Indagine Anaao: il 66% dei medici vittima di aggressioni fisiche o verbali

Il sondaggio che l’Anaao Assomed ha condotto da aprile a maggio 2018 su un campione di medici di tutte le specialità iscritti all’Associazione, è un vero e proprio bollettino di guerra che mostra un quadro estremamente preoccupante.

 

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un escalation progressiva degli episodi di violenza contro gli operatori sanitari: dal recente tentativo di strangolamento di un medico di pronto soccorso fino a stupri e vere e proprie spedizioni punitive da parte di gruppi organizzati contro i medici.

Il problema ha assunto ormai una rilevanza tale che il presidente nazionale della FNOMCeO Filippo Anelli ha inserito il problema della sicurezza nei luoghi di lavoro nei punti del suo programma di lavoro.

Smarrimento, rabbia, frustrazione e spesso solitudine sono i sentimenti più diffusi in chi è vittima di violenza fisica o verbale sul posto di lavoro, senza trovare risposte adeguate nelle Direzioni aziendali.

L’Anaao Assomed ha voluto dare voce a questo “disagio lavorativo” e fornire dati concreti che permettano di delinearne meglio i contorni.

 

L’analisi è stata condotta su 1280 soggetti con un tasso di risposte crescente all’aumentare dell’età: il 6,67% è di età compresa tra 25 e 35 anni, il 21,63% tra 35 e 45 anni; il 27,83% tra 35 e 55 anni e il 43,88% tra 55 e 65 anni.

Questa distribuzione corrisponde ai partecipanti al sondaggio.

Le donne hanno mostrato maggiore partecipazione dimostrando maggiore sensibilità al problema: 53,95%.

 

Le Regioni di provenienza dei responders rispecchiano la numerosità degli Iscritti Anaao cui è stata destinata l’indagine, con percentuali di risposta che superano il 10% in Emilia Romagna, Piemonte, e Veneto e tra il 5-10% in Campania, Toscana, Lazio e Sicilia.

Il 65% circa dei partecipanti alla survey ha risposto di essere stato vittima di aggressioni, di questi il 66,19% riferisce aggressioni verbali mentre il 33,81% aggressioni fisiche.

Una ulteriore analisi regionale evidenzia che la percentuale di aggressioni sia fisiche che verbali si incrementa al 72,1% nel Sud e nelle Isole.

Dato ancora più allarmante per i Medici che lavorano in Pronto Soccorso e 118 dove le stesse percentuali salgono all’80,2%.

Rispetto alle aggressioni fisiche invece particolarmente colpiti sono i medici dei reparti di Psichiatria/SERT (il 34,12% di tutte le aggressioni fisiche) e i medici di Pronto soccorso/118 (il 20,26% di tutte le aggressioni fisiche).

Il 23,35% degli intervistati ha risposto di essere a conoscenza di casi di aggressione da cui è scaturita invalidità permanente o decesso. Dalle aggressioni sono scaturiti dai 3 a i 100 giorni di prognosi.

Il 70% del campione riferisce di essere stato testimone di aggressioni verso il personale sanitario, il che fa supporre che il fenomeno sia di fatto sottostimato rispetto a quanto emerso a domanda diretta nel sondaggio.

Altro elemento che rinforza l’ipotesi della sottostima del fenomeno sia da parte degli operatori sia da parte delle amministrazioni, è che oltre il 50% dei responders ignora che le aggressioni dovrebbero essere identificate come evento sentinella dalla propria Direzione aziendale come previsto dalla raccomandazione n. 8 del 2007 del Ministero della Salute, mentre il 18% asserisce che addirittura non vengono riconosciute.

 

Le cause delle aggressioni per i medici coinvolti nell’indagine sono da riferire a fattori socio-culturali per il 37.2%, definanziamento del SSN per il 23,4%, carenze organizzative per il 20%, carenze di comunicazione per l’8,5%. Le risposte più frequenti per chi ha risposto altro sono tutte le precedenti.

Da segnalare che più di un responders dichiara che l’aggressione verbale è provenuta da un collega sul posto di lavoro.

Sorprendenti infine le risposte all’ultimo quesito inerente il ruolo del sindacato come tutore della sicurezza degli operatori: il 56,4% non sa se il problema viene trattato ai tavoli sindacali, mentre il 30,8% è convinto che esso non venga mai discusso.

 

Dalla nostra indagine emergono molteplici riflessioni che impongono un richiamo alla responsabilità di tutti i referenti istituzionali compreso il sindacato.

Esiste sicuramente un vuoto normativo in quanto la legge sulla sicurezza negli ambienti di lavoro numero 81 del 2008 non prevede esplicitamente i termini “aggressione e violenza” ai danni degli operatori sanitari.

Il dato delle Aziende sanitarie che valutano il rischio di aggressione nel Documento di Valutazione del Rischio (DVR) è un dato che andrebbe aggiornato al passo con una realtà lavorativa che assume connotati sempre più preoccupanti.

I Direttori Generali sono i primi che debbono farsi garanti della sicurezza dei loro dipendenti, in primis applicando normative e raccomandazioni già esistenti, vedi la raccomandazione numero 8 del 2007, adoperandosi oltre che con l’implementazione dei sistemi di vigilanza anche con l’adozione di misure idonee ad arginare il sovraffollamento che risulta sicuramente correlato ad un incremento degli episodi di violenza.

E il tema del sovraffollamento è strettamente legato al Pronto Soccorso, ed al taglio dei posti letto, che risulta dall’indagine il reparto con il più alto tasso di aggressioni verbali e fisiche: percentuali insostenibili per chi vi lavora che condizionano notevolmente il burnout di medici e infermieri.

È chiaro quindi che è tutto il sistema ospedale e la sua complessa organizzazione che deve farsi carico del pesante fardello del problema overcrowding e gli operatori non possono essere lasciati soli come soldati al fronte a combattere una guerra dove sono loro stessi vittime insieme ai pazienti.

È necessaria maggiore consapevolezza del rischio da parte del management aziendale che spesso lo sottostima o, peggio, lo ignora volutamente per non impegnare risorse.

 

Tante le proposte per arginare il fenomeno della violenza agli operatori sanitari: dalle campagne stampa tipo pubblicità progresso, implementazione dei posti di polizia e vigilanza armata, modifiche dell’edilizia sanitaria, videosorveglianza, corsi ECM di autodifesa, efficientamento degli organici, modifiche legislative.

Tutti interventi utili, ma che non esentano i Direttori Generali dall’obbligo in quanto datori di lavoro di tutelare la sicurezza dei dipendenti, obblighi su cui il sindacato ha il dovere di vigilare e segnalare eventuali omissioni o carenze.

Dal sondaggio emerge infine una questione Sud: la sanità meridionale, quella più definanziata è quella dove è più diffusa la violenza verso i sanitari. Per questo attendiamo risposte dalla Politica.