Palermo chiama Italia, studenti ricordano Falcone e Borsellino

A distanza di 26 anni dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio, 70mila studenti di tutta Italia ricordano le vittime di mafia e si rendono protagonisti di iniziative commemorative nell’ambito della campagna #PalermoChiamaItalia, promossa dal Ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone.

 

A distanza di 26 anni dalla strage di Capaci, 70mila studenti di tutta Italia ricordano le vittime di mafia e si rendono protagonisti di iniziative commemorative nell’ambito della campagna #PalermoChiamaItalia, promossa dal Ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone. Dopo le celebrazioni istituzionali nell’Aula bunker dell’Ucciardone, luogo simbolo del Maxiprocesso a Cosa Nostra, le piazze e le scuole di Palermo hanno gridato insieme ‘No’ alla mafia”.

 

Dal 2002 si è deciso, infatti, di veicolare l’attenzione verso circuiti di educazione alla legalità a livello nazionale che trovano il loro momento conclusivo il 23 maggio, giorno dell’anniversario della strage di Capaci. Alle ore 8.00, al porto di Palermo, è giunta la Nave della Legalità, salpata ieri da Civitavecchia: le delegazioni delle scuole di Palermo e di tutta Sicilia, composte da studentesse e studenti, hanno atteso e accolto 1.000 ragazzi provenienti da tutta Italia, accompagnati dai loro docenti. Fino alle ore 13.00 nell’Aula Bunker si è svolta la cerimonia istituzionale solenne per l’anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, in ricordo di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e delle donne e uomini delle scorte: Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano.

 

Erano presenti le più alte cariche istituzionali ed hanno preso la parola a turno. Tra esse, il neo presidente della Camera Roberto Fico. L’evento, trasmesso dalla Rai e condotto da Franco di Mare ed Emma D’Aquino, è iniziato con un video-intevista del magistrato Giovanni Falcone, morto insieme con la moglie Francesca Morvillo, magistrato anche lei, e gli uomini della scorta nella strage di Capaci il 23 maggio 1992. Sono stati, in seguito, letti i nomi di tutti gli uomini e l’unica donna delle scorte: a ogni nome, i parenti si sono alzati in piedi, tra gli applausi scroscianti. Tra questi, il figlio di Vito Schifani, Antonino Emanuele, oggi tenente della Guardia di Finanza. Il primo intervento è stato quello della sorella di Falcone, la professoressa Maria Falcone: commossa, ha ricordato come, al trigesimo del fratello, Paolo Borsellino, ucciso 57 giorni dopo quel 23 maggio, le abbia promesso di continuare la missione di Giovanni.

 

È stata poi la volta della Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli che ha sottolineato come le scuole fossero, in un giorno come questo, vere destinatarie degli ideali di legalità e di coraggio, soffermandosi sul fatto che rappresentati provenienti da tutta Italia fossero lì, ad ascoltare e celebrare i grandi magistrati: “Ciò che realmente interessa è il confronto che nasce da manifestazioni come queste. La scuola è indispensabile per educare contro tutte le forme di soprusi. La mafia distrugge la dignità di ogni singola persona e l’istruzione è la vera arma in grado di sconfiggerla”. È intervenuto poi anche il ministro dell’Interno Marco Minniti che ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto dalla scorta: “Non c’è nulla di più nobile che donare la propria vita per proteggere gli altri. Sarebbe bene celebrarlo sempre, non solo quando finisce male”.

 

Anche una delegazione Anief ha partecipato alla manifestazione. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, ha messo in risalto il ruolo fondamentale dell’istruzione nella lotta contro le organizzazioni mafiose: “Non c’è arma più potente di un libro: è il mezzo che abbiamo per abbattere ogni forma di violenza. Per questo, è fondamentale il ruolo della scuola nella lotta contro le organizzazioni mafiose. L’insegnamento dei valori del rispetto dell’altro e dello Stato è il vero mezzo che abbiamo per abbattere ogni forma di violenza. È davvero significativo che l’Aula bunker sia stata ricolma di giovani studenti giunti da tutta Italia: il bene e la giustizia devono alla fine sempre trionfare e i ragazzi, cittadini di domani, necessitano di scuole all’altezza della missione, capaci di creare uomini liberi, preparati e coraggiosi”, ha concluso il leader dell’Anief Pacifico.