Quartu Sant’Elena. Operazione “Sant’Avendrace”

Cagliari. Eseguito il fermo per ricettazione di un cittadino bosniaco e recuperate opere d’arte rubate, La Polizia di Stato ha intensificato, anche in questa fase di emergenza sanitaria, su tutto il territorio della Provincia, i servizi di prevenzione e contrasto alla criminalità diffusa, in particolare per fornire maggior tutela alle vittime di furti, rapine e truffe.

È in quest’ambito che nel corso della tarda serata di ieri, i poliziotti del Commissariato di Quartu Sant’Elena hanno eseguito il provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica, presso il Tribunale di Cagliari, nei confronti del cittadino bosniaco Dragan AHMETOVIC, per il reato di ricettazione. AHMETOVIC si è reso responsabile di tale delitto in relazione a diversi beni provento di furto, tra cui due preziose opere d’arte appartenenti alla Chiesa di Sant’Avendrace e raffiguranti una natività e l’immagine stessa dell’omonimo Santo.

I quadri, risalenti rispettivamente al 700 e all’800, erano conservati presso alcuni locali a Selargius, da dove ignoti li avevano trafugati. Gli investigatori hanno avuto riscontro del fatto che l’indagato era entrato certamente in possesso delle due preziose opere, insieme ad altra merce rinvenuta presso un immobile occupato abusivamente dallo stesso, e che aveva cercato di venderle contattando diversi soggetti, senza però concludere l’affare.

L’indagine ha presso le mosse dall’acquisizione da parte del Commissariato di un video pubblicato sul social network Facebook, attraverso cui il cittadino bosniaco ha minacciato di uccidere, in palese stato di ubriachezza e in preda ad un feroce stato d’ira, un suo connazionale residente nell’hinterland cagliaritano. Nella circostanza, si vede nel video che AHMETOVIC, rivolgendosi a diverse famiglie della comunità rom ed esternando un atteggiamento spregiudicato tipico del boss, mostra un fucile calibro 12, con relativo munizionamento e, prendendo posizione nei confronti della vittima, con veemenza manifesta chiaramente la volontà di esplodergli sei colpi sul volto.

Le minacce erano scaturite, oltre che da vecchie ruggini tra i due per questioni di carattere personale, anche dall’acredine dello stesso indagato nei confronti del rivale, reo di aver testimoniato contro i propri familiari nel procedimento penale instaurato per l’omicidio della piccola Esperanza Lara SEFEROVIC, consumato nel mese di dicembre del 2018.

L’articolata indagine della Squadra Mobile aveva condotto all’emissione da parte della locale DDA di due provvedimenti di fermo nei confronti degli stessi genitori della bambina. L’effettivo possesso di armi da parte di AHMETOVIC è stato ulteriormente confermato dai riscontri testimoniali e da un’ogiva rinvenuta all’interno di una bombola gpl, utilizzata come bersaglio durante alcune esercitazioni a fuoco effettuate presumibilmente nei primi di aprile. Ulteriori approfondimenti, vertenti sull’analisi del telefono cellulare dell’indagato hanno consentito di riscontrare le responsabilità del bosniaco in ordine al furto delle preziose opere e di numerosissimo altro materiale di presunta provenienza furtiva.

Il Sostituto Procuratore della Repubblica che ha coordinato le indagini, valutati i gravi indizi di colpevolezza ed il pericolo di fuga, ha emesso nei confronti dell’indagato il provvedimento restrittivo del fermo, ritenendolo gravemente indiziato del delitto di ricettazione.

Oltre a tutto ciò, i diversi sopralluoghi compiuti nell’area abusivamente occupata da AHMETOVIC hanno consentito di acclarare le responsabilità dell’indagato anche nella costituzione di una pericolosa e vasta discarica abusiva, estesa per circa due ettari, costituita da rifiuti pericolosi tra cui oli combusti e materiale da risulta. Nelle operazioni che hanno dato luogo alle perquisizioni effettuate contestualmente all’esecuzione del fermo, in collaborazione con i poliziotti del Reparto Prevenzione Crimine Sardegna, il Nucleo Cinofili della Polizia di Stato di Abbasanta e il Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica, l’indagato, messo di fronte all’evidenza, ha consegnato spontaneamente i quadri rubati. Grazie a tale attività investigativa, sono state ritrovate tutt’e due le opere trafugate, restituendo così alla collettività un patrimonio di grande valore artistico e simbolico.