrive: “Francesco è il primo monarca che persegue una rivoluzione dall’alto. Non c’è stato finora mai nessun re europeo, che ha detto chiaramente di non aver alcuna voglia di essere un monarca. Papa Francesco dimostra questo spirito coi gesti: ha rinunciato al palazzo apostolico residenza dei pontefici, va a mangiare alla mensa e rinuncia allo sfarzo che contraddistingueva i suoi predecessori…..Il pontefice ha introdotto un modo di pensare la Chiesa. Non chiede più se gli uomini siano abbastanza buoni per la Chiesa, ma se la Chiesa sia abbastanza buona per le persone”. Leonardo Boff, a tal proposito aggiunge: “Bergoglio appare un Papa “francescano” che ama i poveri, che non “veste Prada”, che fa una critica dura al sistema che produce miseria nella gran parte del mondo, che apre la Chiesa non solo ai cattolici ma a tutti quelli che portano il nome di “uomini e donne”, senza giudicarli ma accogliendoli nello spirito della “rivoluzione della tenerezza” come ha chiesto ai vescovi dell’America Latina riuniti l’anno scorso a Rio”. Non passa giorno senza che ci giungano “ gesti di tenerezza” di questo Papa, che piace a tutti, cattolici e non. In questi giorni è apparso in diversi siti di Internet un atto concreto della sua rivoluzione, quella che è stata chiamata “l’apertura verso i preti sposati”. Ma è proprio così? Cerchiamo di far chiarezza. Papa Francesco, nella tradizionale udienza di apertura della quaresima, ha parlato a porte chiuse ai parroci. Tra le domande postegli, una è stata esposta da don Giovanni Cereti, teologo in diversi Atenei pontifici, nonché autore, lo scorso anno, del volume “Divorzio, nuove nozze e penitenza nella Chiesa primitiva”, in cui ha affermato che nel primo millennio gli adulteri erano riammessi nella comunità dopo un periodo di penitenza e che potevano accedere alla comunione pur restando nel nuovo matrimonio. Cereti ha domandato al Papa se in futuro ci sarà la possibilità per i sacerdoti sposati di essere riammessi a celebrare la Messa. Il papa così ha risposto: “È un problema di non semplice soluzione, che tuttavia la Chiesa e io stesso abbiamo a cuore. La questione è anche all’attenzione della Congregazione per il Clero, che ha concesso questa pratica solo in rarissimi casi di ex preti molti anziani che avevano chiesto di celebrare l’Eucarestia, in forma privata, prima di morire. Il problema in sé non so se possa essere risolto”.Giovanni Cereti ha commentato la risposta del Papa nel modo seguente:” Il Papa ha accolto la mia proposta favorevolmente, con molta benevolenza. Ha detto che questo problema lo conosce bene e lo ha ben presente. Tema impensabile da affrontare in una sede simile soltanto poco tempo fa, e che, agli occhi dei presenti, ha visto un Bergoglio attento e consapevole: finora la Chiesa non ha trovato una strada per sanare questa ‘piaga’, ha spiegato il Papa, e a voler essere sincero, ha aggiunto, non si sa se la troverà”. “Nella Chiesa antica esisteva l’indulgenza, veniva data per togliere la penitenza dopo l’assoluzione. Oggi, se ci fosse questa indulgenza nei confronti dei molti preti sposati che desiderano rientrare, questi potrebbero essere riammessi al ministero valutando caso per caso”. “Si tratterebbe di una soluzione che sanerebbe la ferita della dolorosa mancanza di tanti confratelli che hanno scelto la vita matrimoniale pur non volendo in realtà, abbandonare il sacerdozio”. Si dovrà vedere ora quale sarà la strada che seguirà la Chiesa, ma la sensazione è che Papa Francesco non archivierà la questione, forte anche dell’esperienza vissuta come vescovo. E non ha avuto difficoltà a raccontare che alla messa del mattino che ha celebrato il 10 febbraio a Santa Marta, con sette preti che celebravano i 50 anni di sacerdozio, erano presenti anche cinque sacerdoti sposati”. La risposta del papa, come si può osservare non è facilmente aperta a soluzioni immediate, vuoi per le “resistenze” interne alla Chiesa, vuoi anche per i problemi “strutturali” che si aprirebbero con l’apertura a un clero uxorato, anche se la Chiesa ha già concesso da tempo la dispensa papale dal celibato ai pastori protestanti che si convertono e che desiderano essere ordinati sacerdoti. Questa regola è stata recentemente applicata anche da Benedetto XVI ai numerosi prelati anglicani che desideravano unirsi, in conformità alla costituzione apostolica "Anglicanorum coetibus", alla Chiesa cattolica. Nel mondo ci sono centomila preti cattolici che hanno avuto la dispensa dagli obblighi sacerdotali, incluso il celibato, una recente indagine ci fa scoprire che almeno il 30% di loro sarebbe disponibile ad essere integrato nell’esercizio ministeriale. Credo che, se è teologicamente fondata la convinzione che l’Ordine Sacro imprime un carattere che non si cancella mai, prima o poi la Chiesa deve riaffermare e applicare questo principio sacramentale, concedendo al prete dispensato dal celibato e validamente ordinato, la possibilità, di celebrare l’Eucarestia e amministrare i sacramenti.