Infezioni Correlate all’Assistenza: un rischio frequente della degenza ospedaliera

Le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) rappresentano la complicanza più frequente e grave dell’assistenza sanitaria. In poche parole sono infezioni che insorgono a seguito di una degenza ospedaliera, contratte quindi proprio nel luogo dove si pensa diessere maggiormente al sicuro da altre eventuali complicanze. Spesso sottovalutate queste infezioni presentano un costo sia in termini di salute che economico: ogni anno si verificano circa 450-700 mila infezioni (soprattutto infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi) facendo aumentare in media di 7 giorni la convalescenza di chi le contrae, e nell’1% dei casi si stima che esse siano la causa diretta del decesso del paziente (ISS, 2009). Una delle cause principali di infezioni correlate all’assistenza c’è il Clostridium Difficile, un batterio che provoca un elevato numero di infezioni ospedaliere l’anno, i cui sintomi sono identificabili principalmente nei pazienti ricoverati in ospedale con forte dissenteria. L’aumentata frequenza di infezioni da Clostridium Difficile può essere attribuita a diversi fattori: cambiamenti in procedure sanitarie, aumentata attenzione alla diagnosi, diverso profilo di rischio dei pazienti (ad esempio, popolazione con numero percentualmente più elevato di soggetti anziani), incremento di patologia acquisita in comunità. L’infezione da questo batterio è un problema che attualmente riguarda non solo l’ospedale, ma anche tutte le strutture in cui si pratica assistenza sanitaria come reparti riabilitativi, lungodegenti e strutture per anziani. La singola azione di igiene delle mani è stata riconosciuta come uno degli elementi centrali per proteggere il paziente dalla trasmissione crociata di microrganismi. Nonostante ciò, vi sono numerose evidenze di scarsa adesione a questa pratica anche da parte dei professionisti sanitari che raramente supera il 50%. Il 70% circa dell’insorgenza di infezione deriva invece dalle condizioni cliniche e dallo sviluppo di ceppi batterici resistenti agli antibiotici. Negli ultimi anni, la letteratura scientifica ci ha fornito utili strumenti per valutare il rischio di queste infezioni e, laddove possibile, cercare di valutarle e prevenirle con l’attuazione di misure di controllo e linee guida. Proprio uno studio americano SENIC (Study in the Efficacy of Nosocomial infection Control) condotto dal 1980 al 1990 che ha coinvolto 338 ospedali, dimostrerebbe come in assenza di monitoraggio, l’incidenza delle infezioni ospedaliere tende ad aumentare drasticamente. In Italia non esiste un sistema di sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza, anche se numerosi studi di prevalenza e di incidenza, che hanno interessato ospedali con alcuni reparti a rischio, hanno riportato una frequenza di infezioni ospedaliere paragonabile a quella rilevata nei paesi anglosassoni e in alcuni casi superiore.

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