WWF: LE ELEZIONI EUROPEE DECISIVE PER LA TUTELA DELLA NATURA

I cittadini europei beneficiano oggi di alcuni tra i più elevati standard ambientali al mondo. Aria, acqua, cibo, materie prime e luoghi per lo svago: sono tutti servizi che la natura ci fornisce a costo zero. Ed è da questi che l’Europa ha scelto di ripartire con il Green Deal, un pacchetto di riforme legislative e strategie finalizzato a trasformare l’economia in un’economia a basse emissioni di CO2, sostenibile, efficiente nell’impiego delle risorse, competitiva e capace di proteggere i cittadini dai rischi per la salute derivanti dall’inquinamento. Ma non solo. Come afferma il WWF l’obiettivo è consolidare un modello di sviluppo che ponga al centro delle politiche un diritto fondamentale delle persone: vivere sani in un ambiente sano.  

Attraverso il Green Deal, l’Europa ha messo in atto le normative più innovatrici, su larga scala, in materia ambientale e persegue gli impegni più ambiziosi in relazione al clima. Con le prossime elezioni europee si misurerà anche la capacità della sua classe politica di mantenere gli attuali standard ambientali sia sul piano interno che internazionale, non solo una tutela, ma come sostiene il WWF, un diritto dei cittadini e delle generazioni più giovani. Nel 2019 la nascita del Green Deal ha assegnato all’ambiente un ruolo primario all’interno della società, mettendo in moto una strategia di riorientamento dei sistemi economici, produttivi e sociali verso gli obiettivi ambientali. Nonostante i momenti difficili di questi anni (vedi il ritiro da parte della Commissione europea del Regolamento che prevedeva la riduzione dell’uso dei pesticidi o lo stallo della Nature Restoration Law), sono moltissimi i settori dove il Green Deal ha rappresentato l’avanguardia per la tutela dell’ambiente, come la Legge europea sul clima e le Strategie di efficientamento energetico e di produzione di energia da fonti rinnovabili.

Nell’ambito del suo Osservatorio sulle elezioni europee dell’8 e 9 giugno e nell’ambito della campagna Our Values, il WWF pubblica il dossier “L’Europa per il tuo ambiente”, un’analisi utile a riflettere sulle dinamiche che ci porteranno al voto di giugno e a dare valore ad una scelta che saremo chiamati a fare e che riguarda non solo il futuro della natura d’Europa, ma anche il nostro. Il dossier del WWF analizza quanta Europa c’è nell’ambiente italiano, il ruolo dell’Italia nell’attuazione delle regolamentazioni europee, come sono stati utilizzati i fondi europei e con quali criticità, il PNRR italiano fino a ripercorrere le 71 procedure di infrazione aperte a carico dell’Italia di cui 18 attinenti a violazioni in campo ambientale più 5 in tema di energia.

La Comunità Europea prima e l’Unione Europea oggi hanno svolto un ruolo fondamentale per la tutela ambientale. Principi come quello di “precauzione” o del “chi inquina paga”, ormai entrati nel lessico familiare, sono di derivazione europea e quasi tutta la produzione normativa su natura e ambiente è dovuta alla spinta di direttive e regolamenti europei e convenzioni internazionali, oltre che agli enormi disastri che hanno messo in luce come la problematica ambientale non sia confinabile a un singolo Stato, ma vada affrontata anche a livello sovranazionale.

Il non rispetto della normativa europea in materia ambientale, oltre a un danno per l’ambiente e la natura, è un danno alla salute dei cittadini e per le nostre tasche. Secondo i dati comunicati dal Dipartimento per gli Affari europei del Governo italiano al 7 febbraio 2024 risultano aperte a carico dell’Italia 71 procedure di infrazione di cui 18 attinenti a violazioni in campo ambientale più 5 in tema di energia. Come emerge dal dossier del WWF il numero delle procedure contro l’Italia sta registrando una diminuzione, ma resta comunque molto elevato: il nostro Paese continua ad essere, dopo la Spagna, lo Stato con il maggior numero di procedure aperte. E delle sei condanne collezionate dall’Italia, treriguardano l’ambiente che al 2022 hanno maturato per le casse dello Stato italiano il pagamento complessivo di 697.313.586 euro (quasi 10 volte la somma che l’Italia destina annualmente a tutti i suoi parchi nazionali).

“Si tratta di una cifra economica enorme, che non possiamo permetterci di perdere in risarcimenti per le violazioni delle regolamentazioni europee, quando cifre come queste potrebbero essere spese per il bene pubblico. È fondamentale cominciare a capire che ogni intervento di tutela del territorio sia effettivamente un investimento per il benessere e la sicurezza delle persone. A questo proposito è esemplare la pronuncia della Corte europea per i diritti dell’uomo, avvenuta appena pochi giorni fa nei confronti della Svizzera per il diritto ad una protezione effettiva da parte degli Stati contro i gravi effetti negativi del cambiamento climatico sulla vita, la salute, il benessere e la qualità della vita” afferma Dante Caserta, Responsabile affari legali e istituzionali del WWF Italia “A discapito delle violazioni, i contributi economici per la tutela dell’ambiente e della natura che dall’Europa arrivano in Italia, come negli altri Stati Membri, sono notevoli e se ben spesi sono capaci di incidere positivamente sull’economia, oltre che sugli ecosistemi.”

Nel quadro del ciclo di programmazione per il periodo 2021-2027 (budget a lungo termine valutato in 2.018 miliardi di euro) sono numerosi gli obiettivi programmatici che orientano l’allocazione dei fondi verso il contrasto al cambiamento climatico e alla perdita degli ecosistemi naturali, sia terrestri che marini. E quasi tutte le Direzioni Generali della Commissione Europea, pur avendo un approccio verticale sui propri temi, affrontano trasversalmente le questioni ambientali e climatiche. Esistono poi programmi di finanziamento specificamente dedicati alla protezione degli ecosistemi naturali e al contrasto del riscaldamento globale come il LIFE, l’Horizon Europe, l’Erasmus+, l’Europa per i cittadini, il Cosme, il RescEU – Next Generation EU. E anche molti tra i fondi a gestione indiretta, o fondi strutturali sono concepiti per promuovere lo sviluppo sostenibile al pari della crescita, dell’occupazione e della competitività.