Barbara Hannigan in Piazza Duomo con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e al Teatro Romano con la musica di John Zorn

Spoleto – È attesa al Festival dei Due Mondi Barbara Hannigan, formidabile soprano e direttrice d’orchestra, star mondiale la cui voce è fra le più originali e richieste della scena lirica contemporanea, in residenza a Spoleto per quattro concerti dal 2 al 10 luglio. La direttrice artistica Monique Veaute l’ha invitata a Spoleto dandole “carta bianca” e lei ha scelto di cominciare con La Voix Humaine – sabato 2 luglio alle ore 21:30 in Piazza Duomo – tragedia lirica in un solo atto di Francis Poulenc e Jean Cocteau che la vede impegnata nella doppia veste di voce solista e direttrice d’orchestra, alla testa dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Hannigan si trasforma in Elle, donna respinta, al culmine del dolore e intrappolata in un mondo tra fantasia e realtà. «Ho sempre pensato» – commenta – «che le incursioni di Elle nell’irrealtà, nell’illusione e nel controllo, rendessero La Voix Humaine un’opera adatta ad essere cantata e diretta simultaneamente». E il live video di Clemens Malinowski, con la regia di Denis Guéguin e di Barbara Hannigan stessa, permette al pubblico di osservarla da vicino, di vederne le espressioni altrimenti nascoste dalla necessità di rivolgersi verso l’orchestra. Completa il programma Metamorphosen, studio per 23 archi solisti di Richard Strauss.
Secondo appuntamento domenica 3 luglio al Teatro Romano (ore 21:30): accompagnata dal pianista Stephen Gosling, Barbara Hannigan interpreta Jumalattaret, ciclo di canzoni composto per lei da John Zorn e ispirato al poema epico finlandese Kalevala, che mette alla prova le sue possibilità vocali tecniche ed espressive, ritenute al limite della possibilità umana, insieme ai sette notturni per voce e pianoforte Split the Lark.
Due sono i concerti con il direttore Antonio Pappano: domenica 10 luglio entrambi partecipano all’Happening musicale al Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi – insieme al clarinettista Alessandro Carbonare – mentre Hannigan è voce solista per Knoxville. Summer of 1915 di Samuel Barber, per il gran finale del Festival dedicato ai grandi compositori americani anche con la Sinfonia n. 3 di Aaron Copland.

Non finiscono qui gli appuntamenti con le grandi voci nella Piazza del Duomo, che giovedì 30 giugno (ore 21:30) ospita la cantante portoghese Mariza, erede della “regina del Fado” Amália Rodrigues che festeggia a Spoleto i suoi vent’anni di carriera, e domenica 3 luglio accoglie Dianne Reeves (ore 21:30), diva indiscussa del jazz e unanimemente ritenuta discendente della grande Sarah Vaughan. Continuano i concerti di mezzogiorno con la rassegna di American Portraits dell’Ensemble Sentieri selvaggiguidato dal suo direttore artistico Carlo Boccadoro, dall’1 al 3 luglio, alTeatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi.

Dopo il successo di Le Crocodile trompeur / Didon et Énée lo scorso weekend, Jeanne Candel e Samuel Achache presentano due nuove produzioni di Teatro Musicale: all’Auditorium della Stella dal 30 giugno al 3 luglio va in scena Demi-Véronique, un’epopea musicale a partire dalla Sinfonia n. 5 di Gustav Mahler creata collettivamente da Jeanne Candel, Caroline Darchen e Lionel Dray con la compagnia la vie brève; dal 1° al 3 luglio San Simone ospita Sans tambour di Samuel Achache, ispirato ad alcuni cicli di Lieder di Robert Schumann.

Per la sezione Danza sbarca a Spoleto la Trisha Brown Dance Company, al Teatro Romano venerdì 1° e sabato 2 luglio (ore 21:30) con Astral Converted e Working Title, di nuovo in scena per l’omaggio del Festival alla coreografa newyorkese icona della post-modern dance. Al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti dal 1° al 3 luglio la coreografa argentina Ayelen Parolin presenta WEG, dirompente e sperimentale azione coreografica, volutamente plurale e stravagante, che esplora la nozione di piacere, di melodia interiore che porta al movimento. Circo contemporaneo e danza si fondono nelle cinque performance di Yoann Bourgeois (2–3 luglio, San Nicolò, Meeting point, Chiesa di Sant’Agata), acrobata eccezionale, esperto nell’uso di trampolini per rendere percepibile il punto di apogeo, quel presente assoluto in cui la danza è in equilibrio tra controllo e caduta.

Davide Enia, tra i massimi esponenti del cosiddetto teatro di narrazione, Premio Maschere del Teatro 2019 come Miglior Interprete di Monologo per L’Abisso, riporta in scena dopo vent’anni Italia-Brasile 3 a 2 (con l’aggiunta dell’accezione “Il ritorno”) – dal 1° al 3 luglio al Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi – la nuova versione del monologo che lo vide debuttare nel 2002. Una rievocazione, al contempo epica ed intima, di quella che più che una partita fu un vero e proprio atto identitario.

 

Barbara Hannigan, foto di Marco Borggreve