Negozi, musei e aperture festive. Limitarli è anacronistico e antieconomico

Con le feste riappare la questione dell’apertura festiva degli esercizi commerciali. Questione che, nonostante sia stata risolta da un punto di vista normativo rimane sempre all’ordine del giorno, essendo diventata una sorta di questione ideologica che, chi non condivide la normativa in vigore, ripropone e cerca di eludere. In genere i contrari sono le istituzioni religiose della Chiesa cattolica romana e alcuni sindacati. I primi vanno ad intermittenza perchè, visti i successi dell’attuale papa Francesco in ogni contesto, forse si stanno rendendo conto che in chiesa ci si può andare non solo perchè nelle feste non ci sono altre distrazioni, ma essenzialmente per scelta. I secondi -i sindacati Cgil, Cisl e Uil, in questo caso- quest’anno hanno convocato uno sciopero per Pasqua, Pasquetta, 25 aprile e Primo Maggio. A parte il fatto che chi sciopera perde la remunerazione di quel giorno e non riesce in nessun modo a bloccare l’apertura del negozio in cui lavora, non si capisce cosa vogliano ottenere questi sindacati se non l’affermazione dei propri principi. Iniziativa -a nostro avviso- piu’ da partito ideologico che sindacato dei lavoratori: principi che suonano anacronistici e al di fuori degli interessi di tutti i cittadini, che sono nel contempo lavoratori e consumatori, e quindi da una parte ci sono maggiori occasioni di lavoro e dall’altra maggiori occasioni di consumo senza farsi violenza per tempi e orari (occasioni che in questi tempi di crisi non ci sembra siano sgradite).
Chiusure festive che poi, quando riguardano i musei, diventano ancora più dannose per l’immagine e l’economia. Come fatto notare dal sindacato Confsal-Unsa della Toscana, non si capisce la logica di chi vorrebbe tenere aperta la galleria degli Uffici la notte bianca del prossimo 30 aprile e non il 1 maggio… forse di notte è meno faticoso lavorare che non il primo maggio…. E’ evidente che si tratta solo di una posizione ideologica di alcuni sindacati, che non gradiscono di non potere esercitare il pieno controllo dei lavoratori in occasione della Festa del Lavoro… e chissà perchè poi, coloro che partecipano ai loro cortei commemorativi, poi si fermano in questo o quell’altro bar a ristorarsi… e i lavoratori dei bar o ristoranti? Soprattutto quelli di stazioni ferroviarie ed aeroporti, sono di serie B, come i lavoratori delle ferrovie, dei bus urbani, dei servizi elettrici ed idrici, etc? E’ evidente che la logica dei tempi, degli individui e dell’economia non è più quella di chi ci vuol far credere -pur con le contraddizioni rilevate prima- che dobbiamo tutti riposarci e divertirci in alcuni giorni canonici e rigidi. La logica è invece quella di una società che funziona 24 ore su 24, dove per questo c’è più lavoro e più occasioni per tutti, favorendo la decongestione degli orari di punta e una maggiore e più serena scelta per chi non deve sempre, lottando con gli orari di chiusura, correre per fare ogni tipo di acquisto.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc