Rosy Bindi a Giornale Radio: Manovra negativa, i miliardi aggiunti solo per la sanità privata

“La nuova manovra finanziaria prevede di assumere 6.300 infermieri e 1.000 medici? È una goccia nell’oceano perché la carenza di infermieri supera i 40.000. E tutto questo alla vigilia di quella che dovrebbe essere finalmente l’attuazione di un capitolo importante del PNRR, che sono le case della comunità, che rischiano di essere delle scatole vuote perché mancano quelle professionalità necessarie a garantire i servizi. Quindi chiaramente il giudizio sulla manovra è un ancora una volta negativo, anche perché i miliardi che sono stati aggiunti sono prevalentemente già destinati e finalizzati a finanziare il settore privato”. Lo ha dichiarato Rosy Bindi intervenendo oggi a “Check-Up”, programma condotto da Lucia Tironi sulla FM di Giornale Radio.

“La riforma Bindi del 1999? La parte meno applicata della mia riforma è tutta quella che riguarda l’organizzazione del territorio, i distretti, l’integrazione sociosanitaria, l’integrazione ospedale-territorio, di cui oggi paghiamo le conseguenze. Il Covid poi è stata la dimostrazione più grande di tutto questo. Potrei dire anche che è rimasta inapplicato l’obbligo della programmazione e la guida nazionale forte, perché noi oggi rischiamo 20 sistemi sanitari regionali diversi, la cui sommatoria non fa un sistema sanitario nazionale”, ha aggiunto Rosy Bindi.

“Il cuore della mia riforma nei confronti del personale è quello di avergli fatto un contratto che aumentava in quegli anni un milione al mese, non i pochi spiccioli di adesso, e di aver chiesto però ai medici di lavorare per il Servizio Sanitario Nazionale, affidandogli le cure delle persone che pagano le tasse per avere quel servizio, dando la possibilità di svolgere la loro attività professionale dentro l’ospedale. Perché non avere la possibilità dentro l’ospedale di poter scegliere quel medico quel giorno e quell’ora in cui io desidero visitarmi da quel medico? Pago, naturalmente, ma nella mia riforma questa era un’attività residuale, addirittura era previsto che per poter svolgere l’attività libera professionale ci si impegnasse ad abbattere le liste di attesa, e se appunto le liste di attesa erano lunghe si poteva ricorrere all’attività libera professionale a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Questo decreto è rimasto inapplicato per anni, adesso lo ha rispolverato questo governo, copiandolo in fotocopia, peccato non ci abbiano messo i soldi e quindi non funziona, mi pare evidente”, ha concluso Rosy Bindi.