Elezioni 2018. Conte, Savona e l’euro

Archiviato l’incarico, a presidente del Consiglio, del prof. Giuseppe Conte, che ha accortamente distribuito assicurazioni alla Ue, alla Lega, ai 5stelle e al “popolo”, l’attenzione si volge verso la carica di ministro dell’Economia, per la quale sarebbe proposto il navigato prof. Paolo Savona, il cui curriculum vitae parla da sé: professore universitario, ministro con Ciampi, incarichi in Banca d’Italia, Confindustria, Banca Nazionale del Lavoro, Fondo interbancario per la tutela dei depositi, Capitalia, Banca di Roma, Impregilo, Gemina, Aeroporti di Roma, Consorzio Venezia Nuova, RCS e TIM.

Il prof. Savona è presentato al “popolo” come colui che ci dovrebbe far uscire dall’euro.

Il prof. Savona sa bene che non si può uscire dall’euro, basterebbe ricordare al “popolo” quello che ha detto Paul Krugman, premio Nobel per l’Economia:

“Vi è una grande differenza tra la scelta di non aderire (all’euro) dall’inizio e lasciarlo una volta entrati. I costi dell’uscita dall’euro e del ripristino di una moneta nazionale sarebbero enormi: una massiccia fuga di capitali potrebbe causare una crisi bancaria, si dovrebbero imporre i controlli sui capitali e la chiusura delle banche, il problema di ridenominare i contratti creerebbe una palude legale, le imprese si bloccherebbero in un lungo periodo transitorio di confusione e incertezza”.

 

Lega e M5S hanno fatto una campagna elettorale contro l’Europa e l’euro, additandoli come i responsabili dei problemi dell’Italia. E’ probabile, quasi certo, che i due partiti proseguiranno la campagna elettorale su questi temi (oltre a quella sulla immigrazione), illudendo il “popolo” che una uscita dalla Ue e dall’euro sarebbe il toccasana dei nostri problemi. Della serie: vado male a scuola perché il professore ce l’ha con me.

Ora la ricreazione è finita.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc