Migranti. Martello: la Meloni può spiegare come intende fare il “blocco navale”? Sta prendendo in giro gli italiani, a meno che non sia convinta di giocare a Risiko

La signora Giorgia Meloni continua a parlare di ‘blocco navale davanti le coste del Nordafrica per fermare le imbarcazioni di migranti’: considerato che solo tra Tunisia e Libia ci sono quasi 3.000 chilometri di costa, ha fatto il conto di quante navi e motovedette servirebbero?”. Lo scrive Totò Martello, capogruppo del Pd al consiglio comunale di Lampedusa e Linosa, in un post pubblicato sulla sua pagina facebook.

“Al di là del fatto che bisognerebbe preventivamente stipulare un accordo con gli Stati interessati – prosegue Martello – e che una misura simile dovrebbe avere il benestare (quantomeno improbabile) dell’Unione Europea, la Meloni può spiegare materialmente come intende farlo, questo famigerato blocco? Vuole piazzare un numero indefinito di navi italiane di fronte le coste africane 24 ore su 24, ed appena viene avvistato un barchino che succede? Gli espongono la paletta, gli dicono con un megafono ‘tornate indietro…!”, e se loro invece vanno avanti che fanno, gli sparano? Ma qualcuno le ha spiegato che in mare vigono regole che non possono essere ignorate? Le mie sono domande serie, perché questo è un tema serio. Vorrei che la signora Meloni spiegasse nei dettagli agli italiani in cosa consiste la sua idea: perché lo slogan ‘mettiamo le navi davanti le coste africane e li blocchiamo lì’ può andare bene durante una partita a Risiko, ma se questo è il cavallo di battaglia della campagna elettorale della destra, allora dovrebbe rispondere alle semplici domande che ho appena fatto. Altrimenti vorrebbe dire che quello del blocco navale è solo uno slogan irrealizzabile, e che sta prendendo in giro gli italiani”.

“Lo dico da tempo – conclude Martello – ma evidentemente è il caso di ripeterlo: pensare di fermare i flussi migratori con la forza è una follia, l’unica soluzione possibile è quella di gestirli in maniera ordinata e sicura attraverso iniziative realmente condivise a livello internazionale che siano in grado di rispettare le esigenze di chi accoglie, ad iniziare dai territori di frontiera, ed al tempo stesso di tutelare i diritti di ciascun essere umano. Il resto è solo propaganda che viene riproposta puntualmente in campagna elettorale”.