Carceri, Clemenza e Dignità: separazione tra diritto e morale rende difficile fermare tragedia

Rispetto al passato, in Italia, così come in altre moderne società, si è andata progressivamente costruendo e affermando una morale collettiva che rifiuta l’idea della violenza e del sangue, che rifiuta la cultura della morte, e che in linea generale presta notevole attenzione ed interesse per il valore della vita umana e per la dignità di ogni persona. Lo dichiara in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignità, che aggiunge: E’ da chiedersi allora, come mai se sussiste questa convinzione collettiva, questo diffuso sentimento, questa evoluzione del pensiero dell’uomo, le carceri italiane, come un treno impazzito e inarrestabile continuino da tempo a mietere moltissime vittime: sono 11 i suicidi solamente dall’inizio di quest’anno. Come mai, – rileva – nonostante l’intervento sulla questione delle massime autorità civili e religiose, nonostante l’attuale e preziosa opera di sensibilizzazione dei media, e quindi, lo sdegno e la crescente riprovazione pubblica, nessuno sia in grado di fermare veramente questo treno. La migliore risposta, – commenta – è che nel caso di specie non stiamo vertendo di una tragedia che coinvolge anzi sconvolge solamente i principi etici e morali maggiormente diffusi nella popolazione, ma di una tragedia, quella delle carceri, che è altresì permeata e connotata da naturali ed importanti profili giuridici e di diritto. Mentre nell’antichità e specialmente nell’epoca medievale – spiega – il diritto veniva pensato a partire dai principi fondanti della morale, e tanto è vero di questa tendenza alla sintonia tra diritto ed etica, che anche Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino, sostenevano in alcune circostanze la liceità della pena di morte, oggi il diritto e la morale, viaggiano, invece, su binari completamente separati. Non c’è più la ricerca di una giustificazione e di un riscontro del diritto nella morale. Così se S. Agostino, nel De libero Arbitrio – osserva – scriveva addirittura che “non est lex quae justa non fuerit”, ovvero, una legge che non sia giusta non è legge, oggi, invece, la morale e il suo campo d’azione, sono stati ben circoscritti, e trovano ormai un loro apposito spazio solamente nelle coscienze individuali, nella cura delle anime, nella direzione spirituale. E’ proprio questa netta cesura, è proprio questa decisa separazione tra l’ambito del diritto e quello della morale, – conclude – probabilmente, la principale causa delle attuali grandi difficoltà nel cercare di arginare l’evolversi di questa tragedia.