SCUOLA e PA: Stipendi divorati dall’inflazione

Aveva piena ragione Anief a lamentare la totale inadeguatezza degli aumenti previsti dal recente rinnovo contrattuale: la conferma giunge in queste ore dall’aggiornamento dell’Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni.

 

L’Aran certifica la perdita progressiva di valore degli stipendi pubblici rispetto all’inflazione, collocando il ritardo all’8,1%: l’aggiornamento dell’Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni giunge sulla base delle risultanze provenienti dal Conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato, tenendo conto delle retribuzioni medie pro-capite di comparto, distinte in retribuzione fissa e retribuzione accessoria.

 

I dati, aggiornati al 20 aprile 2018, indicano, in particolare, che dal 2007/08 al 2015/16, negli anni del blocco del contratto, gli aumenti nel settore privato sono stati pari a 3,6 punti, come risulta dai dati divulgati dall’Aran. Nello stesso periodo, invece, i dipendenti del pubblico impiego e della scuola sono stati remunerati sempre con lo stesso stipendio, perdendo gradualmente oltre 8 punti. Salvo ritrovarsi, a seguito dell’accordo sul rinnovo del contratto definito nelle scorse settimane e ratificato dieci giorni fa, la miseria dello 0,36% di arretrati per il solo 2016. Anche gli incrementi successivi, pari all’1,09% per il 2017 e al 3,48% dal mese di marzo dell’anno in corso, in pagamento probabilmente nel prossimo mese di maggio, non compensano il maltolto.

 

“I lavoratori pubblici e della scuola sanno bene come stanno le cose – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – ed è anche per questo motivo che il nostro giovane sindacato ha ottenuto un exploit di consensi in occasione del rinnovo delle Rsu di categoria, svolto a metà aprile: Anief nel suo programma aveva ricordato, anche nel programma sindacale ufficiale, la ridicolaggine degli arretrati corrisposti attraverso l’ultimo contratto, definito non a caso vergognoso”.

 

“Soltanto di indennità di vacanza contrattuale – continua il sindacalista autonomo – il personale avrebbe dovuto ricevere il 4%. Né va meglio esaminando il gap relativo allo stipendio tabellare: tra il 2010 e il 2016, il personale della scuola ha perso ben 1.147 euro, incluso di accessorio, complessivamente 353 euro rispetto al 2012. Per tale ragione, consideriamo l’ultimo accordo illegittimo e lesivo della Costituzione. E per questi motivi, continueremo imperterriti la nostra lotta nei tribunali, per recuperare almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre 2015”.