Padova, famiglie omogenitoriali: Pediatri, “Inaccettabile che i bambini vengano privati dei loro diritti fondamentali”

“Mostruosità morale” questo intervento legislativo che di fatto penalizza psicologicamente, economicamente e socialmente numerosi bambini. “Contrario alla Costituzione e alla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia”…

L’Associazione Culturale Pediatri (ACP) e il Centro per la Salute del Bambino (CSB) contestano fermamente quanto avvenuto in relazione alle recenti decisioni giudiziarie per cui i figli di 33 coppie di donne residenti a Padova verranno privati del genitore non biologico (precedentemente riconosciuto con atto amministrativo del Sindaco), che quindi non potrà più esercitare alcuna responsabilità genitoriale di ordine socio-sanitario su questi bambini. Tale situazione potrà in futuro essere ristabilita solamene attivando un percorso giudiziario di “step-child adoption” che sottopone minori e famiglie a un notevole impegno economico ed emotivo (psicologi, assistenti sociali) della durata di anni. Anni in cui i minori saranno sotto la tutela di un unico genitore con le immaginabili conseguenze. Possono verificarsi situazioni in cui devono essere prese decisioni sanitarie urgenti, per le quali è legalmente responsabile solo il genitore biologico, per non parlare del caso di decesso del genitore biologico nel quale il bambino verrebbe posto sotto la tutela degli unici parenti biologici riconosciuti legalmente, che non avranno nessun obbligo di mantenere la continuità affettiva del bambino con il genitore sociale.

 

Come pediatri impegnati in prima linea nella tutela dei bambini, vogliamo quindi portare all’attenzione del legislatore e dell’opinione pubblica quanto sancito dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, che all’art. 3 sostiene che in tutte le vicende che coinvolgano soggetti di minore età, è il loro diritto – alla sicurezza, alla salute, allo sviluppo, al benessere – che deve prevalere su ogni altra considerazione.

 

Iniziative legislative e provvedimenti dell’autorità giudiziaria non fanno eccezione.

 

Il diritto dei bambini ad avere degli adulti che se ne prendono cura – che siano genitori biologici, adottivi, sopravvenuti – e che siano pienamente legittimati in questo loro ruolo è inalienabile. Ed è quindi inaccettabile che venga ignorato per ragioni che non riguardano i bambini stessi. Le opinioni sulla legittimità di forme di procreazione, o di unione tra persone che comprendano bambini, possono e devono essere oggetto di discussione ed eventualmente di normativa, ma non devono in nessun caso implicare per i bambini situazioni che li privino di diritti fondamentali.

 

Provvedimenti di questi giorni che portano a deprivare i bambini della piena riconoscibilità e legittimità dei genitori che li hanno voluti, e a porli in una situazione di orfani di diritto, con ovvie implicazioni per il loro benessere psicologico, costituiscono una mostruosità morale, e sono in evidente e pieno contrasto anche con la nostra Costituzione, laddove prevede uguali diritti e opportunità per tutti.

 

I bambini che crescono con genitori omosessuali sono una realtà sempre più presente nel tessuto sociale italiano. La maggior parte di esse sono famiglie di prima costituzione, formate da coppie di donne che hanno avuto accesso a procreazione medicalmente assistita (PMA eterologa) all’estero, dove è regolamentata. In Italia Infatti la PMA è vietata a donne single o coppie di donne in base alla Legge n 40 del 2004. Inoltre, alla nascita, il genitore “sociale”, detto anche “intenzionale” – perché ha firmato all’estero il consenso informato per l’inseminazione della compagna e per assumersi la “responsabilità genitoriale” del bambino, anche se non legato a lui biologicamente – non ha nessun riconoscimento legale.

 

Dopo 40 anni di studi internazionale e nazionali, sottolineate da ACP in un recente comunicato inviato alla Ministra della famiglia On. Roccella (1), il consensus scientifico è ormai univoco nel dire che i percorsi di crescita di bambini/e in queste famiglie non si discostano da quelli dei coetanei che vivono in famiglie eterosessuali. I rischi aggiuntivi per il loro benessere psico-fisico possono essere dovuti a fattori extra-familiari (società e istituzioni), su cui possono incidere adeguate politiche socio-sanitarie di sensibilizzazione e riconoscimento legale dei legami affettivi familiari.