4 MILIONI DI BAMBINI RIFUGIATI NON VANNO A SCUOLA

Sono circa 4 milioni i bambini rifugiati in tutto il mondo che non hanno la possibilità di andare a scuola (quasi 500 mila in più rispetto allo scorso anno). E l’accesso all’istruzione tra i bambini e le bambine rifugiate non è uguale.

 

Sono le bambine le più discriminate: per loro è ancora più arduo accedere all’istruzione e completare il corso di studi. Le ragazze rifugiate infatti hanno la metà delle probabilità di iscriversi ad una scuola superiore rispetto ai loro coetanei maschi. Eppure per le bambine rifugiate la mancanza di istruzione rappresenta un rischio enorme per la loro stessa sopravvivenza: lontane da scuola sono infatti molto più esposte al rischio di subire abusi, contrarre matrimoni precoci, finire nella rete degli sfruttatori. Un diritto negato che inoltre segna un gender gapnell’istruzione per le bambine rifugiate che, stando a quanto riportato da un recente studio della Banca Mondiale, determina anche un costo di 30 mila miliardi di dollari in termini di produttività e mancati guadagni.

 

Garantire istruzione e un futuro dignitoso alle bambine rifugiate e contrastare i rischi del loro mancato accesso all’istruzione sono gli obiettivi al centro della III edizione della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi, promossa dall’Agenzia Onu per i Rifugiati (UNHCR), “Mettiamocelo in testa”, che si può sostenere dal 27 gennaio al 17 febbraio 2019 con sms o chiamata da rete fissa al numero solidale 45588.

 

Secondo i dati del Rapporto dell’UNHCR Turn the Tide, solo il 61% dei bambini rifugiati frequenta la scuola primaria, rispetto al 92% dei bambini nel mondo. E con l’età, questo divario aumenta: alla scuola secondaria accede solo il 23% dei rifugiati rispetto all’84% dei bambini su scala globale; questa percentuale scende, infine, all’1% quando si parla di istruzione superiore (vs. il 37% dei ragazzi nel mondo). E per le bambine rifugiate la situazione è ancora più drammatica e allarmante: crescendo, devono affrontare una maggiore emarginazione e il divario di generein età scolare aumenta, complici le convenzioni sociali e culturali (che fanno sì che i ragazzi abbiano priorità a scuola), le strutture inadeguate (come la mancanza di servizi igienici dedicati o forniture per il ciclo mestruale), oltre al fatto che i libri, le uniformi scolastiche e il viaggio per arrivare a scuola possono avere costi proibitivi per le famiglie.

 

 “Continuare a trascurare l’istruzione delle ragazze rifugiate provocherebbe conseguenze disastrose per molte generazioni a venire. Più alto è infatti il livello di istruzione delle bambine e delle ragazze rifugiate, più elevate saranno le loro abilità in termini di leadership, capacità imprenditoriale e piena autonomia, qualità fondamentali che aiuteranno sia l’integrazione nelle comunità ospitanti e il loro sviluppo, che la ricostruzione dei paesi di provenienza – commenta Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR per il Sud Europa.  “Per questo l’UNHCR si impegna a difendere e promuovere il diritto a un’istruzione di qualità. Una bambina rifugiata non può scegliere, ma noi sì. Possiamo salvarla dagli abusi, dallo sfruttamento e dai matrimoni precoci e assicurarle il diritto di andare a scuola. Per queste ragioni – conclude Sami – chiediamo a tutti di sostenere la campagna UNHCR con un sms o una chiamata da rete fissa al 45588”.

 

Secondo i dati Unesco, se tutte le ragazze potessero completare la scuola primaria, i matrimoni precoci si ridurrebbero del 14% (se terminassero la scuola secondaria anche del 64%); pure la mortalità infantile dovuta alla diarrea, alla malaria o alla polmonite decrescerebbe drasticamente (dell’8% con un’istruzione primaria e del 30% completando quella secondaria).

 

Servono inoltre più scuole per far spazio anche alle bambine rifugiate; maggiore protezione dalle molestie o aggressioni durante i viaggi per raggiungere la scuola; una lotta costante contro il bullismo e la violenza sessuale di genere nelle classi; incentivi alle famiglie rifugiate per permettere alle figlie di continuare a studiare; più insegnanti donne, che rendano le bambine più propense a frequentare la scuola; infine, dei doposcuola che possano fornire alle ragazze un arricchimento e migliorare il loro rendimento scolastico e la fiducia in se stesse.

 

I fondi raccolti con la campagna #mettiamocelointesta andranno quindi a sostenere il progetto “Educate a child”,avviato dall’UNHCR nel 2012 in 12 paesi:Siria, Iran, Pakistan, Yemen, Etiopia, Malesia, Kenya, Uganda, Ruanda, Sud Sudan, Ciad, Sudan.Nei primi 5 anni dall’avvio del progetto, nei 12 paesi coinvolti si è riusciti a garantire un’istruzione a 1 milione e 350 mila bambini; sono state costruite e ristrutturate 263 scuole; è stato garantito sostegno economico diretto a più di 104 mila bambini provenienti da famiglie vulnerabili; sono stati reclutati e formati 31.402 insegnati (ben 12.091 solo nello scorso anno). Dal 2012, a tutti i bambini rifugiati l’UNHCR ha distribuito circa 3.075.000 tra libri di testo e altri materiali didattici e 752.776 uniformi scolastiche; infine ha fornito sostegno a 8.233 bambini con disabilità, che altrimenti non avrebbero potuto frequentare la scuola.

 

#METTIAMOCELOINTESTA