DIRITTI. DAL COMUNE DI MILANO DIRETTIVE IN MATERIA DI IDENTIFICAZIONE E ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI DETENUTI

Milano – Il Comune di Milano, primo a farlo in Italia, emana direttive in materia di identificazione e iscrizione anagrafica di detenuti ed ex detenuti, fondamentali per impedire la privazione di molti diritti fondamentali e una condizione di sostanziale estraneità e isolamento nei confronti del territorio in cui si vive.  

Si tratta di un risultato ottenuto a valle di un tavolo di lavoro che si è svolto tra agosto e dicembre dell’anno scorso, promosso dall’Assessorato ai Servizi civici e che ha visto il coinvolgimento dei quattro istituti penitenziari milanesi, San Vittore, Opera, Bollate e Beccaria, e di Francesco Maisto, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Milano.

Questo incontro ha portato alla stesura, da parte dell’Amministrazione, di un documento che risponde in modo puntuale ad alcune problematiche connesse all’iscrizione anagrafica, finora sottoposte a un quadro frammentato e quindi poco certo.
Le direttive fissate dal Comune intervengono su quattro aspetti.

La prima e più importante casistica risolta è quella che riguarda tutti i detenuti, compresi gli stranieri, che non sono in possesso di un documento di riconoscimento del proprio Paese. Viene infatti stabilito che in questi casi si può procedere al riconoscimento e quindi al rilascio di una carta d’identità sulla base di un documento chiamato IP3, desunto dal sistema informatizzato in uso all’Amministrazione Penitenziaria, purché riporti nome, cognome, luogo, data di nascita, cittadinanza e foto della persona.
La mancata iscrizione anagrafica, nei fatti, finisce per precludere ai detenuti stranieri privi di permesso di soggiorno la possibilità di elaborare e realizzare progetti di vita fuori dalla realtà penitenziaria. Si tratta, come riconosciuto dal Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, di una grave disparità di trattamento lesiva della dignità della persona che può essere sanata soltanto garantendo al detenuto straniero privo di permesso di soggiorno il diritto all’iscrizione anagrafica presso il Comune in cui sta scontando la pena.
Senza iscrizione anagrafica, infatti, non è possibile accedere a misure non detentive e programmi di reinserimento sociale, procedere con percorsi di continuità terapeutica già intrapresi in custodia una volta scontata la pena, fruire di programmi residenziali di accompagnamento e supporto, avviare percorsi di regolarizzazione chiedendo, per esempio, il riconoscimento della protezione speciale.

Un’altra problematica risolta è quella che riguarda tutti quei soggetti senza fissa dimora che sono stati cancellati dall’Anagrafe del proprio comune per irreperibilità. Viene precisato e stabilito che questi detenuti possono richiedere l’iscrizione anagrafica presso l’istituto penitenziario per potersi rivolgere ai servizi del territorio e che, al momento della scarcerazione, hanno diritto ad acquisire una nuova residenza, anche in “convivenza” (presso strutture che temporaneamente li ospitano) affinché non perdano l’accesso ai servizi in attesa di reperire una nuova abitazione.

Ulteriore procedura chiarificata riguarda i soggetti richiedenti asilo e titolari di protezione: per coloro che non posseggono documenti di riconoscimento, viene stabilito che ai fini della richiesta di residenza è sufficiente il titolo di soggiorno in qualità di richiedente “asilo” oppure la ricevuta attestante la richiesta di protezione internazionale, purché quest’ultima ne riporti sia la foto sia i dati anagrafici minimi.

L’ultima casistica risolta è quella delle donne detenute presso l’Istituto a Custodia Attenuata per Detenute Madri che, prive di documenti, incontrano difficoltà per il riconoscimento del figlio nato in ospedale e per il rilascio dei documenti al figlio stesso.
Anche in questo caso, l’identificazione della madre avviene con le stesse modalità indicate nel caso precedente.

“Per quanto in passato si siano fatti degli sforzi come Comune di Milano – afferma il Garante Francesco Maisto – il quadro è rimasto sempre frammentato. Oggi, finalmente, grazie al tavolo promosso dall’Assessorato ai Servizi civici con gli istituti penitenziari milanesi, si risponde a bisogni e a specifiche domande in modo univoco e si fissano precise condizioni affinché ad ogni persona venga garantita la possibilità di accedere a servizi essenziali. Ci auguriamo che quanto stabilito da questa Amministrazione faccia da volano e porti altri comuni a chiarire modalità analoghe”.