
Novità in vista per la rottamazione quinquies. Il prossimo intervento sulle cartelle esattoriali, che il governo intende inserire nella futura Manovra, potrebbe prevedere fino a 96 rate mensili — pari a otto anni — ridimensionando le 120 rate inizialmente previste dal disegno di legge attualmente all’esame del Senato. Per Carlo Carmine, esperto di crisi fiscale e fondatore di CFI – Crisi Fiscale d’Impresa, si tratta di una scelta “che, se da un lato rappresenta un passo avanti rispetto al precedente schema trimestrale (con importi troppo gravosi per imprese e professionisti), dall’altro riduce la portata della misura”. Il meccanismo, infatti, prevedrebbe inoltre la decadenza dopo 4 rate non pagate, contro le 8 previste nella prima ipotesi; l’accesso solo per chi non è già decaduto dalle precedenti definizioni agevolate e un possibile acconto del 5% per debiti superiori a 50.000 euro.
“Una configurazione che – osserva Carmine – rischia di trasformare l’ennesima rottamazione in una mossa politica di breve respiro: la maggioranza dei contribuenti, infatti, è già decaduta dalle precedenti definizioni e rimarrebbe esclusa. Storicamente, i tassi di decadenza hanno superato anche il 60%, segno che la misura si limita a posticipare il problema senza risolverlo”. Secondo l’esperto, “il nodo centrale resta quello di una riduzione strutturale e significativa del carico fiscale e contributivo per famiglie, professionisti e imprese, invece di inseguire ciclicamente rottamazioni che illudono ma non incidono davvero.
Interessante, secondo Carmine, “l’ipotesi che circola di estendere la misura non solo alle cartelle esattoriali, ma anche agli avvisi bonari, ormai pagati sempre più raramente in attesa della successiva cartella e della nuova rottamazione”. Per imprese e partite IVA in crisi, la strada da percorrere sarebbe un’altra. “Strumenti realmente efficaci – spiega Carmine – sono già previsti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, che consente di gestire in modo ordinato e sostenibile i debiti con il Fisco e con i creditori, anziché accumulare cartelle vecchie di 5, 6 o più anni (quelle affidate fino al 31 dicembre 2023). In sintesi, conclude Carlo Carmine, la rottamazione quinquies “così strutturata, appare come un compromesso che potrà essere speso politicamente, ma che difficilmente offrirà una risposta concreta alla maggioranza dei contribuenti in difficoltà”.