Fabio Patronelli: Nèttare, ambrosia e cibo degli dei

E’ appena uscito in libreria per le Edizioni Scappi’s "Nèttare, ambrosia e cibo degli dei" di Fabio Patronelli, in edizione bilingue (inglese e italiano). E’ un libro coinvolgente e originale, che presenta gli aspetti sociali, spirituali, culturali e artistici dell’alimentazione in forma di aforismi e brevi racconti. Pagina dopo pagina, la storia della gastronomia e dei suoi protagonisti di ieri e di oggi – spesso conosciuti personalmente, questi ultimi, dall’autore – diventa allegoria di una storia più grande, che riguarda tutta l’umanità.

Alla ricerca del gusto sublime. Introduzione di Roberto Malini

In che modo si diventa arbitri del gusto? Attraverso quali studi ed esperienze si possono raffinare i sensi finché essi siano in grado di percepire non solo le profondità degli aromi e dei sapori, ma le loro più sottili sfumature, le relazioni e le concatenazioni che li accostano, le armonie e i temperamenti creati dalle loro combinazioni? Riconoscere l’eccellenza è un dono, come ogni altra forma di sensibilità. Sono doni l’orecchio musicale, la sensibilità artistica e quella morale. Sono doni l’intuizione e quell’anelito a rinnovarsi che i britannici chiamano novelty seeking, ricerca della novità. Il privilegio naturale, però, non basta, perché la virtù del gusto sublime richiede successivamente anni di educazione e sperimentazione, di ricerca e laboratorio. Fabio Patronelli, artista egourmet, ci accompagna in questa silloge di ricordi e aforismi attraverso le sue esperienze alla scoperta delle qualità eccellenti dei cibi, a contatto con personaggi straordinari della gastronomia e della cucina. L’autore ci invita inoltre a riflettere sugli effetti che il cibo esercita – non solo attraverso i suoi aromi e sapori, ma anche tramite i colori e i valori simbolici – sui processi della psiche e dell’anima. Si sofferma inoltre su episodi in cui il cibo diventa simbolo della nostra cultura e della nostra civiltà.

"Il mondo non è una dispensa al servizio degli esseri umani," scrive l’autore, "ma piuttosto una scuola. Forme, colori, profumi e sapori sono l’abc della nostra esperienza sensoriale, un percorso che è parallelo a quello culturale. Insieme, questi due esercizi esistenziali possono accompagnarci verso l’equilibrio interiore, che è l’anticamera della saggezza. Se rispondiamo con intelligenza e sensibilità ai segnali che i nostri sensi ci inviano e non ci facciamo travolgere dai piaceri grossolani del gusto, dell’olfatto e della vista, impareremo a saziare tutto il nostro essere – e non solo l’appetito – con quella beatitudine superiore che gli antichi chiamavano nèttare o ambrosia: cibi e bevande riservati al gradimento degli immortali".

Qui di seguito, un racconto breve di Fabio Patronelli, tratto da Nèttare, ambrosia e cibo degli dei

Il cuoco di Hiroshima

Per più di dieci anni lo chef Hiroaki Koga ha cucinato il sushi a Hiroshima. La città portuale del Giappone è cresciuta intorno a un castello risalente al XVI secolo, come una rotella di makisushi. La memoria dell’esplosione della prima bomba atomica mai utilizzata in un conflitto, avvenuta nel mattino del 6 agosto 1945, è ancora presente in ogni angolo della città e non solo presso i ruderi della Camera di produzione industriale, con i resti della cupola in bronzo devastata dall’esplosione. La distruzione improvvisa di tante vite umane e la tragedia degli hibakusha, i contaminati dalle radiazioni, sono eventi che hanno dato un valore estremo al concetto di "impermanenza", così sentito in Giappone. Splendido e armonioso come un giardino in fiore, il sushi di Hiroaki Koga non era solo una prelibatezza culinaria, per gli abitanti di Hiroshima, ma vita, speranza, bellezza. Era cibo di pace.

Nota biografica

Fabio Patronelli è nato a Milano il 14 maggio 1986. Artista poliedrico, ha tenuto mostre e performance di pittura, videopittura e musica in Italia e all’estero. Ha studiato disegno, pittura e tecnica delle installazioni con Roberto Malini, arte digitale con Dario Picciau. Ha lavorato a fianco di artisti di tutto il mondo. Nel campo dell’arte digitale, ricordiamo Jon Foster (premiato per ben due volte come miglior illustratore degli Stati Uniti d’America) e Tim Bradstreet (già candidato al prestigioso Eisner Award); nel campo della pittura tradizionale, menzioniamo il grande artista congolese Réné Bokoul, rappresentante di punta della scuola Poto Poto, e l’artista italo-britannica Anna Cocumarolo. E’ autore, insieme a Roberto Malini, Steed Gamero, Santino Spinelli e Dario Picciau, dell’opera di video-arte Gelem Gelem. Ha collaborato alla realizzazione del film-documento "In viaggio con Anne Frank", co-prodotto da Mediaset, Zdef e Art’è, alla serie di tableau-vivants di culto "Grune Rose", al cortometraggio Binario 21 (premiato al Festival Internazionale del Cinema Ebraico di Pitigliano 2006 e trasmesso innumerevoli volte nelle Giornate della Memoria), al film-documento di Roberto Malini "La canzone di Rebecca". Gourmet e cultore dell’arte culinaria, consulente per importanti realtà della gastronomia internazionale, Fabio Patronelli si dedica anche alla musica come Dj, sperimentatore e suonando gli strumenti a percussione, fra i quali l’hang, con il quale ha tenuto performance di poesia e musica al Festival Internazionale TreviglioPoesia, presso il Tempio Buddhista Sambudu-Viharaja di Genova, in occasione della performance dei 100 Thousand Poets for Change presso il Consolato generale dell’Ecuador a Milano e in tante altre occasioni. La sua arte si coniuga spesso al suo impegno per i diritti umani. Attivista storico del Gruppo EveryOne, Patronelli ha partecipato a importanti collettive per la Memoria della Shoah (fra cui la mostra "Dipingere la Memoria", tenutasi a Pitigliano presso Palazzo Orsini nel 2006) e per i diritti dell’uomo e dell’ambiente. La sua serie di dipinti "Sineru" sta ottenendo ampio consenso negli ambienti dell’arte induista e buddhista, in particolare in Tibet. Il suo impegno accanto all’avvocato Pablo Fajardo e all’Associazione delle vittime del disastro Chevron-Texaco nell’Amazzonia ecuadoriana (UDAPT) si è espresso nel campo artistico con la serie "La flor de la esperanza" (Il fiore della speranza), il cui significato è ben descritto dalle parole dello stesso artista:

"La foresta è avvelenata. La gente muore. Il gigante petrolifero aggira le leggi internazionali e non risarcisce i danni alle vittime, nonostante una condanna in tribunale. L’unico fiore che sboccia sulle scorie petrolifere è la speranza che sia fatta giustizia".

I due dipinti che Patronelli ha donato all’avvocato-eroe Pablo Fajardo e al testimone della tragedia Oscar Herrera, in occasione della recente conferenza tenuta dai due attivisti a Genova, sono diventati simboli di come l’arte possa schierarsi accanto all’attivismo nonviolento per chiedere giustizia. Fabio Patronelli ha vinto il Premio Internazionale Milano per l’Arte 2014.