LA CRISI SANITARIA ED ECONOMICA PRESENTA IL CONTO AL SISTEMA ITALIA

La crisi sanitaria ed economica ha provocato un crollo di fiducia senza precedenti presso le imprese italiane. Alla fine del mese di giugno si prevede un ulteriore deterioramento del clima di fiducia, aprendo ufficialmente quella che rischia di essere una stagione di crisi economica ben più profonda rispetto a quelle vissute recentemente nel 2008 e nel 2011.

 

La dimensione del fenomeno è misurabile osservandone gli effetti sui diversi settori di attività economica: è il caso del comparto turistico, in netta ripresa negli ultimi anni e che ha di fatto visto azzerato il proprio contributo alla ricchezza del Paese. Le imprese quelle dei servizi alla persona, quelle del commercio al dettaglio non alimentare (es. negozi di abbigliamento) hanno quasi del tutto annullato il proprio volume di affari nei mesi di marzo e aprile a causa della condizione di “attività non essenziale” che ne ha causato la temporanea sospensione dell’attività durante il periodo di lockdown, e così ancora l’impresa manifatturiera del Nord Italia, le imprese del trasporto merci su strada e così via. Per questi comparti è lecito parlare di vero e proprio allarme, anche per le difficoltà ravvisate sul fronte della liquidità.

La crisi in termini di ricavi è trasversale a tutti i territori, con un’apparente maggiore incidenza in quelli più colpiti dalla crisi sanitaria. Il “rimbalzo” previsto nella seconda metà dell’anno dovrebbe ricostruire un quadro più in linea con le caratteristiche strutturali dell’economia del Paese, riallargando la forbice in favore delle imprese del Nord Italia, che purtuttavia resteranno ben al di sotto dei livelli del 2019. Le misure di solidarietà adottate dal Governo hanno solo temporaneamente tamponato l’impatto della crisi sull’occupazione, ma la situazione rischia di aggravarsi pesantemente nei prossimi mesi: il 45% delle imprese ha già fatto ricorso alla CIG o intende farlo a breve, ma il 58% si sta rassegnando all’idea di dover procedere ad un taglio del personale non appena sarà terminato il periodo di “blocco” dei licenziamenti.

Il combinato disposto tra la crisi dei ricavi, la crisi di liquidità successiva alla fase di interruzione delle attività e le difficoltà del quadro occupazionale una volta terminati gli effetti delle misure di contenimento adottate dal Governo centrale, colloca alla fine del mese di giugno 2020 il probabile picco della crisi per le imprese in Italia. In questo quadro, la crisi rischia di presentare un conto estremamente salato a fine anno: rischiano di andare in fumo fino a 120 miliardi di ricchezza (-8% del valore aggiunto dell’intero tessuto produttivo), 430 mila imprese potrebbero chiudere senza più riaprire e sono oltre un milione i lavoratori che potrebbero perdere il proprio posto di lavoro.

Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono dall’Osservatorio Congiunturale Format Research (focus “Impatto dell’emergenza COVID-19 sull’andamento delle imprese in Italia”), realizzato da Format Researchnel mese di maggio 2020.