SANITA’ MILANO. CERCASI MEDICI DI BASE: SOLO 2.096 NEL TERRITORIO ATS

L’Ats di Milano conta su tutto il territorio 2.096 medici di base, 853 hanno l’ambulatorio in città. Pochi: troppo pochi per il numero di persone da seguire e visitare. E’ un problema metropolitano, regionale, nazionale. I medici di medicina generale sono sempre meno. Molti negli anni sono andati in pensione, pochi neolaureati hanno deciso di intraprendere questo percorso. La pandemia, però, ha dimostrato quanto queste figure siano fondamentali per salvaguardare la salute (viene chiamata assistenza primaria).

“La carenza di Mmg è una criticità che esiste da anni”, puntualizza alla ‘Dire’ Anna Pozzi, segretaria milanese della Federazione italiana dei medici di medicina generale. Pozzi lavora come medico di base da 37 anni, attualmente ha 1.750 pazienti. Negli anni è mancata una programmazione efficace che cercasse di far fronte ai pensionamenti. Le borse stanziate per la formazione (obbligatoria) sono sempre poche: “Quattro anni fa erano 90-100 in tutta la Lombardia. Poi dopo sono aumentate raggiungendo quota 400. Ora però sono diminuite di nuovo: nell’ultimo anno sono state messe a disposizione circa 250 borse”, spiega Pozzi.

Anche lo stipendio garantito durante il percorso di formazione risulta troppo basso, soprattutto se confrontato con quello delle altre specialità. Per diventare medico di base non bisogna, infatti, frequentare un corso di specializzazione di 6 anni: basta seguire un percorso formativo di 3 anni, che garantisce mediamente una retribuzione di 1.000 euro mensili. “Per ridare dignità a questa professione, bisogna iniziare a finanziare adeguatamente le borse”, evidenzia Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici di Milano. I finanziamenti e il numero di borse annuali disponibili sono decisi al livello ministeriale.

A giugno 200 posti vacanti, 40 coperti

Protesta cittadini Cinisello, sindaco mette spazi comunali (ma non basta).

I pochi finanziamenti per le borse di formazione e i continui pensionamenti contribuiscono ad aumentare il numero di pazienti che vengono seguiti dai medici di medicina generale (Milano ha su tutto il territorio 2.096 medici di base).

Il rapporto ottimale, tendenzialmente, è di un medico ogni 1.200-1.300 pazienti: vista la situazione, i contratti nazionali fissano il massimale a 1.500. “In Lombardia mi sembra che mediamente il rapporto sia di un medico ogni 1.411 pazienti. In alcune zone è stato chiesto di elevare il massimale fino 1.800”, aggiunge, parlando con la ‘Dire’, Anna Pozzi, segretaria milanese della Federazione italiana dei medici di medicina generale.

Per coprire i posti vacanti Ats mette periodicamente a disposizione alcuni bandi, suddividendo il territorio in distretti. Stando a quanto riferisce la Città metropolitana di Milano, il 9 giugno sul bollettino ufficiale della Regione sono stati indicati circa 200 “ambiti territoriali carenti di assistenza primaria”: ciò significa, quindi, che mancavano più di 200 medici di base.

Il segretario lombardo del indacato dei medici italiani, Enzo Scafuro, spiega che per le “carenze individuate dall’ultimo bollettino sono state presentate 60 domande”, e di queste “solo 40 sono entrate in convenzione”. In poche parole, sono rimasti vacanti più di 150 posti: non si trovano nuovi dottori.

“Come può un medico seguire così tanti pazienti?”, si chiede intanto Giacomo Ghilardi, da ottobre 2020 sindaco di Cinisello Balsamo, comune dell’hinterland milanese con quasi 74.000 abitanti: anche in questo caso la carenza di medici di base è endemica.

“Le situazioni più preoccupanti- racconta il sindaco alla ‘Dire’- sono nei quartieri di Crocetta, Sant’Eusebio e Borgo Misto, dove i medici sono andati in pensione”. A seguito della carenza, i cittadini hanno dunque iniziato a protestare e l’amministrazione comunale ha preso contatti con l’Ats di Milano per risolvere la situazione: tuttavia, trovare qualcuno che sia disposto a lavorare in quelle zone non sembra facile.

“Per incentivare i medici a rispondere agli appelli dell’azienda sanitaria- rivela Ghilardi- abbiamo deciso di mettere a disposizione alcuni spazi comunali da poter utilizzare

come uffici”. Tuttavia, la situazione non è migliorata particolarmente.

Ecco dati ats, proteste in periferia

A Ronchetto, Giambellino e comuni hinterland. Incognita hub in autunno. Le difficoltà nel garantire un’assistenza primaria adeguata a ogni cittadino lombardo non dipendono soltanto dalla scarsità di medici di base, ma anche dalla loro distribuzione: ci sono aree più fornite di altre. A Milano, ma anche in tutta la Lombardia, la situazione è critica. Su tutto il territorio cittadino gli Mmg sono 2.096. I problemi nella distribuzione esistono all’interno dei singoli comuni e municipi della città metropolitana, e al livello macroscopico nella differenziazione tra hinterland e centro città. A essere più in difficoltà sono sempre le periferie o i comuni più distanti dal centro.

Secondo i dati forniti da Ats alla ‘Dire’, a Milano gli Mmg convenzionati sono: 65 nel municipio 1, 116 nel municipio 2, 70 nel municipio 3, 100 nel municipio 4, 76 nel municipio 5, 96 nel municipio 6, 103 nel municipio 7, 118 nel municipio 8 e 109 nel municipio 9. “I medici vengono distribuiti per distretti e non per quartiere: questo è il problema fondamentale”, esamina Santo Minniti, presidente dem del municipio 6 di Milano. Da tempo l’opposizione chiede alla Regione di modificare le procedure di assegnazione degli incarichi e di trovare una modalità attraverso cui coprire i posti vacanti. A oggi, i medici possono indicare le zone del territorio per cui fanno domanda.

Minniti nei giorni scorsi insieme ai cittadini del quartiere Ronchetto ha organizzato un presidio e indetto una raccolta firme. Con 96 medici di base e circa 150.000 abitanti è tutto il municipio 6 a essere in difficoltà.

Le proteste a Ronchetto seguono quelle dei cittadini di Giambellino: anche qui a fine giugno andrà in pensione uno dei pochi dottori di via Emanuele Odazio: 1.800 residenti rischiamo di rimanere scoperti. Nell’edifico gestito da Aler al civico 6 gli abitanti sono disperati.

“Ci sono tanti anziani che non sanno cosa fare, perché non possono spostarsi troppo lontano per le visite. In zona, però, non c’è nessun dottore disponibile”, racconta Maria Palomares. E’ affezionata alle sue vicine di casa- le chiama “nonnine”- e vuole aiutarle. Non è semplice. Maria ha proposto ad Aler di concedere uno degli appartamenti dell’edificio al nuovo medico di base; in un quartiere popolare- ancora poco investito dalle riqualificazioni della giunta di Giuseppe Sala- nessuno vuole trasferirsi.

Per soddisfare i bisogni dei diversi quartieri si sta pensando di utilizzare sempre di più i medici di base in formazione. Servirebbero anche più infermieri e segretari che aiutino I dottori a gestire la mole di pazienti. “Bisognerebbe aumentare gli incentivi che vengono garantiti al medico per pagare queste figure. Spesso sono troppo bassi e finiamo per dover detrarre la loro paga dai nostri stipendi”, precisa Anna Pozzi, segretaria milanese della Federazione italiana dei medici di medicina generale.

Anche a Pero ci sono gli stessi identici problemi. La prima cittadina Maria Rosa Belotti si sta impegnando da tempo, condividendo la battaglia dei suoi cittadini. “Dopo due pensionamenti e un decesso, abbiamo tre medici in città e uno nella frazione di Cerchiate”, spiega. E’ arrivato un medico temporaneo- per fortuna- ma Belotti si chiede cosa succederà quando scadrà il suo incarico. In teoria i contratti durano un anno (6 mesi+6). Spesso, troppo spesso, le scadenze sono prorogate.

Oggi manifesteranno in strada anche i sindaci di Buccinasco, Cesano Boscone, Corsico e Trezzano Sul Naviglio. La richiesta è sempre la stessa: agire affinché ogni cittadino possa accedere a quell’assistenza primaria che lo Stato gli dovrebbe garantire. “A Milano città manca meno del 2% dei medici, negli altri comuni della Città metropolitana sfioriamo addirittura la percentuale del 16%. Solo nel distretto dell’ATS Sud-Ovest Milano ne mancano venti”, denunciano i primi cittadini.

La domanda a questo punto sorge spontanea: se i grandi hub verranno smantellati e per i richiami delle vaccinazioni anti-covid si farà affidamento all’assistenza territoriale, ci saranno abbastanza medici di base da poter coinvolgere?