CROCIATE, INQUISIZIONI, CACCIA ALLE STREGHE, LA CHIESA HA SEMPRE TORTO…

Riprendiamo i nostri temi “caldi” degli avvenimenti storici attraverso i quali tanti pseudo storici e gazzettieri per troppo tempo hanno infangato la Sposa di Nostro Signore, cioè la Chiesa. Leggendo e commentando l’ottimo testo-sintesi di Hasemann, “Contro la Chiesa”, edizioni San Paolo (2009), ci siamo lasciati con il fenomeno cataro, dove uomini e donne rifiutavano tutto ciò che era mondano e materiale e viveva nella povertà e sobrietà. Questa gente era ammirata perché sembrava più coerente dei preti intemperanti e corrotti della Chiesa romana. “In alcune regioni il catarismo, nonostante la radicalità della sua dottrina (o forse proprio per questo), si trasformò in un vero e proprio movimento popolare e assunse la fisionomia di un’autentica psicosi di massa”. Peraltro, l’estremismo rituale dei catari, in particolare quello del suicidio, fu apprezzato dai nazisti, da Himmler e da Otto Rahn, che ne sottolinea i modi preferiti dei catari per darsi la morte. Infatti per Hasemann, “il catarismo era una religione della morte, del disprezzo per la vita, e fu proprio questo aspetto a renderla così attraente agli occhi degli ideologi del Terzo Reich”. Il libro del giornalista tedesco racconta la crociata della Chiesa contro i catari dal 1178 al 1208, che combatté con “le armi di una tigre sdentata”. Gli artefici furono gli ordini religiosi, i cistercensi e poi i domenicani, che ricevettero l’incarico di riportare il popolo cristiano alla fede cattolica attraverso la predicazione. Dopo l’assassinio del legato papale Pietro di Castelnau, la situazione precipita e comincia la guerra contro gli eretici. In questo contesto il testo poi affronta il tema del “Santo Gral”, che per molti secoli è il “simbolo per eccellenza del grande, eterno mistero che gli uomini cercano di penetrare”. In tanti hanno cercato di penetrare il mistero fino alle sciocchezze del romanzo di Dan Brown, Il Codice da Vinci, ma Haseman fa riferimento all’autentico Gral, quello di Valencia, dove Papa Benedetto XVI, nel 2006, sostò davanti alla rinomata reliquia del Santo Calice. Un gesto carico di significato, in totale contrasto con le banalità del Codice da Vinci. Dopo i Templari Hasemann affronta il tema Inquisizione, e qui vale più di ogni altro periodo storico, per capire l’inquisizione non possiamo misurarla con il metro del presente. Anche la Chiesa era immersa nel mondo medievale, spesso segnato da crudeltà, dall’intolleranza, dall’intrinseca insicurezza di un’epoca nata dalle migrazioni di popoli, che viveva credendo alla prossima fine del mondo. Peraltro, “il Medioevo non conosceva la ‘società pluralistica’ fondata sul consenso della base ma si considerava come un’unità, il cui fondamento spirituale era il cristianesimo, una Chiesa che legittimava il potere dei sovrani e nello stesso tempo lo controllava. Il cristianesimo diede al medioevo i suoi ideali, impedì che precipitasse nella barbarie. L’èlite monastica coltivò le scienze, preservò l’eredità degli antichi, si prese cura degli ammalati e si fece carico di quelli che oggi chiamano ‘lavori socialmente utili’” (…) In seno alla Chiesa fiorirono l’educazione, le arti, e la cultura. Le più grandi e straordinarie opere architettoniche d’Europa, le cattedrali gotiche, sono l’espressione monumentale della devozione ardente che abbracciava ogni cosa(…) La Chiesa era il fondamento incontestato della civiltà occidentale, una luce nelle tenebre”. Sostanzialmente, Hasemann conferma quello che ha ben sintetizzato in un ottimo eccellente saggio lo storico americano, Thomas E. Woods, “Come la Chiesa cattolica ha costruito la civiltà occidentale”. Pubblicato da Cantagalli(2007).“Se si chiede a uno studente, scrive Woods, che cosa sa della Chiesa cattolica, questi pronuncia immediatamente la parola corruzione, mentre dovrebbe rispondere con un’altra: civiltà. La civiltà occidentale deve alla Chiesa cattolica molto di più di quanto sappia la maggior parte dei nostri contemporanei, inclusi gli stessi cattolici. Quello che si conosce è una grottesca caricatura che non arriva a essere nemmeno una parvenza di conoscenze, il triste esito delle ‘leggende nere’”.
Nacque la Christianitas, la società unita nella fede, chi attaccare questo principio fondamentale, “era percepito come un pericoloso anarchico, un fanatico sovversivo che rifiutava la società”. La Chiesa ora che è diventata maggioranza e fondamento dell’ordine pubblico “pretendeva che anche lei partecipasse a perseguitare chi disturbava la pace sociale”, scrive Hasemann, “ma sui modi in cui adempì questo impegno forzato circolano così tante notizie errate e distorte che vale la pena di gettare uno sguardo ai fatti storici”. Sintetizzando si può scrive che a procedere contro gli eretici fu lo Stato, che spesso veniva sollecitato dal popolo, come nel 1144 a Colonia, la folla inferocita mise gli eretici al rogo contro la volontà del vescovo. L’episodio suscitò le proteste di Bernardo di Chiaravalle, che non approvava il gesto, ribadendo che la fede è frutto di convinzione e non si può farla accettare con la violenza. Occorre ricordarlo, non fu la Chiesa a pretendere che gli eretici venissero mandati al rogo, ma fu l’autorità temporale a dichiarare l’eresia un crimine passibile di pena di morte. Il diritto canonico conosceva solo una punizione, la scomunica. Anche Hasemann distingue le due inquisizioni, quella spagnola e quella romana. La prima non era una istituzione ecclesiastica ma secolare. Qui va sottolineata la figura dell’inquisitore più famoso della storia: Tomas de Torquemada, che in patria fino al XVIII secolo fu considerato un eroe e un santo, fuori di Spagna invece, un mostro diabolico. Fu l’Inghilterra e la Francia a dipingerlo come una figura cupa e assetato di sangue. In realtà secondo Hasemann, Torquemada“fu un asceta zelante fino al fanatismo, rifiutò tutte le onorificenze e i piaceri terreni ed ebbe la fama di uomo incorruttibile e coscienzioso”. Comunque sia non sono veri i numeri che hanno diffuso i nemici della Spagna sugli eretici condannati a morte, per Hasemann si tratta di 800 casi e non centinaia di migliaia. “Naturalmente – scrive Hasemann – anche la revisione di un quadro storico distorto non giustifica assolutamente l’ingiustizia compiuta. Serve solo a ristabilire le giuste proporzioni del quadro”.
In un eccellente saggio, “I segreti dell’inquisizione”, il professore a Oxford Peter Godman scrive che se ci accontentiamo di condannare il passato, condanniamo anche noi stessi a non comprenderlo. “Avvenimenti e metodi si devono giudicare solo inseriti nel quadro generale della loro epoca e in questo caso l’Inquisizione ecclesiastica ne esce molto meglio di quanto si è soliti credere, i suoi processi erano molto più equi di quelli (quasi sempre più rapidi) dell’autorità civile”. In pratica gli inquisitori erano intenti a salvare le anime dalla dannazione eterna. Certo per noi oggi, con il nostro pensiero individualista e relativista è difficile capire. Ma il Medioevo aveva una concezione teocentrica e omogenea, come oggi lo è solo quella del mondo islamico. “Prima di infervorarci tanto dovremmo ricordarci di quanto è recente e fragile la tolleranza del nostro ordinamento democratico e liberale. Dopotutto, – scrive Hasemann–appena vent’anni fa metà Europa era governata da una dittatura del pensiero molto più totalitaria del Medioevo più buio”. Pertanto chissà come le generazioni future giudicheranno la nostra epoca. Secondo Walter Brandmuller, storico del Vaticano e presidente del Pontifico comitato di scienze storiche, il nostro secolo, che ha prodotto Auschwitz e l’Arcipelago Gulag e che, in Germania, uccide ogni anno, nel ventre materno, più bambini di quante furono le condanne a morte pronunciate dall’Inquisizione nel corso dei secoli, dovrebbe guardarsi bene dall’indignarsi sull’Inquisizione medievale.

DOMENICO BONVEGNA
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