Sconcerto e perplessità sul rimpatrio dei migranti di Riace

Nel giorno della Festa della Repubblica una delegazione di Legambiente ha fatto visita al sindaco di Riace, paese dell’accoglienza e della solidarietà a trecentosessanta gradi, esempio di integrazione e di concreta applicazione dei principi costituzionali. Una visita non casuale, dettata dall’esigenza di esprimere vicinanza e sollevare amara perplessità per l’ennesimo grave episodio ai danni dei migranti che sbarcano sulle nostre coste. È per questo che, a nome di Legambiente e nello spirito dell’ambientalismo sociale che ritiene indissolubili i principi dell’ecologia e i valori della multietnicità solidale, esprimo sconcerto per il rimpatrio avvenuto nei giorni scorsi di trenta cittadini egiziani, approdati in Calabria in cerca di un futuro ai quali è stato negato preventivamente il diritto inviolabile alla richiesta di asilo politico.

Come denunciato dal sindaco di Riace Mimmo Lucano alla stampa, nel gruppo dei trenta – che è stato ospitato per una notte nel paese dei bronzi insieme a 13 minori, rimasti poi nella Locride – tutti avrebbero espresso chiaramente alle forze dell’ordine e ai rappresentanti delle istituzioni la volontà di accedere alla richiesta di asilo politico. Un diritto sancito dalla Convenzione di Ginevra, a cui il nostro Paese ha aderito, che deve essere garantito a chiunque, indipendentemente dal luogo di provenienza, e non può essere “filtrato” discrezionalmente da nessun corpo di polizia né tantomeno da qualsivoglia autorità ministeriale. A quanto pare, è proprio quello che è avvenuto: prevenendo il responso della Commissione territoriale per lo status di rifugiato e, in seconda battuta, del giudice naturale, i trenta egiziani sono stati tradotti a Lamezia Terme e immediatamente rimpatriati, in palese violazione con le normative internazionali, con una decisione amministrativa che avrebbe dunque violato la giurisdizione precostituita per legge. Per questi motivi chiediamo al ministro dell’Interno Cancellieri e alle autorità preposte di esprimersi sull’accaduto, dando gli opportuni chiarimenti e adottando gli opportuni provvedimenti.

Anche perché l’episodio, per la sua dinamica, si presta oggettivamente ad essere letto come preoccupante segno di involuzione, indicatore di una prassi ordinaria che, da parte ministeriale, si intenderebbe adottare e consolidare. Un “modello” in negativo che cozzerebbe con lo spirito del “modello Riace”, esempio di integrazione concreta nel rispetto della persona e dell’ambiente che noi sposiamo in pieno. Un modello i cui valori vorremmo fossero il punto di partenza per rafforzare lo spirito nazionale e rifondare una Repubblica realmente solidale, nel rispetto del resto della Costituzione.

Nuccio Barillà
Segreteria nazionale Legambiente