Meloni (Piazza Carceri e Sicurezza), passare dall’ipertrofia dei diritti alla effettiva praticabilità

“Non si può continuare ad agire in questo modo. Non si può discutere di sicurezza ignorando la dignità dell’essere umano. Non si può discutere di dignità ignorando le esigenze di sicurezza della cittadinanza. In linea di principio si tratta infatti di diritti entrambi ineliminabili.”

Lo dichiara in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce dell’iniziativa denominata Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino, che aggiunge…

 

“Il conflitto tra sicurezza e diritti della persona umana, tuttavia, appare oggi così profondo, da meritare un necessario approfondimento. In particolare, viene da chiedersi se la sicurezza e ciò che concerne proprio l’uomo e l’umanità, a parte le dichiarazioni di principio, rappresentino veramente dei diritti tra loro inconciliabili, perché siano divenuti attualmente dei diritti tra loro inconciliabili ed oltretutto viene da chiedersi come renderli, invece, tra loro compatibili”. “Sul primo quesito – osserva – vi è da premettere che prendere in considerazione la sicurezza insieme all’umanità, non è una opzione politica ma un dovere giuridico. L’umanità non è solo un sentimento privato, un moto di compassione ma è anche il frutto della vera attuazione di tanti diritti quali i diritti essenziali della persona umana di cui alla nostra Costituzione.” “Sempre sul primo quesito – spiega – vi è da dire che è molto difficile che vi sia una vera e propria inconciliabilità tra diritti. Perché vorrebbe dire che il legislatore stia dicendo, sotto il profilo dei concetti essenziali, due cose diametralmente opposte. Ad esempio rubare è un reato e poi rubare è una condotta perfettamente lecita. Sarebbe un legislatore matto e schizofrenico.” “Sul secondo quesito – rileva – vi è da dire che il conflitto tra diritti dipende oggi in larga misura dall’ipertrofia dei diritti. Dipende da una crescita eccessiva e spropositata di un diritto, rispetto a come era stato inizialmente concepito e disegnato. Questa crescita eccessiva e spropositata va a disturbare il campo di altri diritti. La crescita eccessiva, in linea generale, non avviene direttamente sul diritto stesso, il quale formalmente rimane così come era stato inizialmente previsto e descritto nella norma, ma avviene attraverso successive produzioni legislative che si innestano sullo stesso diritto. Con l’ipertrofia spesso si crea un conflitto tra diritti così intenso e assoluto, che porta a ragionare secondo la logica del bianco o del nero, che porta sostanzialmente a prendere in esame un diritto escludendone un altro. Se si prendesse in considerazione solo il concetto base, solo il nucleo essenziale di un diritto, questo nucleo essenziale è veramente difficile che possa andare in conflitto con il nucleo essenziale di un altro diritto”. “Il problema – secondo Meloni – sorge, invece, ad esempio se si cerca di allargare il concetto di dignità della persona umana fino a dire che i ristretti per una questione di dignità debbano per forza lavorare fuori dal carcere, fino a dire che i ristretti, per una questione di dignità, abbiano diritto di uscire dal carcere prima di aver finito di scontare la loro pena, e allora sì che si crea un vero conflitto con la sicurezza. Così come la dignità se la facciamo crescere oltremodo pretende di far uscire dai penitenziari le persone che devono ancora finire di scontare la loro pena, anche la sicurezza se la facciamo crescere troppo si preoccupa persino del respiro del detenuto in cella, si preoccupa del disperato che fugge dalle guerre e vorrebbe giungere salvo in un altro paese. Un caso esemplificativo di ipertrofia della sicurezza si ha quando si tende a scambiare le grandi disperazioni umane e le estreme povertà per un reato, per una condotta criminale”. “Il diritto alla sicurezza – continua – viene interpretato come un limite ai diritti umani e i diritti umani vengono interpretati come un limite al diritto alla sicurezza proprio nel caso in cui si verifichi una ipertrofia perché altrimenti se non vi fosse questa anomalia di crescita eccessiva, si tratterebbe semplicemente di diritti indipendenti e autonomi. Per intenderci, la sicurezza non nasce per essere un correttivo ai diritti umani e i diritti umani non nascono per essere un correttivo alla sicurezza. Si tratta di diritti indipendenti e autonomi”. “Tra l’altro, ed a riprova che il discorso del limite è frutto solo di una anomalia, – precisa – va detto che risulta difficile comprendere come un diritto possa essere veramente un limite efficace all’altro diritto, non trattandosi nel caso di specie di diritti che sono l’uno di rango superiore e l’altro di rango inferiore, ma trattandosi, invece, di diritti che in linea di massima trovano tutti collocazione nell’ambito dell’art. 2 Cost.. In particolare, come i diritti umani trovano collocazione nell’art. 2 Cost., anche il diritto alla sicurezza, come diritto ad una esistenza protetta, potrebbe trovare collocazione nell’art. 2 della Costituzione, inteso come fattispecie a carattere aperto, derivandone che i conflitti di cui parliamo sarebbero soprattutto dei conflitti tra diritti situabili sempre all’interno dell’art. 2 della nostra Costituzione repubblicana”. “Inoltre, – prosegue – sul terzo quesito e quindi, sulla questione di riuscire a contemperare la sicurezza e i diritti umani, vi è da dire che non bisogna tentare una mediazione, non bisogna fare una media, non bisogna in maniera approssimativa dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Bisogna semplicemente ricondurre i due diritti contrapposti al loro nucleo essenziale, nel senso che bisogna guardare ai diritti in questione per come erano stati inizialmente concepiti e disegnati. Bisogna prendere in considerazione i concetti base, i nuclei principali di questi due diritti contrapposti, facendo ricorso, qualora vi fosse una assenza di specifici ed espliciti riferimenti normativi, anche alle elaborazioni giurisprudenziali, anche alle Dichiarazioni dei diritti umani, anche alle regolamentazioni internazionali. Fare una media o dare un colpo al cerchio e uno alla botte, è approssimativo, difficile e pericoloso, perché nel mentre un diritto può essere divenuto ipertrofico e l’altro diritto può aver consumato anche il suo nucleo essenziale. Quindi verrebbe fuori una media senz’altro sballata.” “In sostanza, – chiarisce – non si può fare una media, perché un diritto può essere cresciuto molto oltre il dovuto e l’altro, invece, a seguito del conflitto, può aver perso anche il suo nucleo essenziale. Per uscire dalla logica della sicurezza o dell’umanità, e quindi, del bianco o del nero, non deve tentarsi di fare un colore grigio, ma vanno semplicemente ricondotti i diritti contrapposti al loro nucleo essenziale”. “Vi è ulteriormente da aggiungere – sostiene – che l’ipertrofia dei diritti a cui attualmente stiamo assistendo è data prevalentemente da scelte politiche.

A esempio, la politica della destra è vicina al tema della sicurezza e tende a creare una ipertrofia su questo diritto e la politica della sinistra è vicina al tema della dignità, dell’umanità, e ugualmente tende a creare una ipertrofia su questi temi. Può dirsi che tempo fa si faceva attività politica delineando e creando i diritti, mentre oggi che i diritti sono stati già quasi tutti creati, si fa politica mediante l’ipertrofia.

Il problema – puntualizza –  è che con l’ipertrofia si creano gravi squilibri anche rispetto a diritti che sono costituzionalmente previsti. L’ipertrofia crea dei pericolosi sbilanciamenti, delle pericolose torsioni del sistema normativo, coinvolgendo oltretutto norme di rango costituzionale.

E’ auspicabile che la politica abbandoni presto l’ipertrofia, perché è temibile, crea conflitti tra diritti, e il problema non è tanto il conflitto in sè, quanto il fatto che a seguito del conflitto risulta esservi un diritto vittorioso ed uno perdente, con la conseguenza che si verifica poi il tendenziale annientamento del diritto soccombente. Intendendosi per annientamento la circostanza di rendere come lettera morta un diritto che sia positivamente previsto oppure che sia comunque implicito nel sistema normativo considerato oppure che sia previsto solo nell’ambito del diritto naturale.

E’ ulteriormente auspicabile – sottolinea – che dalla creazione dei diritti, passando per l’ipertrofia dei diritti, la prossima frontiera della ricerca del consenso politico sia l’effettiva accessibilità e praticabilità dei diritti.

Il fatto di rendere i diritti effettivamente azionabili e praticabili da tutti. Naturalmente una parte politica si batterà per rendere effettivamente utilizzabile un diritto a cui tiene in particolar modo, mentre un’altra parte politica a sua volta si batterà per rendere effettivamente utilizzabile un altro tipo di diritto che gli sta particolarmente a cuore.

Volendo esaminare sotto questo profilo della praticabilità i diritti in argomento, si pensi – dice ancora Meloni – a quanto lavoro deve svolgere la politica per l’effettiva praticabilità della sicurezza da parte degli abitanti delle estreme periferie, da parte degli abitanti dei territori in mano alla criminalità, si pensi a quanto lavoro deve svolgere la politica per l’effettiva praticabilità della dignità umana da parte dei migranti, da parte degli italiani in povertà assoluta”. “L’effettiva praticabilità dei diritti – conclude il portavoce – sarebbe per la politica un campo immenso con tanto lavoro ancora da effettuare, essendo la praticabilità anche strettamente collegata al principio di eguaglianza sostanziale, ovvero a quel principio, a sua volta di non facile realizzazione, che comporta la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale  che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.