Khalashnikov. Affidargli il futuro del Pianeta?

Per meglio comprendere l’industria e l’economia globalizzata, ci sembra utile fare riferimento ad un articolo comparso lo scorso 29 agosto sul quotidiano francese “Le Monde”. Il soggetto è l’azienda di origine russa Kalashnikov.

 

Che, oggi, oltre al suo molto conosciuto fucile d’assalto, dopo una recente trasformazione societaria più globale (azionariato, sedi autonome, etc) per le vendite dei suoi prodotti “militari”, con l’aggiunta di una serie di merci a corollario e supporto (souvenir tipo caschi, ombrelli, modellini, etc), sta cercando di affrontare una delle maggiori sfide dell’economia del futuro prossimo, le vetture elettriche.

La prima cosa che ci viene in mente è la possibilità che un’azienda russa possa competere in questo ambito a livello globale e diventare un punto di riferimento. In genere “azienda russa” non è sinonimo di mercato, concorrenza, innovazione (diverso discorso per la futuribilità), perché mediamente siamo portati a considerare la Federazione Russa come chiusa, specialmente dopo il sostanziale fallimento dell’Unione Sovietica. Dobbiamo ricrederci? Per ora ci limitiamo ad un socratico “vedremo”. Prendiamo atto dell’esistente e registriamo i movimenti in corso.

L’ambito industriale dei veicoli elettrici non è certo facile, al momento. Non perché -a nostro avviso- non ci siano i presupposti logici perché sia promettente e di grandi visioni. Pesa come un macigno il fatto che l’economia non è una scienza di per sé, ma il risultato di una serie complessa di fattori che poi si uniscono nella parola economia; tra questi fattori, il principale è quello del guadagno che, come migliaia di studi e dati ci mostrano, non è (in ambito trasporto e non solo) molto armonizzato col problema ecologico e, in particolare, col riscaldamento climatico e le risorse rinnovabili.

Il veicolo elettrico non decolla soprattutto perché le aziende (petrolifere e automobilistiche) non hanno nessun interesse a riconvertirsi. Suicide, a nostro avviso…. Ma vaglielo a spiegare per l’ennesima volta, agli industriali del settore e ai governi da loro dipendenti (praticamente tutti nel mondo), che se non cambiano risorse e modelli di produzione, i loro pro-nipoti dovranno circolare con le maschere a gas, o essere soggetti a malattie inenarrabili, come in un film di cosiddetta fantascienza. Non ti ascoltano. Industriali che sono tali solo per fare soldi tutti e subito, anche continuando a contribuire alla distruzione del Pianeta. E lasciamo stare i tentativi di levare agli industriali la gestione di queste industrie e di affidarle a Stati frutto di utopie filosofiche che dovrebbero svolgere primariamente il pubblico interesse…. già dato, e/o suicidio ancora in corso…. non è un caso che tra i più inquinati di per sé e maggiori contributori al riscaldamento globale, c’é proprio uno di questi Paesi, la Cina; e l’onda lunga dell’Unione Sovietica sulla Russia, non è da poco.

In questo contesto, arriva l’auto e la moto elettrica di Kalashnikov. Che succederà? Le conclusioni dell’articolo del quotidiano “Le Monde” sono in una domanda che sembra un presagio, oltre che di fotografia dell’esistente, anche di tentativo per dire di esserci? “Non si sa quando e se verrà lanciato sul mercato”, scrive il quotidiano parigino. Noi non saremmo così negativi (considerando che forse è solo negativa la nostra lettura di questa conclusione…). Vogliamo essere positivi, anche se con un’amarezza notevole. Cioé: il futuro del nostro equilibrio globale lo affidiamo a chi ha prodotto e produce uno degli strumenti più noti per guerreggiare, l’Ak-47? Quel guerreggiare che è stato il principale responsabile del disastro attuale, politico, umano ed ambientale?

Domande e risposte su cui occorre, ovviamente, tornarci sopra. Ma intanto informiamoci con l’articolo di “Le Monde”. Ecco l’articolo dello scorso 29 agosto, liberamente tradotto da noi.

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Dal leggendario mitragliatore d’assalto Ak-47 ad un incursione di un certo rilievo nel settore dei veicoli elettrici, passando per droni e yacht, il produttore russo di armi Kalashnichov sta vivendo una riconversione senza precedenti nella sua storia bicentenaria. Un paio di settimane fa, i visitatori di una mostra militare vicino Mosca, hanno potuto scoprire con stupore una piccola automobile color blu pastello, un po’ vintage- che sembra ispirarsi ai vecchi modelli delle auto durante l’epoca sovietica. Con la sua nuova “super-vettura elettrica” CV-1, Kalashinikov è riuscito a creare notevole e stupita attenzione sulla Rete, dovendo anche mettersi a confronto e in concorrenza con l’americana Tesla. Reazione di un certo peso, visto che la differenza tra l’immagine del gruppo industriale e questa piccola automobile, è notevole, e il nome dell’inventore dell’AK-47 -Mikhail Kalashnikov- è decisamente sinonimo di fucile d’assalto in tutto il mondo, l’arma di moltissimi conflitti e guerre civili. Oggi Kalashnikov produce il 95% delle armi leggere russe ed esporta in 27 Paesi, tant’è che il suo celebre fucile, che il gruppo industriale presenta in modo sobrio come “il più grande fucile del XX secolo”, è arrivato alla sua quinta edizione.

Caschi e ombrelli

Cerchiamo meglio di capire con un po’ di storia. Fondata nel 1807 a Ijevsk (1.300 Km a est di Mosca), la fabbrica Ijmach ha subito una serie di modifiche radicali dal 2013, quando Rostec -la holding pubblica che la controlla- ha deciso di fonderla con un’azienda vicina, Ijmekh, ed ha rinominato il tutto col nome del suo celebre lavoratore, Mikhaïl Kalashnikov, morto alla fine del 2013 all’età di 94 anni.

Una delle ultime iniziative pubbliche del creatore del fucile più venduto al mondo è stata di segnalare al presidente Putin il declino dell’impresa, una sua cattiva gestione e i bassi salari degli operai.

Dopo l’arrivo degli azionisti privati nel 2014, sono stati presentati dei nuovi modelli (fucili d’assalto, da caccia, armi varie…), un cambiamento di immagine realizzata anche con il lancio di abiti, coltelli e accessori, con l’accento messo sulle esportazioni malgrado le sanzioni americane stessero colpendo l’impresa a causa della crisi ucraina. Caschi, ombrelli e fucili di plastica sono ormai disponibili nei negozi di “souvenir” Kalashnikov.

Risultato di questi cambiamenti: Kalashnikov ha fatto sapere a gennaio 2017 di una crescita del 30% dei suoi utili, con 1.700 assunzioni per rispondere all’aumento delle sue esportazioni. In seguito all’introduzione delle sanzioni che la coinvolgevano, Kalashnikov ha trasformato la sua nuova filiale destinata ad aprire il mercato americano in una distinta azienda, Kakashnikov USA, in grado di fabbricare da sola le armi per quel mercato.

A febbraio del 2017, la presenta dello Stato nelle azioni diventa minoritaria: il gigante conglomerato militar-industriale Rostec cede la maggioranza delle sue azioni al direttore generale del gruppo  Alexeï Krivoroutchko, già azionista.  Questo crescente sviluppo di prodotti civili è in linea con quello di Rostec, che intende far passare la sua attività civile al 50% entro il 2025, appoggiandosi essenzialmente sull’export.

Moto elettrica nel 2019

Coi suoi nuovi modelli di auto elettriche, Kalashnikov si lancia in un settore che promette molto e che è solo ai primi passi in Russia. Questa estate, il gruppo ha fornito 30 moto e tricicli elettrici alla polizia durante la Coppa mondiale di calcio.

“Il prossimo anno, lanciamo la vendita delle nostra prima moto elettrica” ha annunciato Vladimir Dmitriev.

Entro il 2018-2019 il gruppo dovrebbe anche cominciare a fornire moto ed auto elettriche agli Emirati Arabi Uniti. Per quanto riguarda il prototito di ispirazione vintage, dotato di un’autonomia di 350 Km, esso è suscettibile di essere modificato e non si sa quando e se verrà lanciato sul mercato.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc