
“Il Dl Giustizia è l’ammissione della difficoltà nella quale il sistema si trova” fatto “in pieno stile italiano”, ovvero “ad agosto perché se ne parli il meno possibile”. È lo sfogo di Giampaolo Di Marco, segretario generale dell’Associazione nazionale forense, sul testo appena approdato in Consiglio dei ministri. “Riforme approvate e sistematicamente rinviate per sottovalutazione dei problemi al momento della loro adozione. Così per i Giudici di pace e i Tribunali della Famiglia”, incalza Di Marco parlando con l’Agenzia Dire. “Riforme adottate, contro ogni considerazione sugli effetti devastanti sul sistema al momento della entrata in vigore e privi di utilità nella possibile efficacia nel tempo”, prosegue.
“Così la riforma del processo civile ai fini del Pnrr e non solo rispetto all’Europa, ma principalmente rispetto al funzionamento del processo in un momento in cui era necessario rilanciare la giurisdizione post-covid”, dice ancora Di Marco. “Tutto questo in pieno stile italiano. Ad agosto, affinché se ne parli meno possibile e tutto venga diluito il più possibile nel mare vacanziero”, è la constatazione del segretario generale. Da ultimo “la riforma della Legge professionale che ancor prima di nascere non trova pace nel metodo, tra disegni di legge che non riescono a essere pubblicati, proposte di deleghe governative che vengono ritirate e non se ne conoscono le motivazioni e un merito non propriamente condiviso da tutti”. Insomma “nulla di nuovo sotto l’ombrellone Giustizia 2025. Ci aspetta un autunno caldo. Diranno che sarà colpa del cambiamento climatico. E l’inverno della Giustizia e della professione forense diventa sempre più lungo e freddo”, conclude Di Marco.