Gaza: Save the Children, i decessi per fame e malattie potrebbero superare quelli causati dalle bombe

Mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito ancora una volta a garantire un cessate il fuoco definitivo e a dare tregua ai civili di Gaza, due mesi di bombardamenti incessanti, l’assedio imposto da Israele e i pericolosi ordini di trasferimento hanno ridotto le possibilità di sopravvivenza delle famiglie di Gaza.

Questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale indipendente che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro, che ha continuato a raccogliere testimonianze strazianti di famiglie che hanno trascorso più giorni senza cibo, riparo, acqua e accesso all’assistenza sanitaria, anche nella cosiddetta “zona sicura” di Al-Mawasi.
L’Organizzazione sottolinea che privare deliberatamente la popolazione civile di cibo, acqua e carburante e ostacolare intenzionalmente la distribuzione di aiuti, significhi usare la fame come arma di guerra, con un inevitabilmente impatto mortale sui bambini.  Gli ordini di trasferimento consecutivi emessi dal governo israeliano, che costringono i civili in “zone sicure” letali, non hanno fatto altro che metterli ulteriormente in pericolo, spingendoli in aree che non possono ospitarli o fornire loro il necessario accesso ai servizi di base – e che continuano ad essere attaccate.
“Il ripetuto fallimento della comunità internazionale ad intraprendere un’azione risolutiva equivale ad una campana a morto per i bambini. Israele sta schiacciando i minori e le famiglie palestinesi in “zone di morte”, che vengono definite “zone sicure”. Ho visto bambini e famiglie vagare per le strade di ciò che non è stato raso al suolo a Gaza, senza cibo, senza un posto dove andare e senza nulla con cui sopravvivere. Persino la risposta degli aiuti umanitari finanziati a livello internazionale – l’ultima ancora di salvezza di Gaza – è stata soffocata dalle restrizioni imposte da Israele”, ha dichiarato Jason Lee, Direttore di Save the Children nei Territori palestinesi Occupati, attualmente a Gaza.
“I bambini di Gaza sono condannati a subire ulteriori bombardamenti, a patire la fame e ad essere esposti a malattie. Dobbiamo tenere conto delle lezioni del passato e impedire immediatamente che vengano perpetrati crimini atroci.
Le Nazioni Unite hanno ripetutamente avvertito che il collasso del sistema alimentare di Gaza comporta un alto rischio di carestia. All’inizio di dicembre 2023, i dati del Cluster per la nutrizione a Gaza mostravano che almeno 7.685 bambini sotto i cinque anni soffrivano di grave deperimento, la forma più letale di malnutrizione infantile, che richiede cure mediche urgenti per evitare la morte .
Una nuova valutazione della sicurezza alimentare del Programma Alimentare Mondiale ha rilevato che nove persone su dieci a Gaza hanno riferito di aver trascorso almeno ventiquattro ore senza cibo e quasi un quinto lo ha sperimentato per più di dieci giorni nell’ultimo mese. I prezzi dei prodotti alimentari di base sono lievitati a livelli senza precedenti, poiché scarseggiano nei mercati, mentre nel nord di Gaza, tutti i panifici non sono operativi da più di un mese.
Gli operatori di Save the Children testimoniano che un sacco di farina è stato venduto fino a 500 ILS (equivalenti a 140 dollari) e molte famiglie, alcune anche di 20 persone, non riescono nemmeno a trovarla. La situazione nella cosiddetta zona sicura di Al-Mawasi come disperata, e un nostro operatore ha riferito di persone che non mangiano da 3 giorni.
Le forze israeliane stanno spingendo i civili a spostarsi verso Rafah, lungo il confine egiziano, dove la situazione è altrettanto disastrosa. “La vita a Rafah è diventata più ardua della morte. Migliaia di persone sono per strada con i loro bambini e i disabili dormono all’aperto senza alcuna assistenza”, ha dichiarato  un altro operatore.
L’OMS ha lanciato l’allarme sul collasso quasi totale del sistema sanitario, idrico e igienico-sanitario, sottolineando che a Gaza potrebbero morire più persone per malattie che per i bombardamenti. Le strutture sono state decimate dai combattimenti, paralizzate dalla carenza di carburante e di generi alimentari e mentre la crescente pressione su quelle ancora funzionanti rischia di mandarle in tilt. L’accesso all’acqua potabile è stato negato per settimane e la gente consuma dal 59% all’89% di acqua in meno rispetto a prima dell’attuale escalation. Alle famiglie non resta che bere da fonti d’acqua non sicure nel tentativo di sopravvivere, con il rischio di contrarre malattie trasmesse dall’acqua, come il colera.
Le condizioni igienico-sanitarie nei campi e nei rifugi, dove più di un milione di persone ha cercato rifugio, sono disastrose, con centinaia di persone che condividono un unico bagno. La maggior parte dei servizi igienici è inutilizzabile, con il risultato di un accumulo di circa 400.000 chilogrammi di rifiuti al giorno nei campi e nei rifugi, pari a quanto smaltito da 9.000 gabinetti. Ciò comporta una grave rischio per la salute dei bambini e delle famiglie, che potrebbero contrarre malattie come l’epatite A, che si diffonderebbero maggiormente man mano che un numero maggiore di persone viene costretto in aree cosiddette “sicure” ancora più piccole.
Save the Children chiede alla comunità internazionale di garantire un cessate il fuoco immediato e definitivo e al governo di Israele di invertire le condizioni che hanno reso quasi impossibile una risposta umanitaria significativa, compreso il libero accesso umanitario a tutta Gaza e il ripristino dell’ingresso del settore commerciale a Gaza. La fame non deve mai essere usata come arma di guerra.