La cartina della felicità: Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono

di Ettore Sentimentale

Scrivo in un momento certamente problematico, dovuto al rischio di imminente chiusura della nostra chiesa parrocchiale a causa della criticità dei prospetti interni ed esterni. Seppur segnati da questo disagio, non è il momento né il caso di rifugiarsi nel vittimismo. Sono sicuro che ognuno farà la sua parte, con generosa dedizione. Paradossalmente penso che tale difficoltà possa offrire lo spunto per una riflessione sulla bontà di Dio e rinsaldare la nostra fiducia in Lui, che ci vuole felici.

Mi risuonano in mente le parole del salmista: “Ho sperato, ho sperato nel Signore/ ed egli su di me si è chinato/ ha dato ascolto al mio grido” (Sal 40,2).

È consolante apprendere che Dio ha inteso il grido del povero: Lui vuole la felicità di tutti. Da cosa nasce questa certezza? Il salmista – fedele testimone del messaggio profetico – ha sperimentato che importante non è recarsi al tempio per compiere “il sacrificio e l’offerta”, quanto fare la “volontà di Dio” che consiste nell’adoperarsi per la giustizia e l’amore dovuti al prossimo.

Qui troviamo la prima provocazione: per dare culto a Dio non è vitale avere un tempio ben costruito e sicuro, quanto cercare ed eseguire la Sua volontà.

Quest’ultima espressione mi fa pensare alla preghiera del Padre Nostro: “sia fatta la tua volontà sulla terra come in cielo”. Cosa significa questa richiesta? Quasi sempre evoca una serie di cose aride da fare o non fare, un codice astratto, lontano dalla vita, scambiato per “volontà di Dio”. Solo raramente vuol dire colorare la nostra vita con un pizzico di cielo… E dire che salmista aggiunge: “la tua legge è nel mio intimo”, cioè questa gioia spirituale non ha nulla di disincarnato. Ci afferra totalmente e globalmente.

Fare la Sua volontà non ha nulla da vedere con la sottomissione a un despota, perché i cristiani seguono volentieri il messaggio delle Beatitudini, ove vien detto che Dio ha piacere di renderci felici e di facilitare il nostro cammino rimanendoci accanto nel Figlio Gesù.

Qualche giorno addietro abbiamo letto un brano di Michea, ove il profeta – in nome di Dio – chiede al popolo: “In cosa ti ho stancato?” (6,3). Poi spiega chiaramente cosa Dio vuole: “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono / e ciò che richiede il Signore da te: / praticare la giustizia, / amare la bontà, / camminare umilmente con il tuo Dio” (6, 8).

Per camminare con Dio, non c’è un itinerario tracciato, né definitivo: l’avvenire non è predestinato, la strada è aperta, tempestata dalla gioia del creatore che ci attende.