Lobbisti a Bruxelles: l’Italia al 5° posto

Lobbisti a Bruxelles: l’Italia al 5° posto per numero d’iscritti che influenzano il processo legislativo comunitario. Tra le multinazionali e organizzazioni, molte extraUE che spendono milioni di euro per le loro attività di lobbiyng…. 

Le multinazionali e organizzazioni italiane sono ben rappresentate presso l’Ue in qualità di lobbisti. Stando al registro sulla trasparenza per il 2019, pubblicato oggi dal “SonntagsBlick”, giornale elvetico di lingua tedesca, nella speciale classifica, l’Italia occupa il 5° posto. Guida la graduatoria dei Paesi con più presenze il Belgio, con ben 2188 iscrizioni, seguito dalla Germania, dalla Gran Bretagna e dalla Francia. Dopo l’Italia, la Spagna e i Paesi Bassi.

Anche gli Stati Uniti (395) all’8° posto e la Svizzera al decimo posto si pongono davanti a molti stati comunitari e dimostrano quanto sia importante l’attività persuasiva delle lobby per influenzare i processi decisionali anche dei massimi consessi UE. Basti pensare che stando al domenicale, società e associazioni elvetiche spendono da 45 a 60 milioni di franchi l’anno per influenzare il processo legislativo europeo.

Negli ultimi anni, l’attività di lobbismo da parte elvetica si è intensificata, secondo il settimanale zurighese. Nel gennaio 2016, la lista Ue annoverava 171 organizzazioni svizzere. Questa attività dimostra anche quanto importante sia diventata la legislazione europea per la Svizzera a causa delle possibili ricadute dirette o indirette sul Paese.

Sulla base di un grafico pubblicato dal “SonnatgsBlick”, su 259 entità svizzere registrare a Bruxelles, 118 rappresentano il mondo imprenditoriale. Vi sono rappresentate società come Novartis, con 14 collaboratori e spese per quasi 2,5 milioni di euro, e Roche (7 collaboratori, 1,2 milioni di euro), come anche le grandi banche UBS e Credit Suisse, o multinazionali come Philip Morris e Syngenta. Accanto ai pesi massimi dell’economia, figurano anche le FFS, la Suva, Travail.Suisse, il Fondo nazionale svizzero per la ricerca, il Politecnico federale di Zurigo come anche associazioni religiose o umanitarie (Medici senza Frontiere per esempio).

Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“, solo l’elenco delle multinazionali svizzere, dimostra come queste provino ad influenzare a loro favore le decisioni dell’UE e le possibile ricadute sui diritti dei consumatori, sulla salute e sull’ambiente che senz’altro possono venire compressi da quest’incessante attività persuasiva organizzata da parte di questi, che non a caso, vengono chiamati poteri forti.