Esame di Abilitazione Forense, grave violazione della privacy

Esame di Abilitazione Forense, grave violazione della privacy

Scambio di identità tra i candidati all’esame di abilitazione forense 2021.
Da qualche ora, tantissimi praticanti avvocati, accedendo alle proprie aree personali, invece di ritrovare i propri dati personali hanno avuto accesso ai dati altri candidati. Si tratta evidentemente di una grave violazione della privacy.

La denuncia parte dell’associazione Unione Praticanti Avvocati (Upa), che ha raccolto le testimonianze di centinaia di candidati all’esame, supportata dallo Studio Legale Leone-Fell.

“Mi stanno contattando decine di colleghi da tutta Italia – riferisce CIaudia Majolo, presidente Upa – preoccupati per la vicenda che sta assumendo toni grotteschi. Molti, infatti, hanno riscontrato nella propria area personale delle convocazioni errate, con dati personali alterati e con comunicazioni riferibili ad altri soggetti. Si tratta di una circostanza di una gravità assurda che, ancora una volta, mostra le falle di un sistema che andrebbe protetto e salvaguardato il più possibile, proprio in virtù dei dati sensibili in esso contenuti. Ci aspettiamo una presa di posizione forte da parte del Ministero e, soprattutto, chiediamo chiarimenti urgenti direttamente al Ministro. Con il supporto dello studio Leone-Fell abbiamo inoltrato al Ministero della Giustizia e all’Autorità Garante una segnalazione chiedendo l’attivazione della procedura prevista espressamente in caso di data breach. È inaccettabile perseverare in continui ritardi e malfunzionamenti che rischiano di minare ulteriormente la stabilità e la correttezza di questo esame di abilitazione”.

“Sia che si tratti di hackeraggio, sia che si tratti di un malfunzionamento del sistema – spiegano i legali Francesco Leone, Simona Fell e Raimonda Riolo dello Studio Legale Leone-Fell – non si può negare che problema sussista e il Ministero deve intervenire in tempi rapidissimi per circoscrivere l’entità della violazione e procedere con la sua risoluzione, in collaborazione con il Garante della Privacy.

La normativa sulla privacy prevede che, in simili frangenti, l’ente preposto alla tutela dei dati – in questo caso il Ministero della Giustizia – debba provvedere ad attivare subito delle procedure di protezione dei dati ed inviare entro le successive 72 ore la relativa comunicazione al Garante e ai soggetti interessati dalla diffusione illegittima dei dati.