Dieci studenti-bulli di Feltre indagati per interruzione di pubblico servizio

È un reato utilizzare un linguaggio indecoroso e ironico, e in più circostanze, assieme al lancio di palle di carta o l’applicazione di materiale adesivo sugli oggetti di uso comune per l’insegnamento, compresa la sedia della cattedra.

 

Questi fatti ripetuti, ipotizza il magistrato, avrebbero impedito lo svolgimento delle lezioni durante le lezioni di chimica di un istituto in provincia di Belluno: “i ragazzi, richiamati più volte dal personale dell’istituto, erano stati anche sottoposti a misure disciplinari ma questi comportamenti erano continuati. La chiusura delle indagini da parte della magistratura è prevista entro la fine di questo mese”, scrive La Repubblica.

Secondo Anief, la collocazione come reato di certi atti ed atteggiamenti inaccettabili, da parte degli studenti verso gli insegnanti, deve essere accolta positivamente: il sindacato autonomo ritiene che adottare il bullismo in classe, in modo sistematico, rasenta il reato di stalking. Quindi, ben venga la conduzione dell’indagine in Veneto, dove diversi studenti sono indagati per interruzione di pubblico servizio.

 

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, ricorda che “un insegnante della scuola statale è un pubblico ufficiale: attuare azioni persecutorie, scherzi stupidi, non permettendo lo svolgimento della lezione, in questo caso di laboratorio, rientra in un’azione da condannare senza se e senza ma. È un vero e proprio profilo penale da percorrere sino in fondo. Fa bene il magistrato ad andare sino in fondo con le indagini, per sanzionare quelli che vanno configurati come veri e propri crimini. Avere 16 anni non significa avere la licenza di fare quel che si vuole, soprattutto a scuola”, conclude Pacifico.