IL SUGGERIMENTO PEDAGOGICO DEL MARCHESE DI BAROLO

Può essere utile leggere e proporre alcuni pensieri e scritti di un nobile torinese scritti più di 180 anni fa? Avendo letto ormai altri libri che lo riguardano penso di si. Mi riferisco a Carlo Tancredi Falletti, marchese di Barolo. Il saggio che si occupa degli scritti spirituali e pedagogici del marchese si intitola: “Chiamati alla felicità”, pubblicati da Edizioni San Paolo (2002). Il saggio è stato curato da Suor Franceschina Milanesio, Superiora generale delle Suore di Sant’Anna, con la collaborazione di Angelo Montonati, studioso dei marchesi di Barolo.

Potrebbe apparire inutile e ozioso riproporre delle operette che per tanti anni nessuno ha mai letto. Tuttavia le suore di Sant’Anna sentono il dovere e la responsabilità di proporle (del resto sono state fondate dal marchese) perchè continuano nonostante l’età ad essere utili alla società di oggi. Dei saggi proposti nel libro mi hanno colpito maggiormente, quelli che riguardano l’educazione della Prima Infanzia nella classe indigente e i Brevissimi cenni diretti alla gioventù. Carlo Tancredi qui affronta concretamente i problemi legati all’educazione dei fanciulli e dei giovani, superando le astruse ed astratte teorie filosofiche o psicologiche degli ambienti filantropoci liberal illuministi del suo tempo. Sono degli scritti avvincenti per la loro concretezza dei particolari descritti e per l’attualità dei principi e dei suggerimenti contenuti. Carlo insieme alla consorte Giulia Colbert, entrambi ferventi credenti nella Redenzione di Nostro Signore Gesù Cristo, intendevano riportare l’uomo a quella felicità per la quale è stato creato.

Prima di passare ai suggerimenti pedagogici, è necessario fare un breve profilo biografico di Carlo Tancredi, nato a Torino nel 1782, dai genitori oltre ad ereditare una ingente ricchezza, ereditò soprattutto dalla madre una profonda fede religiosa e devozione sincera alla Chiesa cattolica. Alla corte di Napoleone conobbe Giulia Colbert, figlia del marchese di Maulevrier, che sposò a Versailles nel 1806. Non avendo avuto figli, i due coniugi gareggiarono nel farsi apostoli di carità cristiana, “adottando “ i poveri di Torino. “Vissero così una maternità e una paternità spirituali fecondissime, dando un esempio attuale di famiglia aperta alla evangelizzazione e a l dono di sé ai fratelli”.

Carlo Tancredi fu protagonista di eventi rilevanti della società torinese di allora. A 34 anni entrò a far parte dei “Decurioni” di Torino, un corpus municipale, composto di 60 membri. Per qualche anno rilevò la carica di sindaco della città. Individuando nel pauperismo e nell’analfabetismo le due piaghe principali della società del suo tempo, nel corso dei 22 anni di impegno come amministratore, si fece promotore e sostenitore di opere tendenti non soltanto al soccorso degli indigenti, ma anche all’armonia tra le diverse classi sociali. Tra le tante iniziative, istituì nel suo palazzo, per i più piccoli,“stanze di ricovero” o “sale d’asilo”, sull’esempio di quelle già realizzate in Francia. Probabilmente furono le prime scuole per l’infanzia istituite in Italia. Nei miei studi pedagogici imposti dal sistema scolastico italiano non ho mai incontrato il marchese di Barolo come pioniere degli asili infantili.

In questi sale bisognava accogliere il maggior numero possibile di bambini, maschi e femmine, non ancora in età di frequentare le scuole ordinarie, e di custodirle durante il giorno, consentendo al resto della famiglia di lavorare. Qui Tancredi, per l’assistenza si fece aiutare da donne laiche, dedicandosi all’educazione fisica e morale per i bambini. Il marchese era convinto che il fisico ha un grande influsso sul morale, specialmente nella prima infanzia. Successivamente d’accordo con la moglie nel 1834 fondò l’istituto delle Suore di Sant’Anna con lo scopo principale di dedicarsi all’educazione dei bambini. Morì prematuramente nel 1838 presso Chiari, vicino Brescia.

Tornando ai suggerimenti pedagogici e alle sale educative di Carlo Tancredi, oggi per noi sembrano delle istituzioni ordinarie, ma allora nei primi anni dell’Ottocento sono delle istituzioni straordinarie. Difficilmente la società di allora si occupava di questi piccoli “disgraziati”, provenienti da famiglie povere emarginate e da ambienti malsani. Il marchese in questo saggio pedagogico è abbastanza preciso nella descrizione e nella predisposizione di come devono essere gli ambienti per accogliere questi ragazzini, cosa fare durante la giornata, e chi deve occuparsi della loro salute fisica e mentale. Il nostro scende nei dettagli, individuando gli orari del gioco, della rilassamento, dei lavoretti manuali, della preghiera. Occorre badare anche alla pulizia sia dei locali che dei bambini.

E’ interessante analizzare il metodo educativo che intende attuare il Marchese di Barolo, chiamato simultaneo. Sono diverse le virtù da infondere nei piccoli, il timore di Dio, il rispetto dei genitori, l’obbedienza, l’amorevolezza vicendevole, l’abitudine alla sincerità. “Si deve cogliere ogni opportunità per combattere e svergognare la pigrizia…”. Non bisogna mai sminuire l’autorevolezza dei genitori e il rispetto. Incoraggiarli a dire sempre la verità, mai alla delazione. Evitare le punizioni corporali, utilizzare qualche castigo, ma anche i primi.

Sono altrettanti interessanti gli spunti educativi che riguardano la gioventù e i consigli che vengono offerti per i vari stati da conseguire durante la giovane età. In pratica il marchese anticipava i tempi per quanto riguarda il ruolo cruciale dell’orientamento scolastico nell’aiutare i giovani a discernere a prendere decisioni informate riguardo al percorso scolastico, ma anche alle scelte professionali future. Anche in questo saggio Carlo Tancredi offre ai giovani dei consigli dettagliati per quanto riguarda il lavoro e il raggiungimento del proprio stato. Interessanti le riflessioni sulle “arti liberali”, come l’architettura, l’ingegneria, la pittura, la scultura.

Per quanto riguarda gli impieghi civili, negli uffici pubblici, Tancredi sottolinea l’importanza dei doveri e non solo dei diritti sul posto di lavoro. Ci sono anche consigli per quanto riguarda il commercio e le arti meccaniche. Certo oggi, l’organizzazione del lavoro, i mestieri, le professioni, rispetto al tempo del marchese è tutto cambiato, ma i suoi consigli potrebbero essere ancora utili.

DOMENICO BONVEGNA

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