Poveri preti… preti poveri

di ANDREA FILLORAMO

Ha fatto clamore la denuncia di papa Bergoglio contro “lo scandalo del commercio” nel tempio. Papa Francesco ha detto: “Io penso allo scandalo che possiamo fare alla gente con il nostro atteggiamento, con le nostre abitudini non sacerdotali. Quante volte vediamo che entrando in una chiesa, ancora oggi, c’è lì la lista dei prezzi” per il battesimo, la benedizione, le intenzioni per la Messa. “E il popolo si scandalizza”. La denuncia ha fatto seguito alla richiesta d’intervento da parte dei fedeli di Villa Baggio, in provincia di Pistoia, il cui parroco, ha esposto il "tariffario" per i sacramenti. La comunità non è rimasta con le mani in mano e ha scritto una lettera al Papa, "Se il Papa chiamerà sarò felice di rispondere – ha commentato il parroco – tra l’altro a fine giugno festeggerò i miei vent’anni di sacerdozio. Mi sembra un bel regalo". E il papa non ha chiamato quel prete, ben sapendo che la procedura del “tariffario” probabilmente è diffuso in molte parrocchie e ha preferito rivolgersi a tutti i parroci. Con questa denuncia, il papa, intende correggere certe abitudini, diventate costumi nella Chiesa, ben sapendo che, in essa “l’amore del danaro é radice d’ogni sorta di mali” (1 Tim. 6:10). In essa, infatti, da sempre “ Il dio quattrino” ha preso il posto del “Dio Trino”. Tutti lo sappiamo, il denaro ha dominato e inquinato e ancora domina e inquina la vita della Chiesa, lo stesso papato, la canonizzazione dei santi, le messe per i morti, il purgatorio, le reliquie, le indulgenze, il potere di “sciogliere e legare”, l’immagine della Vergine, la recezione di tutti i sacramenti, i riti di ogni sacramentale, ogni liturgia, ed ad altre cose ancora. Tutto ciò che, per gli uomini di chiesa, è sacro o definito tale, può servire per fare arricchire alcuni. Il papa conosce perfettamente la sua chiesa come l’ha ereditata, conosce la chiesa dello IOR e anche quella che lui chiama chiesa delle “ periferie “ e dello “ scarto” e quindi dei “ poveri”, tanto da fargli esclamare: “ Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!" Diciamocelo francamente: erano anni che il linguaggio sulla povertà della Chiesa aveva perso appeal, era passato di moda, quasi relegato nelle utopie degli anni 60-70, quando – secondo alcuni -la Chiesa si sarebbe fatta condizionare da pauperismi pseudo marxisti. Quasi che il Vangelo non fosse sufficiente a giustificare l’impegno per la Chiesa di sempre a sconfiggere la tentazione di pensarsi come potenza mondana, alla ricerca di un successo mondano da raggiungere con strumenti mondani”. Il papa conosce anche come i papi hanno interpretato il primato del vescovo di Roma, che, in quanto capo universale della Chiesa, accentra su di sé tutto il potere anche economico, colloca in tutte del diocesi i vescovi che a lui piacciono i quali giurano ‘di mantenere, difendere, accrescere e favorire i diritti, gli onori, i privilegi e l’autorità del loro signore, il papa”. E questo giuramento comprende anche il dovere di contribuire ‘a procurare i mezzi di cui la Sede Apostolica secondo le condizioni dei tempi necessita, per essere in grado di prestare in modo appropriato il suo servizio alla Chiesa universale’ (Codice di diritto canonico, can. 1271). Papa Francesco conosce la “ consistenza “ dell’ “obolo di S. Pietro” e a quali “ abusi” il suo utilizzo può indurre. Sa, inoltre, che “il danaro risponde a tutto” (Eccl. 10:19) e che “i regali che uno fa gli aprono la strada e gli danno adito ai grandi” (Prov. 18:16), quindi, che senza un “ fiume” di denaro nessuno che muore “ in odore di santità” può essere canonizzato. Egli che ha una grande esperienza pastorale e che, quindi, ha l’” odore delle pecore” conosce i molti casi in cui i suoi preti, approfittando della convinzione indotta che, per alleviare le anime dei defunti dalle pene che essi soffrono nel purgatorio, si deve fare dire la messa per i morti, stabiliscono il “ prezzo” di una messa di suffragio. Da quel che si sa egli vorrebbe abolire l’esosa dichiarazione di nullità dei matrimonio e le costose dispense, previste dal Codice di diritto canonico. Si abbia il coraggio di dirlo: il papa vorrebbe che il prete possegga come sua caratteristica la povertà e non la castità derivante dal celibato. Vorrebbe che il prete non appaia molto agli occhi del popolo come un mestierante, preoccupato in modo eccessivo della sua situazione economica, alla ricerca di benefici che derivano dai funerali, matrimoni, battesimi, feste, elemosine, messe, benedizioni o da altre attività occulte ma non meno lucrose (commerci vari, terreni, case in affitto, organizzazione di pellegrinaggi, gite etc.). Fino a quando il clero agli occhi dei fedeli appare avido di denaro e incapace di realizzare un pò di giustizia e un pò di perequazione al suo interno, a ben poco approderanno le belle parole, la predicazione e le varie forme di apostolato ai quali si dedica. Negli anni ’70 qualcuno ha fatto la proposta che i sacerdoti si dedicassero ad un lavoro per trarre da esso i mezzi per vivere. Perché scandalizzarsene? Non è stato forse questo l’esempio che ci viene da S.Paolo, il quale si gloriava di non essere stato di peso a nessuno e di aver tratto dal lavoro delle sue mani i mezzi per vivere? Del resto non è quello che fanno oggi i diaconi permanenti? Certo che occorre rimandare un’eventuale proposta del genere a quando sarà superata la crisi economica, tenendo ben presente che la precedenza deve essere data ai molti giovani che sono disoccupati. E poi, come si svolge un altro lavoro senza la necessaria formazione? Vedere, però, in prospettiva la possibilità che tale proposta venga realizzata, non è una cosa sbagliata. Papa Francesco si rivolge ancora ai preti e dice: “Chi testimonia il Vangelo deve poter dire: “Non ho ricchezze, la mia ricchezza è soltanto il dono che ho ricevuto, Dio”. È questa “povertà” che “ci salva dal diventare solo organizzatori o imprenditori”. Anche le opere della Chiesa vanno vissute “con cuore di povertà… perché la Chiesa nasce da questa gratuità ricevuta e annunziata”. Una Chiesa che diventi “ricca” o che vada a perdere la “gratuità”, è una Chiesa che "invecchia" e, alla fine, muore.”