Siria: Save the Children, 9 bambini uccisi a Idlib nella prima settimana dell’anno

Nella prima settimana del 2020, 9 bambini sono rimasti uccisi in Siria a causa dell’intensificarsi delle violenze a Idlib. Violenze che nel 2019 hanno provocato la morte di un bambino al giorno nell’area.

 

Questa la denuncia diffusa da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, secondo cui 36 bambini hanno già perso la vita dall’inizio dell’escalation del conflitto, a dicembre, mentre circa 30.000 persone sono state costrette a fuggire, svuotando di fatto alcune delle principali città della zona.

In seguito alla precedente escalation cominciata a fine aprile 2019, a Idlib erano stati uccisi in un mese più bambini che in tutto il 2018. In particolare, dal 30 aprile al 25 luglio scorsi, prima che fosse annunciato un cessate il fuoco ad agosto, le vittime tra i minori ammontavano a 90.

“Un bambino al giorno che perde la vita a Idlib è una cifra semplicemente inaccettabile. Il numero di vittime a Idlib continua a crescere e le famiglie continuano a perdere i loro amati bambini, la cui vita viene spezzata a causa di un conflitto brutale che non risparmia nessuno. Hurras Network, il partner con cui operiamo sul territorio, sta documentando accuratamente il bilancio delle vittime e sappiamo che i numeri potrebbero essere anche più alti.”, ha dichiarato Sonia Khush, Direttrice dell’emergenza in Siria per Save the Children.

La Siria nord-occidentale, sottolinea l’Organizzazione, ospita una gran parte degli sfollati all’interno del Paese:  metà di queste  persone sono state costrette a fuggire almeno una volta e alcune hanno invece dovuto affrontare la fuga anche sette volte nel corso del conflitto. La maggior parte delle persone ora vive in campi sovraffollati e in rifugi nelle aree rurali e non ci sono più posti dove è possibile trovare riparo. Cibo, acqua e medicine scarseggiano, così come servizi essenziali come quelli scolastici e medici.

A peggiorare ulteriormente la situazione, il rigido inverno e le basse temperature che stanno esacerbando la situazione di estrema necessità dei bambini e delle loro famiglie. A Idlib centinaia di persone dormono per strada perché non hanno un posto dove andare dopo che i bombardamenti aerei e i combattimenti a terra hanno svuotato la città di Maarat Al Numan e le aree circostanti. Molti stanno cercando rifugio nelle moschee, nei magazzini vuoti e nelle fattorie.

Nelle ultime settimane, 12 campi di sfollati nel nord-ovest della Siria sono stati inondati dalle alluvioni e questo rende ancora più difficile, per le famiglie, combattere il freddo anche a causa della carenza di carburante.

“Migliaia di famiglie hanno iniziato il nuovo anno cercando disperatamente di fuggire dalle violenze senza sapere dove andare, abbandonando le proprie terre con i pochi averi che potevano trasportare e per molti non si trattava della prima volta. Save the Children chiede a tutte le parti di fermare questa guerra sui bambini: il conflitto in corso non può più continuare a violare i diritti umani e le leggi internazionali, che sono nate proprio per proteggere i bambini vulnerabili. Tutto ciò non può continuare a essere la normalità per i bambini in Siria”, ha proseguito Sonia Khush.

In Siria, Save the Children e i suoi partner sul campo sono attualmente impegnati a rispondere alle necessità delle famiglie attraverso la distribuzione di cibo, kit per l’igiene, altri beni di prima necessità e interventi per trasportare le persone fuori dalle aree di conflitto. Dal punto di vista medico, vengono gestite alcune cliniche sanitarie e un ospedale per la maternità e sono realizzate vaccinazioni e programmi di sicurezza alimentare. L’Organizzazione e i propri partner intervengono infine per sostenere una rete di scuole e realizzare attività che assicurino la protezione dei bambini.