PRECARIATO e PA: In Sicilia il 65% dei contratti a tempo determinato del pubblico impiego

C’è solo un modo per vincere il precariato in Sicilia, dove si concentra il 65% del precariato del pubblico impiego, come in tutte quelle zone d’Italia dove è altissimo il ricorso reiterato negli anni ai contratti a tempo determinato: porre la questione al centro delle politiche nazionali ed europee, cancellando una volta per tutte la finzione degli organici, creati ad arte per favorire il tempo determinato e ostacolare l’assunzione definitiva.

 

Lo ha detto Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, nel corso del suo intervento di apertura del  convegno “Il ‘precariato pubblico’ nella Regione Siciliana (e non solo) tra legislazione regionale e Decreto Madia: quale soluzione?”, svolto a Palermo, presso Palazzo Comitini, organizzato da Anief, in collaborazione con Asael, Agi, Dirconf, Prodirmed e l’Ordine degli Avvocati di Palermo, con il patrocinio della città metropolitana del capoluogo siciliano.

 

“Se non si introdurrà una svolta legislativa – ha spiegato il sindacalista autonomo -, le amministrazioni dei vari comparti pubblici, a partire dalla scuola, continueranno a produrre allo Stato un doppio danno: il disservizio effettivo derivante dalla mancata continuità nella copertura dei posti vacanti e il danno all’erario, figlio dei risarcimenti sempre più copiosi e delle ricostruzioni di carriera a vantaggio del personale che, a fatica, raggiunge l’immissione in ruolo.

Noi, come sindacato, siamo pronti, assieme alle associazioni sindacali ‘gemelle’ – Anisan e Anidap – a chiedere formalmente al Parlamento di modificare le norme che regolano i diritti dei precari, al fine di stabilizzare, come chiede l’UE, tutti i precari che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio”.

 

“Come non basta – ha continuato Pacifico – limitarsi a ripristinare la causale ed approvare regole più rigide per la chiamata a tempo determinato, come si è fatto in questi giorni con il decreto Dignità approvato dal Consiglio dei ministri: è bene che in fase di approvazione in Parlamento si attuino delle modifiche che obblighino anche i datori di lavoro alla sottoscrizione di contratti a termine e, a seguire, all’assunzione in ruolo”.

 

Pacifico ha iniziato il suo intervento ricordando l’importante “Risoluzione 242 del 31 maggio scorso, ottenuta anche grazie al nostro operato e quello di tutti i legali, con cui il Parlamento europeo dopo 20 anni ha fornito indicazioni alla Commissione europea e ai presidenti degli stati membri per migliorare la direttiva 70/1999, la quale segue, a sua volta, una precedente direttiva; la prima indicazioni dell’UE sul precariato è infatti del 1991. Da allora, in pratica, su questo ambito non ci sono state modifiche. Mentre ci sono altre direttive che sono state cambiate anche 12 volte”.

 

“Bisogna ricordare – ha continuato il sindacalista – che in Italia il 65% del precariato del pubblico impiego si concentra in Sicilia”. Anche a livello nazionale, le cose non vanno benissimo: “mentre il contratto a termine in Europa è del 7%, in Italia arriva al 12%. E in Sicilia ci sono punte del 50%. Il problema è che i lavoratori socialmente utili sono massivamente utilizzati nell’Isola per coprire esigenze d’organico di diritto; in teoria dovrebbe costare di meno questa modalità di operare, ma in pratica costa di più. E nel caso della scuola si tagliano i fondi”.

 

Il leader dell’Anief ha poi ricordato come l’ultima riforma della Scuola, la Legge 107/2015, sia intervenuta sul contenzioso del 2011 per stabilizzare docenti e Ata: “l’Anief è impegnata in prima linea su questo contenzioso. Siamo stati bocciati nel 2012 con tale motivazione: perché la direttiva europea, ci è stato detto, non può essere applicata al sistema scolastico italiano. Viviamo un momento particolare oggi: si parla infatti di Decreto Dignità; dobbiamo però vedere cosa c’è scritto in questo decreto dignità. Noi non ci fermiamo, andiamo fino in fondo, in Europa, per tutelare i diritti dei lavoratori”.

 

Pacifico si è quindi soffermato sul sistema odierno italiano che regola i diritti di coloro che non sono stati assunti a tempo indeterminato: “assistiamo a una evidente disparità di trattamento – ha ricordato – tra personale precario e personale di ruolo. Ma il recente epilogo della causa C. 494/17 Rossato, sollevata dalla Corte di Appello di Trento nel giudizio sulla compatibilità della Legge di riforma della scuola 107/2015 con il diritto dell’Unione Europea, contraddice ciò che sostiene il sistema italiano. I giudici hanno evidenziato come la situazione sia incongruente: come è possibile che un lavoratore che per 17 anni ha avuto contratti e per 11 anni continuativi, non abbia diritto a ciò che gli spetta?”.

 

“Anche trattando la causa Motter, l’Europa si è pronunciata a favore dei legali del nostro sindacato. Ecco perché la commissione europea ha presentato le sue osservazioni, dando di fatto ragione agli avvocati dell’Anief: la Buona Scuola non ha trovato una soluzione al precariato. Ed ecco infine perché – ha concluso Pacifico tra gli applausi dei presenti – dobbiamo andare avanti tutti insieme: coesi, per il bene dei lavoratori”.