Thomas Cook e Alitalia. Due modi e due mondi diversi

Il fallimento del tour operator Thomas Cook ci evoca alcuni problemi simili che abbiamo in Italia e che si sta cercando (da anni) di risolvere. I modi però sono molto diversi.

I britannici della Cook avevano chiesto un aiuto al governo di 250 milioni di sterline, ma il governo ha rifiutato di intervenire preferendo spendere qualcosa come 100 milioni per il rimpatrio di 600 mila turisti lasciati a terra in varie parti del mondo; motivazione: si sarebbe trattato solo di un cerotto temporaneo su una situazione ormai insostenibile di quasi due miliardi di debiti e un’assenza di prospettive.
Gli italiani di Alitalia sono anni ed anni che vanno avanti solo grazie ai soldi pubblici, ed ora c’è una nuova scadenza in cui i soldi, anche se non dovrebbero essere solo pubblici, sono sempre in modo consistente dei contribuenti. Sulla vicenda è facile informarsi, sul web in generale e coi nostri varie articoli in materia.
La differenza tra britannici e italiani è quindi notevole e sintomatica di come i problemi che il mercato pone possano essere affrontati, dai governi e dai privati.
In entrambi i casi si tratta di offerte commerciali che, nonostante siano in un settore (trasporti e turismo) che è tra i più trainanti nelle singole economie nazionali e nell’economia mondiale, non riescono a far fronte alle innovazioni che questi stessi mercati impongono per poter essere protagonisti e non vittime.
Thomas Cook si è fatta schiacciare perché il mercato è sempre più online e low cost, e loro sembra che non siano stati all’altezza e – dicono.. anche perché è di moda sostenere una cosa del genere oggi in Uk e non solo – che sia colpa anche della Brexit.
Alitalia, anch’essa, si è fatta schiacciare dal mercato, e nonostante le iniezioni consistenti di denaro pubblico non ha mai provato di essere all’altezza delle innovazioni che il mercato richiedeva per cavalcarlo. Tronfia del suo essere “compagnia di bandiera”, con tanto di demagogia in merito da parte di tutti i governi che l’hanno foraggiata, ha solo macinato spese su spese senza modificare di una virgola la sua desueta ed elefantiaca struttura basata sull’essere prona al potere politico.
Queste le fotografie delle due situazioni. Mondi diversi, approcci diversi, “soluzioni” diverse. Chi ha ragione?

Vincenzo Donvito, presidente Aduc