Scompenso cardiaco, in Lombardia provoca più di 26mila ricoveri ogni anno con un tasso di riospedalizzazione del 13,7% e di mortalità del 9,2% a 30 giorni

Solo il 58% dei pazienti con malattie cardiovascolari assume le terapie raccomandate. I clinici: “Serve aumentare le conoscenze dei medici e migliorare la continuità assistenziale ospedale-territorio per aiutare le persone a trascorrere meno tempo in ospedale e più tempo con le proprie famiglie”.

La politica: “È doveroso che il servizio sanitario investa di più sulla presa in carico in termini di risorse umane, strutture, ricerca, farmaci e innovazione. Bisogna intercettare le criticità e rispondere in modo adeguato con specifiche campagne di prevenzione, investendo risorse, anche del PNRR, per ulteriori forme di innovazione in sanità come la telemedicina”.

Implementare le conoscenze dei medici affinché prescrivano di più le terapie raccomandate per il trattamento delle malattie cardiovascolari, garantire ai pazienti una continuità assistenziale e terapeutica sul territorio (molti pazienti “perdono” i trattamenti dopo prescrizione, durante il follow up) e rafforzare la rete per il trattamento dell’insufficienza cardiaca. Sono queste le grandi sfide del sistema sanitario. Perché i numeri parlano chiaro. Ogni anno nel mondo muoiono 18 milioni di persone per malattia cardiovascolari, di queste l’85% per malattia cardiovascolare aterosclerotica. Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte in Italia. La malattia ha anche un rilevante impatto economico, non solo in termini di costi diretti ma anche indiretti (perdita di produttività). I clinici concordano che livelli elevati di colesterolo LDL non sono un fattore di rischio ma causa della malattia, con alterazioni che iniziano già in età giovanile, con il 73% e il 43% di soggetti rispettivamente di sesso maschile e femminile che nella middle-age hanno segni di malattia subclinica. L’esposizione temporale e cumulativa al colesterolo-LDL è un predittore chiave del rischio di malattia.

Lo scompenso cardiaco, tematica affrontata nel corso dell’evento organizzato da Motore Sanità dal titolo “L’INNOVAZIONE CHE CAMBIA E SALVA LA VITA DEI MALATI CRONICI. SCOMPENSO CARDIACO. Focus on SGLT2i LOMBARDIA”, in Italia è la causa principale di ospedalizzazione nelle persone di età superiore ai 65 anni con un impatto non solo clinico, ma anche sociale ed economico molto rilevante – basti pensare che su 1 milione di persone è causa di circa 190mila ricoveri l’anno con una spesa di circa 3 miliardi di euro annui per l’85% dovuto a ricoveri, e una spesa media per paziente oltre 11.800 euro l’anno. Lo scompenso cardiaco è una patologia cronica con esito fatale nel 50% dei pazienti entro cinque anni dalla diagnosi.

In Lombardia ogni anno ci sono oltre 26.000 ricoveri per scompenso cardiaco, con un tasso di riospedalizzazione del 13,7% e di mortalità del 9,2% a 30 giorni. Il costo medio annuo di questi pazienti è di 11.000 euro, di cui l’80% è correlato ai ricoveri.

Da una nostra indagine – come spiega Fabrizio Oliva, Direttore Struttura complessa Cardiologia 1, Emodinamica Unità di Cure Intensive Cardiologiche dell’Ospedale Niguarda Milano – le nuove terapie raccomandate, che diminuiscono la mortalità e le ospedalizzazioni, le assume solo il 58% dei pazienti cardiologici e su questo bisogna intervenire, implementando le conoscenze dei medici affinché prescrivano di più questi farmaci e facendo in modo che i pazienti vengano visti regolarmente. Bisogna quindi affrontare problemi di organizzazione gestionale, problemi relativi alla continuità assistenziale e delle cure sul territorio e rafforzare la rete per quanto riguarda l’insufficienza cardiaca”.

Secondo l’esperto, sul piano della cura una nuova classe di farmaci si conferma in grado di migliorare i sintomi, ridurre i ricoveri ospedalieri ma soprattutto la mortalità sia cardiovascolare che totale. “Tali dati quindi di massima rilevanza per la comunità scientifica dovrebbe offrire una nuova opportunità a tutti coloro che si occupano di curare lo scompenso e ancor prima ai pazienti: salvando vite e aiutando le persone a trascorrere meno tempo in ospedale e più tempo con le proprie famiglie” conclude il Professor Oliva.

La fragilità del paziente non deve essere un motivo per non indicargli la terapia e anche nel paziente “stabile” la terapia va rivista perché le evidenze scientifiche hanno dimostrato che questi pazienti nel follow up avranno tanti ricoveri per scompenso, quindi bisogna agire preventivamente” queste le parole di Francesco Dentali, Direttore del Dipartimento di Area Medica A.O. ASST Settelaghi e Presidente Nazionale Fadoi-Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti. “I pazienti con scompenso cardiaco spesso sono ricoverati in Medicina interna, circa il 60-70%, e spesso sono molto fragili, pertanto la fragilità deve essere un motivo ulteriore per cercare di ottimizzare la terapia medica. Anche nei pazienti con noto scompenso cardiaco cronico, ben compensato, va rivista la terapia perché sappiamo che se non c’è una terapia ottimizzata con tutti i farmaci che vanno utilizzati in questo momento, in accordo con le linee guida, il numero dei ricoveri per recidiva per scompenso acuto è molto alto. Quindi dobbiamo cambiare approccio e per la Medicina interna è possibile e doveroso. Del resto abbiamo tutta una serie di farmaci ben tollerati dai pazienti e deve essere un’occasione di impostarli”.

I malati cronici con scompenso cardiaco presentano una prevalenza significativa nel panorama internazionale, per tale ragione necessitano di presa in carico integrata, multidisciplinare e multiprofessionale, in cui il luogo di cura deve essere sempre più vicino al paziente. Tutto questo utilizzando il più possibile sistemi integrati di monitoraggio e di controllo attraverso strumenti evoluti” interviene il Direttore sanitario della ASST Spedali Civili di Brescia Camillo Rossi -. Le importanti innovazioni rappresentate dalla ricerca sui nuovi farmaci impongono un approccio multidisciplinare e la revisione di linee guida internazionali come sta accadendo a livello europeo”.

Secondo Carlo Borghetti, Componente III Commissione Sanità di Regione Lombardia “migliorare la presa in carico della persona a rischio di scompenso cardiaco può certamente aiutare a prevenire gli esiti di una patologia cronica che è oggi tra le principali cause di ospedalizzazione in particolare delle persone anziane. È dunque doveroso che il servizio sanitario nazionale investa di più su questa presa in carico in termini di risorse umane, di strutture, di ricerca, di farmaci e di innovazione”.

Dobbiamo monitorare con attenzione i cambiamenti della nostra società per riuscire a intercettare le criticità e rispondere in modo adeguato con specifiche campagne di prevenzione, investendo risorse, anche del PNRR, per ulteriori forme di innovazione in sanità quali ad esempio la telemedicina, che permette di portare in ogni area della Lombardia le elevate competenze dei professionisti dei vari settori” interviene Giulio Gallera, Componente III Commissione Sanità di Regione Lombardia, “In questo contesto, l’integrazione fra medicina ospedaliera e territoriale assume un ruolo fondamentale soprattutto nella presa in carico dei pazienti cronici, i quali devono essere accompagnati nel loro percorso di cura, verificando costantemente l’efficacia terapeutica”.