Save the Children, un minore ucraino su due, tra quelli che hanno lasciato il proprio Paese a causa della guerra per rifugiarsi in altri Stati europei, è ansioso e preoccupato per il proprio futuro

Secondo una ricerca dell’Organizzazione – attiva in molti Paesi europei per rispondere ai bisogni dei minori ucraini costretti a lasciare le loro case -, il 50% di adolescenti di età inferiore ai 16 anni e il 78% di quelli di età superiore ai 16 soffre di ansia, il 57% si sente meno felice da quando ha lasciato l’Ucraina. I tassi di iscrizione scolastica nei Paesi europei ospitanti per gli adolescenti fuggiti dalla guerra rimangono preoccupantemente bassi. Circa un terzo non ha frequentato la scuola prima delle vacanze estive e un quarto non aveva intenzione di iscriversi a un istituto locale nell’anno scolastico 2022-2023.

Save the Children invita i governi ad aumentare gli sforzi per abbattere le barriere che impediscono a bambine, bambini e adolescenti di frequentare le scuole e per garantire che i minori ucraini possano godere appieno dei diritti alla protezione, alla salute e all’istruzione e crescere sereni nei Paesi ospitanti

 

La salute mentale dei minori che sono fuggiti dall’Ucraina per vivere in Europa è stata messa a dura prova: più di uno su due tra gli adolescenti intervistati si sente ansioso o preoccupato per il proprio futuro.

È quanto emerge dal nuovo rapporto di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare la vita delle bambine e dei bambini e garantire loro un futuro, intitolato “Questa è la mia vita e non voglio sprecarne un anno: le esperienze e il benessere dei minori in fuga dall’Ucraina“.

La ricerca[1], che si basa su sondaggi, focus group e discussioni con oltre 1.000 minori rifugiati e con i lo-ro caregiver in otto Paesi europei – Finlandia, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Romania e Svezia – ha rilevato che i minori rifugiati che hanno frequentato la scuola hanno meno probabilità di sentirsi soli, ma i tassi di iscrizione scolastica per gli adolescenti fuggiti dalla guerra in Ucraina ri-mangono preoccupantemente bassi in Europa. Circa un terzo non ha frequentato la scuola prima del-le vacanze estive e un quarto non aveva intenzione di iscriversi a un istituto locale nell’anno scola-stico 2022-2023.

La metà dei minori intervistati riferisce di sentirsi più ansioso da quando è fuggito dall’Ucraina, cifra che sale al 78% per i ragazzi di età superiore ai 16 anni.

Più della metà dei bambini, bambine e adolescenti intervistati crede che la loro situazione potrebbe migliorare grazie alla presenza di amici della comunità ospitante (57%), all’opportunità di praticare sport o hobby (56%) e all’apprendimento della lingua locale (54%). I ragazzi sono significativamente più propensi delle ragazze a segnalare il desiderio di avere amici nella comunità ospitante (rispettiva-mente 64% rispetto al 52%).

Il rapporto mostra che la lingua è un chiaro ostacolo alla creazione di amicizie locali, come spiega Ana*, 15 anni, fuggita in Romania dall’Ucraina: “Mi sento un po’ a disagio qui. Non ho i miei amici e i miei compagni di classe. La maggior parte delle persone della mia età non parla inglese, quindi non rie-sco davvero a comunicare con loro. Ho pochi amici abbastanza stretti, sono ucraini che ho conosciuto qui”.

Andriy, 13 anni, un rifugiato ucraino che ora vive in Lituania, ha detto: “Ho frequentato [una scuola lo-cale] per due settimane, ma non c’erano molti insegnanti che parlassero russo, quindi sono tornato alla scuola online ucraina [. ..] Ci sono bambini lituani con cui vorrei fare amicizia, [ma non volevano par-larmi]. Ho fatto [amicizia con lituani] in due campi estivi, sul campo di calcio e durante i nostri corsi di calcio”.

Dal 24 febbraio circa 7,7 milioni di rifugiati sono fuggiti dall’Ucraina per cercare sicurezza in altri Paesi europei, il 40% dei quali si stima siano minori. Molti di loro hanno assistito a eventi devastanti, sono stati costretti a fuggire dalle loro case e a lasciare i propri cari alle spalle. I governi dei Paesi ospitanti hanno un ruolo fondamentale da svolgere nel sostenere questi bambini e ragazzi in modo che condi-zioni come l’ansia e l’infelicità non si trasformino in problemi di salute mentale a lungo termine.

I governi hanno fatto di tutto per garantire che i minori siano iscritti a scuola e i Paesi con il più alto numero di rifugiati devono affrontare le sfide maggiori. Ci sono pochi insegnanti di lingua che aiutano i minori ucraini a imparare quella del Paese ospitante e i Comuni spesso non hanno i fondi per assumere personale educativo aggiuntivo. In Polonia, ad esempio, il rapporto ha rilevato che solo il 41% dei mi-nori ucraini è iscritto nelle scuole locali.

Alcuni genitori e operatori sanitari intervistati preferiscono utilizzare il programma di apprendimento online che il governo ucraino aveva precedentemente sviluppato in risposta alla pandemia di COVID-19 perché non sanno per quanto tempo rimarranno nei Paesi ospitanti. Tuttavia, l’apprendimento on-line ha i suoi limiti e i minori che utilizzano questa opzione rischiano di perdere gli altri vantaggi dell’i-struzione di persona.

Alla ricerca di Save the Children International ha partecipato anche l’Italia. Oltre alle attività di tipo qualitativo, sono stati distribuiti questionari a 52 persone giunte dall’Ucraina tra febbraio e maggio 2022: ragazzi tra i 12 e i 18 anni e i loro caregivers (genitori o genitori adottivi, per il 94% si trattava di madri). Dalle loro risposte emergono tre grandi temi: gli ostacoli all’integrazione, l’impatto psicologico ed emotivo dello spostamento sui figli, cosa vedono come necessario per sentirsi a casa. Gli adulti tro-vano ostacoli soprattutto nell’accesso al lavoro e alle cure mediche. Molti di loro ritengono che i figli siano più tristi di prima della fuga e dicono che presentano segni di nervosismo e lamentano incubi notturni. Per sentirsi a casa oltre il 70% degli adulti pensa che servirebbe imparare la lingua del Paese che li ospita, per oltre la metà di loro è fondamentale trovare un lavoro e che i figli frequentino la scuo-la. I ragazzi che hanno risposto al questionario dichiarano di aver sperimentato nell’ultimo mese irre-quietezza e momenti di rabbia, e, oltre un terzo, preoccupazione per il futuro e solitudine. Per sentirsi a casa pensano servirebbe imparare la lingua, avere degli amici, essere a scuola con altri studenti, avere l’opportunità di giocare e fare sport.

“Nonostante la calorosa accoglienza riservata dall’Europa alle famiglie ucraine, questo rapporto mo-stra che molti minori fuggiti dal Paese in guerra rimangono ansiosi e soli. È davvero preoccupante che un quarto dei bambini e degli adolescenti che abbiamo intervistato non volesse, o non fosse sicuro di iscriversi a scuola nella comunità locale. Molti hanno indicato che vorrebbero avere amici, fare sport e imparare la lingua locale. Le scuole possono fornire tutto questo. Abbiamo bisogno di un rinnovato senso di urgenza da parte dell’UE e dei governi nazionali per garantire che i minori ucraini possano go-dere appieno dei loro diritti alla protezione, alla salute e all’istruzione e crescere sereni nei Paesi ospi-tanti” ha dichiarato Ylva Sperling, direttrice di Save the Children Europe.

I bambini e chi si prende cura di loro vogliono tornare in Ucraina, ma è improbabile che ciò accada pre-sto. Pertanto, è necessario che i governi ospitanti pianifichino a lungo termine, in modo che i minori rifugiati abbiano un senso di normalità e una prospettiva positiva per il futuro. I governi devono au-mentare gli sforzi per iscrivere bambine, bambini e adolescenti nelle scuole e affrontare le barriere che impediscono loro di frequentale, incluso aumentare la capacità scolastica e fornire supporto linguisti-co ai minori, alle loro famiglie e a chi si prende cura di loro.

Dall’escalation del conflitto nel febbraio 2022, Save the Children ha intensificato la sua risposta in Ucraina e in tutta Europa. L’Organizzazione sostiene i minori rifugiati e le loro famiglie attraverso atti-vità come supporto psicosociale, spazi a misura di minore e assistenza per aiutare i più piccoli e le loro famiglie a reinsediarsi e ad accedere ai servizi di cui hanno bisogno.