
Roma – Si è svolta al Centro Congressi Frentani a Roma, la prima giornata nazionale delle Rsu e delegati Tas. Una giornata di formazione indetta dalla Federazione Gilda Unams e dedicata a coloro che sono “vere e proprie sentinelle all’interno delle scuole, cuore pulsante dell’azione sindacale”.
Dopo i saluti del presidente della Fgu, Orazio Ruscica, che ha rivolto un ringraziamento ai candidati Rsu e delegati Tas, ha preso parola il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Vito Carlo Castellana: “Grazie a tutti per il vostro impegno, oggi il compito delle Rsu nelle scuole non è facile ma i valori che ci accomunano vanno al di là delle difficoltà. La scuola oggi è l’unico ascensore sociale veramente esistente e la scuola pubblica è l’unica realtà che permette a tutti di poter crescere. Noi, prima di tutto, abbiamo il ruolo di educatori, di creare i cittadini del domani e dobbiamo farlo capire anche alla politica. Il lavoro delle Rsu e Tas è fondamentale nella scuola in cui ci troviamo oggi, ovvero quella dell’autonomia, disgregata e non unitaria”.
Sui numeri poi annunciati dal ministro Valditara, circa lo stanziamento di risorse previste per il rinnovo del Ccnl valido per il triennio 2022-24, per cui le trattative procedono ancora a rilento, Castellana ha precisato: “I 240 milioni di euro annunciati da Valditara, sono una mancia in pratica, che divisi sui dipendenti sono 200 euro lordi, se ci va bene 100 euro medi, è una risorsa una tantum per giunta limitata e che non cambia di certo le condizioni economiche del contratto. Forse, potrei pagarci una bolletta. Un contratto deve essere migliorativo rispetto al precedente e ciò che chiediamo sono risorse adeguate, come quelle previste, ad esempio, per il Ponte sullo Stretto o per le armi”.
Con uno sguardo poi rivolto alla scuola di oggi, Castellana ha sottolineato: “La scuola si sta trasformando in un’azienda, con a capo i dirigenti scolastici, che noi siamo gli unici a non iscrivere. Oggi il nostro compito è restituire alla scuola una sua dignità, a partire dai suoi protagonisti, i docenti, sottopagati e umiliati da una politica che fino ad oggi li ha ignorati. Per una scuola di qualità, occorrono docenti di ruolo e ben pagati, mentre oggi la nostra categoria è soprattutto precaria, il prossimo anno, infatti, ci saranno 250mila precari a dimostrazione del fatto che le assunzioni annunciate dal governo non sono servite a una copertura completa”.
A conclusione del suo intervento il coordinatore nazionale ha poi commentato il decreto maturità annunciato dal Mim: “Io avrei lasciato anche l’esame della quinta elementare, perché la vita è un esame quotidiano e non possiamo pensare di costruire la futura classe di cittadini, senza educare anche alla frustrazione. Mi fa piacere anche il ritorno alla vecchia dicitura e sono d’accordo nel sottolineare l’importanza di un momento serio come quello dell’esame, primo banco di prova di maturità. L’unica cosa che mi preoccupa- ha concluso- è che anche con l’esame di maturità si è trovato un modo per risparmiare, perché riducendo i membri di commissione, ci saranno 15 milioni di euro di avanzo che, guarda caso, sono quelli previsti per coprire l’assicurazione sanitaria. Noi abbiamo solo bisogno di risorse nuove e per questo- rivolgendosi alle RSU- a voi il compito importante di vigilare in tutte le scuole perché i diritti vengano salvaguardati. La nostra presenza è baluardo e trasparenza in tutte le scuole d’Italia”.
A margine della giornata nazionale delle RSU e delegati Tas, Castellana ha spiegato all’Agenzia Dire che: ” Ci avviamo a un anno scolastico che è complicato, perché i mali della scuola sono irrisolti. Si prevedono 250mila precari, quindi di fatto nulla è risolto e si aggiungono: la mancanza di risorse, gli stipendi degli insegnanti, gli stipendi del personale ATA che non sono decorosi, non sono degni di un mondo civile. Un insegnante a inizio carriera prende circa 1.400 euro ed è chiaro che poi c’è la difficoltà a reperire personale in alcune zone d’Italia, perché di fatto è una situazione invivibile. Stiamo discutendo del contratto in questo periodo, ma anche qui le risorse stanziate sono ancora troppo basse, insufficienti. Si parla di un contratto che andrebbe ad adeguare gli stipendi di una percentuale pari al 6%, ma in un periodo in cui l’inflazione è stata, dal 2022 al 2024, del 17%, di fatto c’è una perdita netta di potere d’acquisto. Sono convinto che la scuola necessiti di maggiore attenzione da parte della politica. Non si può, solo a parole, dire che mettiamo al centro la scuola e ridiamo autorevolezza al mondo della scuola e agli insegnanti. L’autorevolezza si restituisce anche con stipendi dignitosi”.