Covid-19: aumentano i nuovi poveri, soffre il Sud

La onlus Una Voce per Padre Pio è in prima linea nelle periferie più disagiate del Centro e del Sud Italia, dove porta cibo e lotta contro l’abbandono scolastico. Particolarmente critica la situazione a Napoli: «Durante la pandemia richieste d’aiuto aumentate del 40%».

Per rispondere al crescente bisogno di aiuto e ampliare i progetti promossi in Italia e in Africa, l’organizzazione lancia una campagna solidale. Con sms e chiamate da rete fissa al 45531 è possibile donare fino all’11 luglio…

 La pandemia ha spinto sotto la soglia della povertà assoluta oltre un milione di persone[1]. Un esercito di «nuovi poveri» costretti per la prima volta a chiedere aiuto per mangiare[2]. Polverizzati i progressi registrati negli ultimi quattro anni, l’Italia è precipitata ai livelli del 2005 mentre il Mezzogiorno si conferma l’area dove il disagio è più elevato, con oltre il 9% delle famiglie in condizioni di povertà assoluta[3]. Per loro la onlus Una Voce per Padre Pio ha messo in campo un progetto speciale, “Aggiungi un Posto a Tavola”, grazie al quale nel pieno della pandemia tonnellate di cibo hanno raggiunto oltre 8mila famiglie affamate dalla crisi tra Campania, Lazio e Puglia[4]. L’iniziativa si inserisce nel programma “Obiettivo Italia” rivolto alle fasce più svantaggiate della popolazione con cui l’organizzazione assicura non solo cibo ma anche sostegno economico e lotta contro l’abbandono scolastico. Per rispondere al crescente bisogno di aiuto, la onlus lancia una campagna solidale: con un sms o una chiamata da rete fissa al 45531 fino all’11 luglio ognuno potrà dare il proprio contributo.

 

«La pandemia ha fatto emergere chiaramente la fragilità del tessuto sociale delle periferie metropolitane, aree degradate e popolate in gran parte da famiglie a rischio povertà – spiega il presidente di Una Voce per Padre Pio Enzo Palumbo Il numero delle persone che vivono situazioni di disagio è cresciuto in modo esponenziale. A Napoli in particolare[5], dove buona parte delle famiglie sbarca il lunario con piccoli commerci ambulanti e lavori assistenziali, quasi sempre in nero, le restrizioni del lockdown hanno lasciato senza lavoro né reddito moltissime persone che già versavano in condizioni socioeconomiche precarie. Tra aprile e dicembre 2020 abbiamo registrato un aumento nelle richieste d’aiuto di oltre il 40%».

 

Complessivamente sono migliaia le persone che il programma “Obiettivo Italia” ha sostenuto durante la pandemia, offrendo molto di più che aiuti alimentari. Grazie al progetto “Tendere la Mano”, attivo a Napoli e presto anche in Puglia, migliaia di famiglie hanno ricevuto anche un contributo economico per pagare affitto, utenze e cure mediche, mentre agli anziani è stata fornita assistenza quotidiana (visite a domicilio, spesa, ritiro farmaci, esami medici).

 

Nei quartieri più disagiati di Napoli, del resto, anche il diritto allo studio può essere un privilegio[6], in linea con quanto avviene in molte regioni del Sud, dove i tassi di abbandono scolastico sono quasi doppi rispetto al Centro-Nord[7]. Un fenomeno che la pandemia non ha fatto che acuire. Per contrastare dispersione scolastica e povertà educativa, l’organizzazione è intervenuta con un progetto ad hoc, “Fratello Studio, Sorella Scuola”, destinato ai bambini della scuola primaria[8]. Frutto della collaborazione con gli istituti comprensivi Eduardo De Filippo (quartiere Ponticelli) e Solimena-Madre Claudia Russo (quartiere Barra), l’iniziativa ha visto triplicare il numero degli studenti, passato dai circa trenta del 2016 al centinaio dello scorso anno.

 

«Non ci aspettavamo una situazione così drammatica. Molti non sono ancora in grado di leggere e scrivere anche se frequentano la seconda o la terza elementare. Un dato che è fortemente influenzato dal contesto socioeconomico di origine di questi ragazzini, spesso figli di ragazze madri, con uno o entrambi i genitori in carcere, minori affidati ai nonni, bambini a cui non viene garantito un pasto regolare e che fuori dall’orario scolastico trascorrono la propria giornata in strada con tutti i rischi del caso», commenta Concetta Stramacchia, dirigente scolastico dell’istituto De Filippo.

 

Una Voce per Padre Pio offre un sostegno economico anche ai giovani che ambiscono a un’istruzione universitaria ma che provengono da famiglie indigenti. Negli ultimi quattro anni sono decine gli studenti che hanno ottenuto l’agognato titolo col massimo dei voti.

 

I fondi raccolti attraverso la campagna solidale, oltreché sostenere i progetti italiani, consentiranno all’organizzazione di proseguire le attività che da anni porta avanti in Africa con le case di accoglienza per bambini e di consolidare il programma sociosanitario “Cuori Ribelli” lanciato lo scorso anno[9], grazie al quale ogni anno tra i dieci e i 25 bambini affetti da cardiopatie gravi potranno essere sottoposti gratuitamente a interventi chirurgici salvavita presso il reparto di cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale Monaldi di Napoli.

 

L’organizzazione, che negli ultimi dieci anni ha realizzato numerose strutture di accoglienza per minori in Africa (Burkina Faso, Madagascar, Tanzania, Togo), attualmente gestisce in autonomia tre centri in Costa d’Avorio: una casa-famiglia per minori, un orfanotrofio per neonati e un villaggio per bambini con disabilità. Inoltre anche nel Paese africano è stato attivato il progetto “Aggiungi un Posto a Tavola” per le famiglie più fragili.  «Nei territori dove operiamo già prima della pandemia c’era una percentuale altissima di persone sotto la soglia di povertà, oggi aumentate a dismisura a causa dell’emergenza», spiega ancora Enzo Palumbo.

 

La campagna solidale di Una Voce per Padre Pio, sostenuta da Rai per il Sociale, anche quest’anno sarà protagonista dell’omonima trasmissione televisiva che da vent’anni va in onda su Rai Uno. Sul palco allestito nel Parco Colesanti di Pietrelcina si alterneranno grandi nomi della musica italiana e personaggi dello spettacolo, della cultura e dello sport per sostenere le iniziative solidali della organizzazione.

[1]                 Nel 2020 superano 5,6 milioni le persone in condizioni di povertà assoluta, ovvero incapaci di acquistare beni e servizi essenziali. Le famiglie sono oltre 2 milioni (circa 330mila in più rispetto al 2019). La povertà assoluta colpisce oltre 1,3 milioni di minori (pari al 13,5%, rispetto al 9,4% del 2019). L’incidenza varia dal 9,5% del Centro al 14,5% del Mezzogiorno. – Le statistiche dell’Istat sulla povertà| Anno 2020, 16 giugno 2021

[2]                 Secondo l’Ufficio studi Caritas Italiano, i nuovi poveri sono la metà delle persone che si rivolgono alle loro strutture, ovvero il 48% rispetto al 31% della pre-pandemia – Covid, con la pandemia povertà in aumento, Adnkronos, 31 marzo 2021

[3]                 Rapporto ISTAT, 16 giugno 2021

[4] In particolare Roma, incluso il municipio di Ostia, Andria, Lucera e Pietramontecorvino.

 

[5]                 I 200 Centri di ascolto disseminati nelle 25 diocesi della Campania hanno registrato nell’ultimo anno l’80% in più di richieste di aiuto. Oltre 14mila le famiglie coinvolte. Secondo l’Osservatorio regionale Caritas sulla povertà, si tratta in maggioranza di italiani con figli che si rivolgono per la prima volta alle strutture della Caritas – Covid a Napoli, i poveri aumentano dell’80%, Il Mattino, 1 aprile 2021

[6]                 Nella città metropolitana di Napoli il 22% dei giovani tra i 18 e i 24 abbandona gli studi – Mappe della povertà educativa in Campania, OpenPolis / Con i Bambini

[7]                 Nel 2019, ultimo anno per cui sono disponibili i dati, il tasso di abbandono scolastico al Sud ha raggiunto il 18,2% a fronte del 10,6% delle regioni del Centro-Nord. Rapporto Svimez 2020

[8]                 Si tratta di un servizio di recupero scolastico di quindici ore settimanali suddiviso in cinque giorni in orario pomeridiano, per l’intero periodo dell’anno scolastico, comprensivo di mensa gratuita.

[9]                 Lo scorso anno un bambino di quattro anni affetto da triplice cardiopatia congenita ospite dell’orfanotrofio gestito dalla onlus in Costa d’Avorio è stato sottoposto a un primo intervento chirurgico correttivo presso l’ospedale Monaldi di Napoli. Attualmente il piccolo paziente vive in Italia con una famiglia affidataria in attesa di essere operato nuovamente.