Sicurezza, provocazione del ministro dell’Interno: un italiano su dieci è drogato o spacciatore

Non ammette eccezioni il Ministro dell’Interno Matteo Salvini: intervenuto sulla questione sicurezza nelle scuole a Cagliari, il vice-presidente del Consiglio ha detto che di recente “abbiamo recuperato cinque chili di droga, che sennò sarebbero entrati nelle aule, grazie al lavoro della polizia locale”.

 

Secondo Anief, la sortita del rappresentante del governo è l’ennesima provocazione che non tiene conto del lavoro di sorveglianza che ogni giorno svolgono migliaia di docenti ed Ata nelle scuole italiane. Il problema non è tanto quello di andare ad impedire attività illecite quali lo spaccio ed il consumo di droga da parte dei nostri studenti, compito peraltro dell’autorità giudiziaria, quanto quello di andare a verificare se la video sorveglianza possa essere strumento utile anche per impedire questa tipologia di reato; se così fosse, l’utilizzo di sistemi di videosorveglianza andrebbe esteso anche alle abitazioni e ai locali pubblici frequentati da adolescenti.

 

In verità, già il garante della privacy prima e il recente regolamento europeo sul rispetto dei dati personali dopo hanno messo dei chiari paletti su quale attività porre in essere da parte delle amministrazioni pubbliche e private. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, si dice fortemente contrario ad una politica di repressione come quella che ha intenzione di imporre nelle scuole il vice-premier Matteo Salvini.

 

“La verità è che, se si vuole veramente evitare lo spaccio e il consumo di droga, basterebbe controllare i propri figli a casa: così non ci sarebbe bisogno di farlo a scuola. La scuola deve essere considerata il luogo per eccellenza nel quale investire, per il bene e lo sviluppo delle nuove generazioni: non è possibile ricordarsi dell’esistenza del mondo dell’istruzione solo per ottenere consensi e visibilità”, conclude il sindacalista Anief-Cisal.