
All’indomani dell’elezione di papa Francesco, nonostante le vistose differenze dottrinali e teologiche rispetto a papa Benedetto XVI, commentatori e vaticanisti hanno reiteratamente smentito la palese discontinuità tra i due pontificati. A negare con maggiore enfasi sono stati i cosiddetti conservatori. Ogni qualvolta Francesco mandava segni di apertura alla modernità, i conservatori alla Sandro Magister, alla Antonio Socci o alla Francesco Agnoli (solo per citare alcuni nomi ultraconservatori), accusavano i media laici di strumentalizzare le parole del papa. Cosa non vera, il papa si è sempre espresso chiaramente. A dissipare definitivamente il dubbio della “rottura” con il papa tedesco e i suoi predecessori è arrivata l’intervista che Francesco ha rilasciato a Civiltà Cattolica. Nell’informale chiacchierata è saltato fuori quel che già si sapeva. Francesco ha espresso apertura, solidarietà e vicinanza agli omosessuali, ai divorziati e alle donne che hanno abortito. A fine intervista, in perfetto stile laico illuminista volterriano, ha aggiunto che «Se una persona dice che ha incontrato Dio con certezza totale e non è sfiorata da un margine di incertezza, allora non va bene. Per me questa è una chiave importante. Se uno ha le risposte a tutte le domande, ecco che questa è la prova che Dio non è con lui. Vuol dire che è un falso profeta, che usa la religione per se stesso. Le grandi guide del popolo di Dio, come Mosè, hanno sempre lasciato spazio al dubbio». Gli struzzi che per ignote ragioni non vogliono ammettere il cambio di guardia e di passo della Chiesa cattolica, riusciranno ad ammettere che il papa che ha mandato in pensione l’omofobo San Paolo, “ridimensionato” due millenni di dottrina e encicliche, ripristinato la teologia della liberazione (condannata da tutti i precedenti pontefici), rottamato i valori non negoziabili ed esaltato l’importanza del dubbio, è il papa che ha “cassato” duemila anni di tradizione cattolica?
Gianni Toffali