Istat: oltre un’azienda su 3 rischia chiusura per Covid

Nelle ultime settimane, i dati disponibili sull’andamento dell’economia mondiale hanno iniziato a registrare i primi segnali di ripresa dell’attività produttiva legati al progressivo allentamento del lockdown. Permangono limitazioni agli spostamenti internazionali che producono effetti negativi su trasporti aerei e turismo.

 

Anche gli indicatori congiunturali italiani di maggio catturano i primi segni di ripresa dei ritmi produttivi dopo le marcate contrazioni registrate a marzo e aprile. A maggio, rispetto ad aprile, sono aumentate le esportazioni extra-Ue mentre a giugno il miglioramento della fiducia appare generalizzato tra i settori economici. I dati su redditi, consumi e mercato del lavoro sembrano riflettere gli effetti delle politiche di contrasto alla crisi segnando, nel primo trimestre, un calo del reddito disponibile delle famiglie nettamente meno ampio rispetto a quello del Pil nominale e un deciso aumento della propensione al risparmio.
A maggio, si rileva una significativa crescita congiunturale delle vendite al dettaglio, con un parziale recupero degli acquisti di prodotti non alimentari. Prosegue invece la progressiva erosione dell’occupazione, seppure a ritmi moderati, mentre aumentano congiunturalmente
le ore lavorate e il numero di persone in cerca di lavoro. Per i prezzi al consumo si è confermata la fase deflativa iniziata a maggio. In direzione opposta si sono mossi i prezzi nell’eurozona, ampliando la distanza che separa l’inflazione italiana da quella dei principali partner europei. Nell’approfondimento si estende l’analisi dell’impatto della crisi sulle imprese, illustrando le caratteristiche principali e le leve identificate per la ripresa della produzione. Il sistema delle imprese si presenta resiliente seppure alcune criticità emergano sia per le micro imprese sia per i settori più colpiti dal lockdown.

Nelle ultime settimane, l’economia mondiale ha mostrato i primi segnali di ripresa dell’attività produttiva legati alla fine del lockdown. Rimangono tuttavia limitazioni soprattutto agli spostamenti internazionali, con effetti particolarmente negativi per il trasporto aereo e il turismo. Il commercio mondiale di merci in volume, crollato tra febbraio e aprile del 7,2% congiunturale (Fonte: Central planning bureau), non ha mostrato invece ancora un’inversione di tendenza. Nessuna area geografica ha registrato un incremento negli scambi e l’area euro ha segnato la flessione più accentuata (-13% le esportazioni e -11% le importazioni). Le prospettive per i prossimi mesi, pur restando negative, mostrano segnali di progresso: gli indici PMI Global sui nuovi ordinativi all’export sono infatti risaliti dopo il crollo di aprile.

Sul fronte dei dati macroeconomici, in Cina, la riduzione della diffusione del contagio e la conseguente riapertura di molte attività produttive
hanno continuato a migliorare le prospettive economiche: gli indici PMI dei servizi e della manifattura sono rimasti anche a giugno al di sopra della soglia di espansione. La produzione industriale ha segnato una veloce risalita registrando in maggio un incremento
tendenziale del 4,4% (+3,9% ad aprile). A maggio, i dati della bilancia commerciale hanno mostrato una caduta delle importazioni molto superiore a quella delle esportazioni (rispettivamente -16,7 e -3,3% in termini tendenziali), segnalando che l’inizio del recupero dell’economia cinese potrebbe penalizzare i prodotti esteri.

L’indicatore di fiducia delle imprese di maggio, pur rimanendo sotto la soglia di espansione, ha registrato un avanzamento e a giugno la fiducia dei consumatori è aumentata con indicazioni di netto miglioramento collegate alla riapertura delle attività, alla ripresa dell’occupazione e ai trasferimenti pubblici a sostegno del reddito disponibile. L’employment report di giugno ha mostrato, infatti, un recupero dell’occupazione diffuso a tutti i settori, e particolarmente marcato nei servizi, e un calo del tasso di disoccupazione a 11,1% da 13,3% a maggio. Nell’ area euro, le vendite al dettaglio di maggio sono cresciute del 17,8% dopo la caduta congiunturale del mese precedente (-11,7%), per effetto dell’allentamento delle misure di contenimento e della riapertura degli esercizi commerciali.

Nello stesso mese, il tasso di disoccupazione ha mostrato un aumento marginale (7,4% da 7,3% di aprile) a sintesi di movimenti eterogenei tra i paesi. Le prospettive per l’area sono di un graduale miglioramento come suggerito dall’indice anticipatore €-coin, che ha toccato a maggio il livello più basso da settembre 2012 ma a giugno, pur continuando a scendere, ha mostrato una dinamica negativa più attenuata. L’indicatore ha continuato a risentire della contrazione della produzione industriale, nonostante il miglioramento della fiducia delle imprese e dei consumatori. A giugno, l’Economic sentiment indicator elaborato dalla Commissione europea ha registrato un recupero diffuso a tutte le componenti, estendendo i progressi parziali segnalati il mese precedente. La ripresa è stata particolarmente forte per il commercio al dettaglio che ha riguadagnato circa un terzo delle perdite di marzo e aprile. A livello nazionale, l’indice negli ultimi due mesi è risalito in Francia (-0,2 e +9,4), Spagna (+1,6 e +8,2), Italia (ad aprile non è stato rilevato, +8,2) e Germania (+3,2 e +6,6).
L’incertezza generata dall’ emergenza sanitaria non ha determinato una particolare volatilità del cambio dollaroeuro che tra aprile e giugno ha continuato a oscillare attorno a 1,09 dollari per euro. La caduta della produzione ha causato, invece, una fortissima contrazione della domanda di petrolio con effetti decisamente negativi sul prezzo. Dopo il crollo di marzo e le successive riduzioni di aprile, quando il valore medio delle quotazioni del Brent si è assestato a 18,5 dollari al barile, nei due mesi successivi si è manifestato un recupero (29,4 di maggio e 39,8 dollari a giugno) legato alla ripartenza dell’attività economica in molti paesi.

Dopo il crollo generalizzato registrato a marzo e aprile, gli indicatori congiunturali disponibili per le imprese hanno mostrato una ripresa delle esportazioni e della fiducia. L’indice destagionalizzato della produzione industriale, ad aprile, è diminuito in termini congiunturali del 19,1%, una contrazione elevata ma inferiore rispetto a quella registrata a marzo (-28,4%). Tra febbraio e aprile, il livello medio di produzione è calato del 23,2% rispetto ai tre mesi precedenti coinvolgendo quasi tutti i settori produttivi, seppure con intensità eterogenee.
Per ciò che concerne gli scambi con l’estero, i dati relativi ai mercati extra Ue per maggio segnalano un forte incremento delle esportazioni (+37,6% in termini congiunturali), dopo il marcato ridimensionamento delle vendite osservato nei mesi precedenti. In particolare, ad aprile le esportazioni extra Ue sono diminuite di oltre il 37,3%, una riduzione di poco superiore a quella delle vendite dirette verso l’Unione europea (-32,7%). Nonostante il miglioramento osservato, i valori registrati a maggio sono inferiori di circa 4 miliardi rispetto a febbraio. L’incremento delle esportazioni è stato determinato prevalentemente dalle vendite di beni strumentali (cresciute a maggio di oltre il 60%) e in misura minore di beni intermedi (+27,1%) e di consumo non durevoli (+24,9%). Anche le importazioni dai mercati extra Ue evidenziano primi segnali di attenuazione della caduta (-2,4% a maggio, -12,5% ad aprile), condizionate ancora dalla riduzione degli acquisti di beni energetici (-16,9%) e di beni di consumo durevoli (-10,2%), mentre sono aumentati gli acquisti di beni strumentali (+13,6%). Al netto dei beni energetici, le importazioni sono cresciute dello 0,3%.
I segnali di ripresa si sono estesi anche a giugno quando gli indicatori di fiducia delle imprese hanno evidenziato evoluzioni incoraggianti in tutti i settori economici. In particolare, nella manifattura sono migliorati sia i giudizi sugli ordini sia le attese di produzione.

I dati su redditi, consumi e mercato del lavoro sembrano riflettere gli effetti delle politiche di contrasto alla crisi. Nel primo trimestre, il calo del reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici (-1,6% rispetto al trimestre precedente) ha assunto un’intensità decisamente inferiore a quella del Pil nominale (-5,2%) e dei consumi finali (-6,4%,3. no intensi nell’arco di un anno.