Difret, un film che racconta la storia di molte donne etiopi

di Lisa Bachis

Il film “Difret”, presente nel programma della sessantasettesima edizione del Festival del Cinema di Locarno, girato da Zerezenay Berhane Meharin, regista etiope, è un atto d’accusa verso “la discriminazione di genere” e contro la violazione dei diritti umani, di cui in Etiopia sono spesso vittime le donne. Il film sarà proiettato il 10 agosto, e ne seguirà un dibattito a cui sarà presente il regista insieme alla produttrice Meheret Mandefro. Prevista anche la presenza dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay.
Il titolo del film è molto significativo; “Difret” ha un doppio senso: “coraggioso” e “vittima di stupro”, che fa impattare subito con quello che è il modo in cui la donna viene vista in Etiopia. Una creatura coraggiosa per spirito di sopportazione e che si piega alle violenze e alle discriminazioni, in una società legata ad usi brutali e provenienti da retaggi tribali. Ma anche una persona che vuole reagire agli abusi e vuole ribellarsi alla sottomissione incondizionata
Il lungometraggio, racconta, basandosi su fatti reali, la storia di due donne. Si tratta della quarta pellicola prodotta in Etiopia ed è l’esordio per Zerezenay Berhane Meharin. Interamente girato nella lingua ufficiale etiope, l’amarico, è la storia di una ragazza quattordicenne, accusata di aver ucciso l’uomo che voleva rapirla e costringerla alle nozze forzate, e del suo avvocato, un’altra donna. Il lavoro “si interroga sulle conseguenze della rottura di tradizioni secolari” come l’abbandono di superstiziose credenze e la scelta di una progressiva modernizzazione del paese. “Difret” è stato selezionato all’interno della rassegna, “Open Doors Screenings” dedicata quest’anno alle produzioni dell’Africa subshariana con uno sguardo rivolto ai paesi lusofoni e anglofoni. Questa rassegna del Festival di Locarno, ha il sostegno della “Direzione dello Sviluppo e della Cooperazione del Dipartimento Federale degli Affari Esteri” (Dfae). Un contributo per lasciare spazio al cinema indipendente, in quei paesi dell’Est e del Sud del Mondo, dove chi fa regia e produce cinema indipendente, “è vulnerabile”. Questo film, rientra in un progetto più ampio che vuole “promuovere il raffrozamento della democrazia, della pace e dei diritti umani”. Il Progetto “Democrazia senza Frontiere” è stata lanciato da Didier Burkhalter, Presidente del Dfae e prevede di far associare importanti personalità elvetiche in primo piano in ambito nazionale ed internazionale, per avviare progetti di sviluppo, volti allo svecchiamento di sistemi obsoleti e spesso dai caratteri disumani.
L’obbiettivo più immediato della proiezione di “Difret”, è quello di sensibilizzare sul mondo femminile e sulle sfide che le donne devono “affrontare in Africa e nel resto del mondo”. Per questo, il dibattito che seguirà alla proiezione è fondamentale. Un altro degli argomenti trattati, sarà quello del dilagante fenomeno “dello stupro come arma di guerra”, in cui bambine, donne ma anche bambini e uomini, sono abusati e violentati, in zone dove gli scontri hanno assunto un alto livello di violenza. Questo tipo di violenza spesso rimane impunito e “viene impiegato come arma di offesa bellica”. L’oltraggio alla gente considerata nemica, la brutalità per sottomettere chi viene visto come “bottino di guerra”, la riduzione in schiavitù, sono sistemi ancora molto diffusi in diverse aree del mondo, e gli abusi si protraggono anche dopo la fine delle ostilità. Tutto ciò ferisce in modo profondo una comunità, i familiari e le vittime perché ne condiziona la vita e l’identità futura.