Se il cane abbia e il vicino non dorme, il padrone paga!

La Corte di Cassazione con l’ordinanza 29784 del 11 Novembre 2025 (1) è tornata sull’annoso problema legato all’abbaiare dei cani e del disturbo che questo può arrecare ai vicini.

Nuovamente si assiste al confronto – scontro tra chi sostiene che i cani hanno il diritto di abbaiare e chi sostiene che si ha diritto al riposo.

La tesi corretta? Quella che sta nel mezzo.

E’ ovvio che non si può impedire ad un cane di abbaiare, ma è anche vero che i padroni hanno l’obbligo giuridico, oltre che civico, di preoccuparsi di non arrecare, soprattutto nelle ore notturne, troppo disturbo ai vicini.

In che modo? Capendo le esigenze del loro animale domestico, come peraltro giusto che sia, e ponendo in essere tutte quelle condotte che garantendo il benessere dell’animale garantiscono anche il benessere dei vicini.

Il Caso

Questa lunga vicenda inizia, almeno processualmente, nel 2013 quando un’intera famiglia, proprietaria di un’abitazione vicino ad una casa colonica di loro proprietà, non riuscivano a riposare e godere della propria casa vacanze poiché presso la colonica c’erano tre o quattro cani che continuamente abbaiavano, ben oltre la soglia di normale tollerabilità.

I proprietari della casa colonica negavano che i cani che abbaiavano fossero i loro.

Per accertare la verità vennero ascoltati dei testimoni e predisposta una CTU fonometrica. Sulla base di queste prove i proprietari della colonica furono condannati in primo grado al pagamento della somma di € 30.000,00.

Gli stessi, poi, decisero di proporre appello ma anche in questo caso la loro tesi difensiva veniva respinta: la Corte d’Appello osservava che “ai fini del risarcimento del danno arrecato dagli animali a terzi, non rileva la loro proprietà, sufficiente essendone la mera detenzione e, dunque, l’obbligo di custodia che da questa discende; che la circostanza che i cani si trovassero in una gabbia posta nella loro seconda casa e che in quel luogo gli appellanti avessero tollerato che il proprio figlio tenesse dei cani non fa venir meno il rapporto materiale e di fatto instauratosi con gli animali, né l’obbligo di custodia”

Anche in questo caso i proprietari decisero di non accettare la sentenza e si rivolsero alla Corte di Cassazione che, per l’ennesima volta, condannò gli stessi precisando che “La Corte d’appello ha accertato che gli originari attori hanno subito una compromissione del proprio equilibrio psico-fisico a causa della lesione del diritto al riposo, sia notturno che diurno, e della vivibilità della propria abitazione; tanto basta, ai fini che qui interessano, non essendo necessario che dalla violazione dell’art.844 c.c. derivi, ai fini del risarcimento del danno non patrimoniale, un vero e proprio danno alla salute (v. Cass. n. 21649/2021; Cass., Sez. Un., n. 2611/2017), come invece sostenuto dai ricorrenti.”

 

La morale

Alle volte basterebbe comportarsi in maniera civile e corretta, ascoltando anche il punto di vista degli altri per evitare di finire in giudizio, e dover pagare oltre che il risarcimento del danno anche ulteriori spese di giudizio che ben potevano essere evitate prendendosi realmente cura dei cani.

 

1 – https://www.aduc.it/generale/files/file/newsletter/2025/novembre/canicondominioSentenza.pdf

 

 

 

Sara Astorino, legale, consulente Aduc