Confcommercio: più che in recessione l’economia è in stagnazione

Per marzo l’Ufficio Studi Confcommercio stima una variazione negativa (-0,1%) del Pil, tanto a livello congiunturale che tendenziale. A febbraio l’ICC è sceso dello 0,1% in termini congiunturali e aumentato dell’1% nel confronto con lo stesso mese del 2018.

“Sulla base dei dati congiunturali, non soddisfacenti e ampiamente contradditori, la prima parte del 2019 si può classificare di stagnazione più che recessione”. Così l’Ufficio Studi confederale nell’ultimo numero di “Congiuntura Confcommercio”, in cui sottolinea anche che “sul fronte dei consumi, nonostante un andamento complessivamente non favorevole, si apprezza qualche elemento di vivacità, sintomo del tentativo delle famiglie di reagire ad una situazione di perdurante fragilità delle aspettative”.

PIL MENSILE

Per marzo, sulla base dell’andamento dei principali indicatori, debole ed incerto, l’Ufficio Studi una variazione congiunturale negativa (-0,1%) del Pil mensile, dato che porterebbe a un calo dello 0,3% rispetto allo stesso mese del 2018. Il primo trimestre 2019 dovrebbe quindi  registrare una crescita del Pil dello 0,1% in termini congiunturali, mentre il tasso di crescita tendenziale si attesterebbe al -0,1%.

ICC (INDICATORE CONSUMI CONFCOMMERCIO)

A febbraio l’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) è sceso dello 0,1% in termini congiunturali e aumentato dell’1% nel confronto con lo stesso mese del 2018. In termini di media mobile a tre mesi, dopo il recupero degli ultimi periodi, l’indicatore flette leggermente.

LE DINAMICHE CONGIUNTURALI

La diminuzione registrata in termini congiunturali è sintesi di un aumento dello 0,2% della domanda relativa ai servizi e di una flessione di analoga dimensione per i beni.  Variazioni positive apprezzabili si sono registrate solo per i beni e i servizi per la mobilità (+0,5 % sul mese precedente) e per gli alberghi e i pasti e le consumazioni fuori casa (+0,4%). Per contro, la diminuzione più significativa si è registrata per i beni e servizi per le comunicazioni (-0,7 su gennaio), al cui interno ha rallentato la componente relativa ai beni. In diminuzione anche le spese per i beni ed i servizi per la casa e per gli alimentari le bevande ed i tabacchi (-0,5%). Per le altre voci di spesa, sostanziale stagnazione.

LE DINAMICHE TENDENZIALI

L’aumento dell’1% è sintesi di un’evoluzione positiva sia della domanda relativa ai servizi (+1,5%), sia della spesa per i beni (+0,9%). In linea con quanto rilevato nei periodi più recenti sulla tenuta di quest’ultima componente ha influito l’andamento della domanda di beni inclusi nella mobilità e nelle comunicazioni.  Queste due funzioni di consumo fanno segnare rispettivamente, a febbraio, variazioni pari al +6,4% e al +4,7%. Andamenti positivi anche per gli alberghi i pasti e le consumazioni fuori casa (+1,6%). Decisamente più contenuti i tassi di crescita per i beni e i servizi per la casa (+0,5) e per i beni e i servizi ricreativi (+0,3). La domanda per i beni e i servizi per la cura della persona è risultata stabile. Per contro, la domanda relativa agli alimentari, alle bevande e ai tabacchi (-1,5%) e all’abbigliamento e alle calzature (-0,2%) continua a segnalare una tendenza alla riduzione.

PREZZI: LE TENDENZE A BREVE TERMINE DEI PREZZI AL CONSUMO

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per marzo l’Ufficio Studi stima, rispetto a febbraio, un aumento dello 0,3%. Nel confronto con lo stesso mese del 2018 il tasso d’inflazione dovrebbe collocarsi all’1%, in modesta discesa rispetto a febbraio.